Terni, serata di storia ed emozioni in duomo

Cattedrale piena per lo spettacolo di Stefano de Majo sabato, incentrato sulla reliquia del preziosissimo sangue e i vescovi succedutisi

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Duomo di Terni gremito, sabato sera, con la presenza fra gli altri del sindaco Latini e del vescovo Piemontese, per lo spettacolo dell’attore Stefano de Majo incentrato sulla reliquia che contiene il preziosissimo sangue di Cristo e un frammento della croce che si trova in cattedrale dal 1656, portato dal cardinale Angelo Rapaccioli. De Majo ha rievocato la storia di come pervenne a Terni dopo che San Giuseppe da Copertino, il ‘Santo che volava’, ne aveva decretato, cadendo in estasi, la sua autenticità. Il racconto ha presentato come in una sequenza di immagini tutti i personaggi, santi e vescovi, che nei secoli hanno utilizzato la preziosa reliquia esponendola ai fedeli in preghiera per sconfiggere la peste che decimò i ternani, esattamente come fece per primo il vescovo Sebastiano Gentili nel 1657, traendola dal duomo e salendo con il sangue di Cristo sulla torre di Barbarasa, implorando il cielo che la peste avesse fine. Nei mesi successivi a quel fatto, prodigiosamente la peste a Terni fu annientata. Poi ancora nel XVIII secolo fu utilizzata dai vescovi di allora per fronteggiare la lunga serie di terremoti che afflissero la città mietendo vittime.

A spasso nella storia

Ma lo spettacolo, al di là dell’atto di fede e devozione verso la preziosa reliquia custodita a Terni che ha un’omologa solo a Mantova, è stato un vero viaggio nella storia cittadina rievocando il primo vescovo di Terni, Antimo, e poi il secondo e ben più noto, quel San Valentino martorizzato il 14 febbraio del 273 con la sua ‘testa decapitata che ancora guarda verso Terni’. E poi ancora, dopo cinque secoli di vescovi alternatisi nella diocesi ternana, dopo Antimo e San Valentino, si ebbero altri cinque secoli senza più diocesi a Terni, assorbita in quelle vicine di Narni e di Spoleto fino all’ingresso del nuovo vescovo di Terni Rainerio in cattedrale nel 1218, accompagnato dallo stesso San Francesco in persona che in quell’occasione dilettò i ternani con una delle sue giullaresche e profonde riflessioni alla folla che si accalcava fuori dal duomo e fu rapita dalle parole del poverello di Assisi.

Serata di ’emozioni’

Il racconto teatrale di Stefano de Majo poi a mo’ di viaggio visionario nella memoria, è proseguito per il vescovo di Terni Felice Bonomini che il 13 giugno del 1944, a conclusione della terribile seconda guerra mondiale, non appena la città ebbe subito l’ultimo dei terrificanti 108 bombardamenti, si rifiutò di suonare le campane all’ingresso degli Alleati dicendo che una città martoriata dai loro bombardamenti non aveva nulla da festeggiare e che non c’erano vincitori di fronte alla guerra. Insomma sabato, celebrando la reliquia del santissimo sangue, si sono rivissuti tanti secoli di storia cittadina passata all’ombra dell’antico campanile. Il vescovo Piemontese ha apprezzato la rivisitazione teatrale di de Majo e dei due eccelsi musicisti Francesco Morettini e Marialuna Cipolla e, in riservata sede, ha impartito all’autore e attore, oltre alla sua benedizione, un nuovo soggetto storico e teatrale da studiare di cui nel 2020 si celebrerà la commemorazione e che il vescovo di Terni vorrebbe, con la stessa formula e intensità artistica, replicare. Il lungo viaggio teatrale scritto e interpretato da Stefano de Majo si è concluso sulle note dell’Ave Maria di Giulio Rapetti ‘Mogol’ che ha preso parte commosso al gran finale mentre l’attore recitava come autentica poesia ‘Emozioni’, a coronamento di una serata di forti emozioni religiose e laiche condivise.

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