Terni, studios Papigno: ancora niente accordo

A gennaio segnali di ottimismo da parte di Latini e Giuli post incontro con la società, ma non c’è condivisione sull’intesa transattiva

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di S.F.

«Un incontro servito a fare il punto della situazione in maniera stringente, è stata chiarita la volontà concreta delle parti di addivenire ad un accordo transattivo, possibilmente prima della prossima udienza di maggio presso il tribunale di Terni. Un accordo che consenta di riconsegnare effettivamente l’intera struttura nella piena disponibilità di palazzo Spada». C’era profumo di ottimismo nel comunicato lanciato dal sindaco Leonardo Latini e dal vice Andrea Giuli lo scorso 24 gennaio in merito agli studios di Papigno e l’annoso contenzioso con l’Istituto Luce-Cinecittà srl del presidente Roberto Cicutto: niente da fare, il contrasto va avanti e per ora non c’è una soluzione condivisa.

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Il passaggio a vuoto

Le parti si erano incontrate a gennaio per tentare di eliminare un problema che persiste da troppi anni. Anche perché si tratta di un’area da 10 mila metri quadrati con una discreta quantità di immobili da recuperare e lo stallo nella trattativa non consente di procedere – almeno provarci, pur tenendo in considerazione il dissesto finanziario – ad un’operazione di restyling generale: «Gli studios torneranno a breve al Comune», la sintesi di Giuli in quella circostanza. Se per il termine breve si intendono sei mesi, allora la missione è fallita. Non c’è alcun accordo per il momento.

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La motivazione

In sostanza la società romana ha proposto un accordo transattivo per chiudere la vicenda e far tornare tutto nelle mani dell’ente. Il problema? Il Comune ha verificato – in azione la direzione patrimonio con l’allora dirigente in pectore Marco Fattore – documentazione e dati, quindi la conclusione negativa: i danni calcolati sono maggiori e palazzo Spada non se li può sobbarcare. La causa procede: è stato stabilito che non ci sono le condizioni necessarie per firmare quel tipo di intesa.

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Gli oneri 

Come detto ad intervenire – da ricordare che al  tête-à-tête parteciparono anche i funzionari dell’ufficio patrimonio e l’avvocatura comunale – sulla questione è stato il 48enne professionista aquilano, poi sostituito nel ruolo da Renato Pierdonati (tra l’altro in ferie): fu messa ‘nera su bianco’ la condizione non satisfattiva per l’interesse pubblico in quanto c’erano delle condizioni da valutare in maniera più approfondita. Insomma, un passaggio interlocutorio per dire che ‘sì, l’accordo si può fare, ma non così’. In particolar modo c’è il problema degli oneri a carico dell’amministrazione per il ripristino degli impianti – furti di rame, ecc. – post danneggiamenti nel corso del tempo.

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