Terni, rifiuti e veleni: «Percolato, dove va?»

Così, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta, il sostituto procuratore Elisabetta Massini: «Quanto ai rifiuti da bruciare, arriveranno da fuori regione»

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di M.T.

I verbali delle audizioni svolte a febbraio dalla commissione parlamentare d’inchiesta su rifiuti e possibili reati ad essi connessi, regalano nuovi spunti interessanti, oltre alla conferma delle tante inchieste finite per prescrizione denunciate dal comandante della polizia provinciale Mario Borghi.

commissione ecomafie

La Commissione

Il Procuratore Raffaele Iannella, che al tempo dell’audizione da parte della Commissione ricopriva il ruolo di Procuratore della Repubblica di Terni, aveva ricordato che «le inchieste sono state numerose. In generale, la gran parte dei procedimenti penali riguardano reati contravvenzionali, che puntualmente si estinguono per prescrizione, o in primo grado, o in appello, per ovvi motivi. La prescrizione per i reati contravvenzionali è di quattro anni; con l’interruzione arriva a cinque anni. Si tratta, dunque, di reati di rapida prescrizione. Considerato che, tra esami tecnici e consulenze tecniche, passa molto tempo, alla fine i procedimenti si chiudono per prescrizione».

Le prescrizioni In particolare, aveva detto Iannella, «nel 2008 fu instaurato un procedimento penale a carico dei dirigenti della ThyssenKrupp Spa per reati piuttosto gravi, ossia delitti ai sensi dell’articolo 434 del codice penale (disastro doloso), dell’articolo 449 del codice penale (incendio colposo), abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e violazione della legge sull’ambiente (articolo 256 del decreto legislativo 2006, n. 252). Questo procedimento si concluse per prescrizione del reato. C’è stato, poi, il procedimento penale n. 11 del 1992 iscritto a carico di vari dirigenti del comune di Terni, sempre per il reato di cui all’articolo 256 della legge ambientale, che è reato contravvenzionale e anche questo si è concluso recentemente, in data 1 febbraio 2016, per prescrizione del reato».

Elisabetta Massini

Elisabetta Massini

La ThyssenKrupp C’è, infine, aveva ricordato Raffaele Iannella, «il procedimento penale del 2014 n. 264, sempre per reato contravvenzionale, di cui all’articolo 256 del decreto legislativo n. 152 del 2006, instaurato a seguito di indagine del Corpo forestale di Terni. Questo procedimento penale è ancora in corso. Il pm ha emesso avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di tutti gli indagati per reati loro ascritti e il procedimento è in corso» e il pm Elisabetta Massini aveva chiarito che era «nei confronti di dirigenti della ThyssenKrupp e di un dirigente Anas», con Iannella che aveva chiarito che «l’indagine prendeva le mosse dal percolamento di liquidi dalla volta in cemento della galleria Tescino, situata sotto la discarica Valle nella Terni-Rieti, sulla strada statale 79-bis. C’erano arsenico e nichel nel liquido che è stato analizzato dall’Arpa, un liquido contaminato, quindi. La collega Massini ha proceduto e il processo è ancora in corso».

L’Ilserv La Commissione d’inchiesta parlamentare aveva anche voluto sapere del «procedimento del 2014, il n. 512 – aveva chiarito l’allora Procuratore della Repubblica – a carico del legale rappresentante della Ilserv Srl, nato come reato di cui all’articolo 674 codice penale, cioè getto pericoloso di cose, ed emissione di gas molesti a seguito di un esposto fatto da vari abitanti del quartiere Prisciano adiacente le acciaierie di Terni. Questo procedimento, il cui titolare è un collega, il dottor Raffaele Pesiri, si stava concludendo con la richiesta di archiviazione delle indagini da parte del pm, rigettata però dal gip per supplemento di indagine. È stato disposto, quindi, un incidente probatorio con nomina di un perito. Il procedimento è ancora in corso. Il reato è quello di disastro doloso (articolo 434 del codice penale) e di articolo 256, sempre della legge ambientale, decreto legislativo n. 152 del 2006».

L'Ast e la discarica

L’Ast e la discarica

Discarica fuori norma Alla fine degli anni Novanta, aveva chiarito Iannella, «cessava la coltivazione della discarica, che è stata chiusa con un capping conforme alla normativa allora vigente, presentando oggi caratteristiche che non rispettano i requisiti del decreto legislativo n. 36 del 2003. Infatti, il fondo della discarica non ha uno strato impermeabile artificiale omogeneo e non sono disponibili dati sulla tenuta dello strato di base».

Il percolato Il Comune di Terni, aveva detto ancora Raffaele Iannella, «gestisce lo smaltimento del percolato mediante raccolta e conferimento in impianto autorizzato. Accenno ora a un procedimento in corso, perché c’è stato l’avviso di conclusione di indagini notificato da me. È un’indagine mia. La mancata indizione di una gara d’appalto pubblico per lo smaltimento del percolato ha indotto questa procura, nella persona del sottoscritto, a svolgere una serie di indagini che si sono concluse con l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 20 persone ricoprenti cariche pubbliche. Il procedimento riguarda la turbativa d’asta, praticamente. In effetti, è stato adottato un sistema – l’accusa è questa; poi si vedrà – di conferimento e di smaltimento del percolato a varie ditte che, di volta in volta, sono state assegnatarie di questi appalti senza licitazione pubblica, ma con una contrattazione privata, violando l’articolo 57 del codice degli appalti e anche la normativa europea. Quest’ultima prevede che il conferimento di questi incarichi con licitazione privata possa essere conferito solo in presenza di situazioni imprevedibili e urgenti. Lo smaltimento del percolato è un’attività, a parere di questo ufficio, ordinaria, ragion per cui avrebbe dovuto essere fatto un appalto pubblico, che non è stato mai fatto. Questo è avvenuto dal 2009 al 2015, nel corso di sei anni, anche con danni patrimoniali, di cui si occuperà eventualmente la Corte dei conti».

Prisciano

Prisciano

Le polveri di Prisciano Il sostituto procuratore Elisabetta Massini aveva aggiunto particolari importanti: «Il penultimo procedimento che è stato indicato, quello relativo all’Ilserv e alle cosiddette polveri di Prisciano, è il secondo procedimento che riguarda questo annoso problema, che non è mai stato risolto. Si tratta di un problema che viene dall’esistenza di un’anomalia che penso sia unica nel territorio nazionale, o comunque rara – spero – costituita dall’accumulo delle scorie della ThyssenKrupp, che ha praticamente ormai le dimensioni di due montagne. Questo accumulo di scorie, peraltro, è stato collocato, per una decisione assunta tantissimi anni fa dal Piano regolatore, in un corridoio ecologico. Le scorie vengono spolverate dall’aria che viene dalla Valnerina e diffuse nel territorio ternano, con un impatto grandissimo nel quartiere di Prisciano. Da qui la denominazione ‘polveri di Prisciano’. Il problema è annoso, la popolazione lo solleva in continuazione, ma non ha avuto soluzione. Vi segnalo, perché penso possa essere interessante per voi, che la ThyssenKrupp ha ottenuto l’Aia, ossia l’Autorizzazione integrata ambientale. Nell’ambito dell’Aia – questo è stato oggetto di una delle inchieste che ho fatto – non si danno prescrizioni specifiche, al di là della necessità di tenere bagnate le scorie per evitare questo spolvero. In realtà, avrebbero potuto esserci tecnicamente mille soluzioni diverse, che avrebbero ridotto, se non eliminato, il problema».

Il pozzo inquinato Rispetto al Sin, aveva chiarito Elisabetta Massini ai commissari, «valuterete voi se la sua delimitazione sia corretta, in base a un’anomalia che vi verrà sottolineata anche dal Corpo forestale dello Stato. Sulla base di un’indagine ancora in corso è emerso che un pozzo che si trova tecnicamente fuori dall’area Sin, ma che è oggetto di emungimento costante per monitorare l’area, è inquinato, in particolare da ammoniaca, se non erro. Il Ministero dell’ambiente ha dettato la prescrizione, che avrebbe dovuto gravare sulla ThyssenKrupp, di pompare l’acqua, evitando quindi che essa segua il suo corso, per depurarla e poi reimmetterla in falda. Questa prescrizione non è mai stata adempiuta. C’è un rimpallo tra Ministero, Comune e Regione perché ogni ente sostiene di non essere competente a intervenire».

Il Comune Il presidente della Commissione, Alessandro Bratti le aveva chiesto: «Dovrebbe intervenire il Comune in sostituzione, dico bene?» e Massini aveva spiegato: «È esatto. Tra l’altro questa circostanza è nota, o meglio, non è che non sia nota: qui si ravvisa un’omissione da parte dell’istituzione comunale. Ancora, per quanto riguarda la galleria Tescino e le infiltrazioni di percolato, nel momento in cui è stato realizzato il raccordo Terni-Rieti, ci sono stati due episodi di fuoriuscita di cromo esavalente sia all’imbocco nord, sia all’imbocco sud della costruenda galleria Tescino. Entrambe le fuoriuscite sono state oggetto di procedimento penale, ma purtroppo con esiti, come avete potuto sentire, infausti. Tuttavia, l’elemento preoccupante è quello riguardante la fuoriuscita che avvenne in sede di realizzazione della galleria».

Dove va il percolato? Ovviamente, era stata l’affermazione di Elisabetta Massini, «terminata la galleria, questo percolato ha trovato un diverso punto di fuoriuscita. Adesso l’Anas è intervenuta e, quindi, apparentemente la fuoriuscita non c’è più, ma non sappiamo dove vada questo percolato, che tra l’altro è costituito da cromo esavalente, quindi cancerogeno. Quando c’è stato il primo episodio di fuoriuscita di percolato con cromo esavalente, le indagini hanno consentito di accertare che l’approvazione del tracciato attuale della Terni-Rieti e l’avvio dei lavori non erano stati comunicati al Ministero dell’ambiente, circostanza che io ritengo gravissima, trattandosi di un Sin. Il Ministero dell’ambiente ne è venuto a conoscenza per caso quando si è verificato il crollo di una parte della discarica della ThyssenKrupp perché la ThyssenKrupp ha dovuto avvisare il ministero del crollo. Sono venuti i funzionari a fare la verifica e casualmente hanno potuto constatare che era in corso la realizzazione della Terni-Rieti».

Cambio di tracciato? Macché Il Ministero dell’ambiente, aveva rivelato il sostituto procuratore, «ha sottoposto all’attenzione delle autorità che se ne occupavano l’opportunità di sospendere i lavori e di rimeditare sul tracciato. Questa raccomandazione del ministero non è stata minimamente tenuta in considerazione e i lavori sono proseguiti.
Ripeto, la questione preoccupante è dove vada ora il percolato di discarica, che comunque prima si immetteva nella galleria. Peraltro, nel Sin, nella discarica della ThyssenKrupp, si trova anche l’ex discarica comunale dei rifiuti solidi urbani, discarica che fu realizzata in quanto la ThyssenKrupp consentì al Comune su un letto di scorie di depositare i rifiuti solidi urbani, che poi sono stati tombati di nuovo con le scorie. Si tratta di una discarica datata, che non ha quindi l’impermeabilizzazione, che è stata normativamente prevista solo in epoca successiva, e dunque, a parere di chi vi parla, estremamente pericolosa».

Rifiuti e inceneritori Il commissario Paolo Arrigoni aveva posto un quesito relativo alle possibili «correlazioni tra inquinamento e patologie che si stanno riscontrando tra la popolazione» e il sostituto procuratore Elisabetta Massini aveva chiarito che «è in corso un incidente probatorio, sempre quello relativo alle polveri di Prisciano, che si occupa anche della correlazione tra questo tipo di inquinamento e le malattie di carattere tumorale più frequenti a Terni», ma anche che i rifiuti che «potrebbero essere oggetto di combustione se dovesse venire attivata l’autorizzazione che Terni Ena ha per la combustione dei rifiuti solidi urbani, perché la città – si tratta di una circostanza accertata nelle indagini sull’inceneritore comunale – non produce un quantitativo di rifiuti che renda proficuo gestire un inceneritore. È chiaro che i rifiuti verrebbero da fuori regione».

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