Terni, sfiducia sindaco: «Improponibile»

La questione ha tenuto banco per diversi giorni, ma si sgonfia: mancano i numeri e non può nemmeno essere presentata. Ma il M5S insiste

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La questione, che pure ha pure tenuto banco per diversi giorni, si sgonfia: la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, agli arresti domiciliari dal 2 maggio scorso e la cui posizione avrà oggetto di valutazione, lunedì 22, del Tribunale del Riesame di Perugia, non può nemmeno essere presentata. 

TUTTO SUL CASO COMUNE

I numeri A lanciare la proposta, indirizzata a tutti e dodici i rappresentanti di minoranza in consiglio comunale, era stato il M5S, ma per presentare la mozione occorrono le firme di 2/5 dei consiglieri comunali, escluso il sindaco, per un totale di 12,8 che – arrotondato – è pari a 13 consiglieri. Quindi la mozione; che pure era stata corretta più volte, su richiesta in particolare di Francesco Ferranti (Forza Italia), il quale aveva chiesto e ottenuto revisioni sostanziose del testo – «nel rispetto di quel garantismo – spiega Ferranti – che ci contraddistingue»; non potrà nemmeno essere posta all’attenzione del consiglio.

M5S insiste «La mozione di sfiducia è stata completata oggi da tutte le firme dell’opposizione, dopo che anche i consiglieri Ferranti e Brizi hanno apposto la loro sottoscrizione». Lo scrive in una nota diffusa dal gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle. «L’atto presentato il 3 maggio, ai sensi dell’articolo 47 comma 2 dello statuto del comune di Terni – continua la nota – ha raggiunto dopo due settimane la quota di dodici consiglieri firmatari. Il numero attuale dei sottoscrittori è già sufficiente a permettere la discussione in aula della suddetta mozione, di questo siamo fermamente convinti».

I conti Secondo il M5S «il numero dei consiglieri necessari alla presentazione della mozione è quello di due quinti dei consiglieri eletti ad esclusione del sindaco. È chiaro che la ratio ispiratrice della norma di legge sia derivante dal calcolo disposto nell’attribuzione dei seggi conseguente al premio di maggioranza verso la coalizione vincente della competizione elettorale, il 60% spettante alla coalizione a sostegno del sindaco vincente e il 40% destinato alle opposizioni. Per puro caso, differentemente dalla scorsa consiliatura in cui la percentuale combaciava al decimale, ci troviamo di fronte alla necessità di un arrotondamento decimale. Una chiara disposizione che non può che portare ad un arrotondamento, così come avviene per il calcolo delle quote rosa nella presentazione delle liste, a tutela delle opposizioni e delle minoranze e del diritto della presentazione dell’atto. Detto ciò prima di depositare l’atto consegnandolo all’ufficio di presidenza per la calendarizzazione della discussione – conclude il gruppo consiliare del M5S – siamo pienamente fiduciosi che nei prossimi giorni si aggiungeranno ulteriori firme da parte di altri consiglieri. Sussulti di coscienza, nelle prossime settimane, che faranno prevalere il senso di responsabilità agli interessi di bottega, per staccare la spina a questa giunta disinteressata alla città che sta sprofondando nell’abisso».

 

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