Terni, tentata violenza con cetriolo: due condanne

Vittima una badante 53enne di nazionalità ucraina. Dopo l’indagine dei carabinieri e una prima condanna, altre due persone sono state giudicate dal tribunale

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Per il tribunale l’avevano costretta con la forza a raggiungerli nella stanza per poi denudarla, irriderla, filmarla anche con uno telefono cellulare e infine anche tentato di violentarla con un cetriolo. Lei era riuscita a fuggire in lacrime, denunciando poi tutto ai carabinieri del comando stazione di Terni. Per questi motivi due cittadini albanesi – un 32enne (A.K.) e una 26enne (G.M.) – sono stati condannati martedì mattina dal tribunale di Terni in composizione collegiale, presieduto da Rosanna Ianniello, a tre anni e quattro mesi di reclusione ciascuno per tentata violenza sessuale.

La storia

La vittima è una ucraina di 53 anni, che all’epoca – era il 2013 – lavorava in Italia come badante e abitava nella zona di Sant’Agnese. Per la poveretta l’inferno era iniziato qualche settimana prima, quando aveva accettato di ospitare in casa, dividendo le spese, un altro uomo di nazionalità albanese, oggi 33enne. Quest’ultimo, con il passare del tempo, aveva preso il controllo sull’abitazione e sulla donna, maltrattandola, sottraendole soldi, mangiando costantemente a sbafo, umiliandola e – infine – consentendo ai due amici, il giovane e la ragazza, di stabilirsi di fatto nell’appartamento a proprio piacimento. Uno stato di prostrazione per la badante, culminato nella pesante serata del marzo 2013 in cui, insieme agli altri due, aveva oltrepassato altri limiti, ancora più gravi e pesanti dei precedenti.

Una condanna, ora altre due

Per questi fatti il 33enne era stato giudicato nel maggio del 2016 con una condanna a quattro anni e due mesi di carcere oltre 5 mila euro di risarcimento, a titolo provvisionale, nei confronti della 53enne ucraina. Ieri è toccato agli altri due connazionali per i quali lo stesso pm Camilla Coraggio ha chiesto la condanna a due anni di reclusione per la violenza tentata, oltre all’assoluzione dall’accusa di estorsione legata all’ottenimento di circa di 300 euro dalla donna attraverso minacce e metodi brutali. Scontato l’appello per il legale difensore dei due, l’avvocato Francesco Mattiangeli, secondo il quale «al pari dell’estorsione, anche l’ipotesi di violenza sessuale è del tutto campata in aria». Nel processo di martedì, a differenza del precedente, non risultavano parti civili costituite.

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