Terni, risse ‘etniche’: questione di affari?

Estate ‘rovente’ con i ripetuti episodi violenti nel centro storico. Quella in atto sembra più una guerra per contendersi il territorio

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di F.T.

Vico del Serpente

Il grave fatto di sangue accaduto nella notte fra venerdì e sabato nel centro storico di Terni – un 20enne magrebino colpito all’addome con il collo di una bottiglia rotta – è conseguenza di una lite esplosa in vico del Serpente, dopo alcuni pesanti apprezzamenti rivolti a due giovani ternane da soggetti di origini dominicane. Le due ragazze, una delle quali minorenne, erano in compagnia del nordafricano e di un giovane egiziano. È bastata una parola di troppo per far deflagrare una tensione che covava già da giorni, fra motivi più (come una bici finita in mani non gradite) e meno futili. Alla fine ci ha pensato la polizia di Stato a fare chiarezza, arrestando quattro persone (già note ai vari uffici della questura) e mettendone altre due nel mirino.

SANGUE E QUATTRO ARRESTI A TERNI

Cosa succede? Ma visto il susseguirsi, nel corso dell’estate e non solo, di episodi violenti che nella maggior parte dei casi sono partiti o hanno comunque interessato una determinata zona del centro cittadino, è legittimo chiedersi cosa stia accadendo e cosa si nasconda dietro le ripetute risse, le cui conseguenze rischiano di essere particolarmente pesanti.

LA RISSA DEL 2 LUGLIO IN VICO DEL SERPENTE – VIDEO

‘Guerra’ fra etnie Quella in corso – pur condita in più di un caso da alcol e ruggini personali – somiglia infatti più una sorta di ‘guerra’ fra etnie che il frutto di qualche ubriacatura pesante. Il tutto in una città che sembra divisa in ‘zone’, dove i rischi aumentano quando chi ha determinare origini, finisce per ‘sconfinare’, per ‘invadere’ gli spazi presidiati da un gruppo (o da un’etnia) ‘rivale’. Alla fine basta poco per essere visti di cattivo occhio, per partire con il piede sbagliato. E dagli sguardi alle parole, il passo che porta poi alle botte, ad usare bottiglie come coltelli, diventa breve.

Le ‘zone’ Così accade che una zona solitamente frequentata da cittadini di origini dominicane – via Carrara e spazi limitrofi – si trasformi in terreno di scontro, quando ‘altri’ – i fatti di sabato notte sono un esempio – la ‘invadono’. Per bersi l’ennesimo bicchiere o a caccia di qualche affare con le ultime dosi di droga rimaste da spacciare. Non è un mistero che la vicina piazza Solferino, così come corso Vecchio e altri spazi fino a Porta Sant’Angelo siano considerati da diversi soggetti di origine nordafricana come una sorta di ‘seconda casa’. Dove sbarcare il lunario in maniera poco lecita, bere e passare la nottata fra amici. E lo stesso vale per la Passeggiata, dove è forte anche la presenza di cittadini originari dell’Africa occidentale (Nigeria e Guinea). Un po’ come la periferia est della città dove gli immigrati residenti, spesso di lungo corso, provengono in diversi casi da Romania, Ucraina e Albania.

I limiti Accade poi che la lite – come quella esplosa in via del Serpente, ma non è certo l’unico caso (si ricorderà anche quanto accaduto di recente fra via Carrara e via Angeloni) – sfoci in qualcosa di più pesante e si trasformi in un vero e proprio inseguimento fra le vie del centro. Dalla zona di via Carrara verso corso Vecchio, e poi piazza Solferino, piazza della Repubblica, piazza San Giovanni Decollato e gli ultimi ‘rigurgiti’ nella zona di piazza San Francesco. Quando la rabbia alcolica – ma non priva di interessi per gli ‘affari’ – esplode, è difficile contenerla. Figuriamoci per le forze dell’ordine che con mezzi e personale talvolta (spesso) limitati, devono fare fronte a situazioni che, giocoforza, finiscono per penalizzare altre più rilevanti ed impegnano ore fra procedure, atti e una burocrazia che rende difficile parecchie cose, ad esempio espellere materialmente chi si macchia di determinati reati. Il sistema legislativo non aiuta ma forse anche nelle città qualcosa di più si può fare.

I controlli non mancano, ma avere a disposizione più personale soprattutto nei giorni ‘caldi’ del weekend – quelli per definizione più a rischio – può rappresentare una risposta. Magari anche squadre del Reparto Mobile per restare alla polizia di Stato. Ma il ragionamento vale per tutti i Corpi e per le stesse istituzioni. Così anche i controlli amministrativi che vengono sì effettuati, potrebbero avere una valenza diversa se condotti da un insieme di soggetti, ciascuno con le proprie competenze, con l’intenzione di stanare le illiceità più pesanti anziché concentrarsi su violazioni di routine che con il florido sottobosco della micro criminalità, poco hanno a che fare. Un’azione incisiva che non può che riguardare anche gli aspetti logistici e urbanistici – come un accesso più agevole a zone della città dove oggi è complicato arrivare velocemente con una pattuglia – di cui il Comune non può che farsi carico.

Ordinanza anti-vetro In queste ore, dopo i fatti di vico del Serpente (ma sarebbe più giusto definirli del centro storico di Terni) c’è anche chi ha pensato a possibili soluzioni, fra cui l’ordinanza ‘anti vetro’ che periodicamente torna nei dibattiti di media e politica e che, analogamente a ciò che accade in occasione della notte bianca di Terni, vieti la vendita di alcolici in bottiglie e il consumo in bicchieri di vetro, imponendo la plastica. Potrebbe esserci qualche beneficio per le strade spesso invase da cocci e qualche rischio in meno per la sicurezza pubblica. Ma poi ci sarebbe da affrontare il nodo-distributori automatici (dove le birre sono vendute anche in bottiglia e il wi-fi è libero e gratuito), degli altri negozi e bar che lavorano h24 e della possibilità, in caso di necessità, di reperire senza troppi problemi oggetti contundenti o vere e proprie armi che possano tornare utili quando il clima si ‘surriscalda’.

Chi sta sul campo Di certo c’è che il lavoro congiunto che attende il nuovo prefetto – il suo è stato un approccio pragmatico -, i vertici delle forze dell’ordine, le istituzioni e gli stessi cittadini, è impegnativo come e più che in passato. A stretto giro sono arrivati ben quattro arresti in flagrante da parte della Mobile ternana per gli ultimi episodi e non sono esclusi anche altri provvedimenti ritenuti da più parti doverosi. Ma il ‘salto di qualità’ sta forse nel confronto e nelle idee che nascono dalla realtà concreta, quella dei fatti, e che abbiano l’ambizione di battere anche nuove strade. Perché più che incartarsi attorno al dibattito se Terni sia più o meno sicura, è forse più utile fornire altri mezzi e strumenti a chi opera sul campo senza badare alle statistiche, per arginare la criminalità, stanare i reati e dare risposte ai cittadini. Rischiando in proprio.

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