Terni: «ThyssenKrupp dica la verità su Ast»

Raffaele Nevi (Forza Italia): «Occorre un nuovo patto serio. Fare un ‘punto zero’ e chiamare i tedeschi a parlare chiaro, vogliono ancora fare acciaio qui o no?»

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di M.T.

La premessa è importante: «Quello che diciamo oggi è il frutto di un’analisi attenta e frutto di un lungo approfondimento, fatto peraltro da soli, visto che la Regione Umbria non ha mai contribuito a fare chiarezza sulla situazione della ThyssenKrupp Ast di Terni, dall’accordo del 2014 ad oggi». Il capogruppo di Forza Italia in Regione, Raffaele Nevi, affiancato dal consigliere comunale ternano Stefano Fatale e Raffaello Federighi, inizia così una lunga tirata che può essere sintetizzata così: «Siamo preoccupati e molto. In Ast cala la produzione, cala la qualità e peggiorano le relazioni industriali. I tedeschi devono fare chiarezza». 

Raffaele Nevi

«Superficiali» Nevi è categorico: «Siamo preoccupati, e molto, sul funzionamento dell’azienda. I tedeschi continuano a dire che usciranno dalla produzione di acciaio, mentre il vice presidente della Regione, Fabio Paparelli, continua a spargere ottimismo (resta memorabile il battibecco tra i due in occasione di una seduta del consiglio regionale, ad aprile; ndr) e, almeno a nostro avviso, la fusione tra ThyssenKrupp e Tata Steel è stata valutata con superficialità, perché il fatto che Terni sia fuori non è detto che sia un bene».

LA THYSSENKRUPP AST A TERNI

L’indagine Quello che Forza Italia ha fatto, dice Nevi «è stato parlare con chi lavora dentro, con i fornitori dell’Ast, ma anche con i suoi concorrenti, pure fuori dall’Italia (la ‘vicinanza’ con il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, potrebbe aver aperto molte porte; ndr) ed il quadro che si è composto davanti a nostri occhi è molto chiaro: la ristrutturazione operata da Lucia Morselli è stata importante, ma è stata finalizzata soprattutto a far tornare i conti in utile, tracurando gli aspetti relativi alla produzione. Tanto che oggi fare il milione di tonnellate promesso nel 2014 praticamente impossibile e si arriva al massimo a 800 mila. Questo, ovviamente, ripropone il tema della sopravvivenza del regine dei ‘due forni accesi’ e dell’intera area a caldo». Ma c’è molto altro, secondo Nevi.

«ACCORDO DEL 2014 DISATTESO, ECCO DOVE» – LA SINTESI

I numeri

I mercati Secondo Forza Italia non va poi trascurato un altro aspetto: «La produzione mondiale dell’acciaio inossidabile è stata stimata, nel 2016, di 45,7 milioni di tonnellate. Il mercato è destinato a crescere in modo significativo con stime in aumento fino a tutto il 2024 di almeno un 5,6 % anno. (fonti dati ISSF: International Stainless Steel Forum). La Cina è il più grande mercato mondiale. Si prevede la crescita più importante del 5,9% dal 2016 al 2024. Rispetto ai valori Globali in EU la crescita è più moderata ma si attesta intorno al più 1,5% rispetto ai 7,3 milioni di tonnellate del 2015. In Italia il valore di crescita è assimilabile a quello EU. A fronte di questa crescita importante della domanda mondiale di Inox, Acciai Speciali Terni è in controtendenza, perde posizioni e passa dalla quarta posizione del 2010 nella classifica dei produttori mondiali, alla quattordicesima nel 2016. Consuntivando quindi un doppio effetto negativo, perdite assolute e relative di volumi e di mercato».

La ThyssenKrupp Ast di Terni

Outokumpu «Perché molti clienti – spiega Nevi – denunciano un peggioramento della qualità delle produzioni ternane, oltre che lamentare una politica dei prezzi che mette Ast fuori mercato, tanto si sono perse quote di mercato a favore di Outokumpu e la coincidenza potrebbe non essere casuale, visto che quel player è ‘molto vicino’ ThyssenKrupp. Senza dimenticare che molto del personale qualificato che è uscito non è stato sostituito in modo adeguato». Secondo Forza Italia, infatti, «in EU chi viene favorito dalla perdita di volumi di Ast è proprio Outokumpu, nel quale è confluito tutto l’acciaio inox tedesco e una parte importante del network commerciale di Ast». La sintesi è spietata: «Non vorremmo che qualcuno in ThyssenKrupp abbia deciso che la società da sacrificare in EU fosse proprio l’Ast. Non vorremmo pensar male ma per smentire questa preoccupazione non occorrono nuove parole ma fatti concreti e un nuovo ‘patto’ impegnativo tra la ThyssenKrupp e l’Italia. Dobbiamo sempre tenere a mente che l’acciaieria di Terni è l’unico produttore di acciaio piano laminato inox nel nostro Paese e quindi è un impianto strategico anche per quei settori che impiegheranno sempre di più acciaio inox nel futuro».

Il parco rottami

Gli investimenti Secondo Nevi, «per tornare ad essere un grande player europeo occorrono più investimenti sugli impianti, più persone qualificate, più volumi (almeno 1,2 milioni di tonnellate all’anno) e il giusto mix di caldo e freddo, più relazioni industriali (che a Terni sono non in linea con la tradizione tedesca), una politica commerciale adeguata e bilanciata sulle specificità del nostro Paese e non sulle specificità tedesche e in ultimo, ma non in ordine di importanza, una maggiore attenzione all’ambiente e non mi riferisco solo alla stucchevole vicenda relativa alle scorie. Ricordo, per esempio, che l’Ast non ha mai utilizzato i 5 milioni che la Regione ha messo a disposizione sulla base dell’accordo del 2014». 

Massimiliano Burelli

Le iniziative La politica insiste il capogruppo di ForzaItalia in Regione, «deve tornare a concentrarsi su questo tema, per evitare di doverlo fare quando si dovesse far fronte ad una nuova crisi Non basta Burelli, brava persona, ma che, povero disgraziato, deve muoversi in base alle direttive tedesche (testuale; ndr) ed è quindi necessario che si muova il territorio». Per questo anuncia che chiederà  alla giunta regionale «di attivarsi presso il governo nazionale affinché venga stipulato un nuovo patto impegnativo, che veda coinvolte la ThyssenKrupp, le istituzioni locali e le rappresentanze sindacali nazionali e locali, nel quale siano previsti nuovi investimenti negli impianti, nel capitale umano e nell’ambiente per garantire un presenza importante nel mercato europeo e mondiale». Mentre a Terni, annuncia Stefano Fatale, «lanceremo una petizione popolare, le firme le raccoglieremo dalle prossime settimane con dei gazebo mobili che si si sposteranno nel centro cittadino e poi in prossimità della fabbrica, con la quale chiederemo al sindaco e alla giunta comunale di fare la propria parte».

La sintesi La nuova battaglia dell’acciaio, insomma, è annunciata: «Occorre chiamare i tedeschi a parlare chiaro e il ministro Calenda non può continuare a far finta di nulla. Insomma, vogliono fare acciaio a Terni o no? Altrimenti si alimentano i dubbi sulle loro reali volontà. Se ThyssenKrupp non è intenzionata a conservare le produzioni inox lo dica perché in quel caso si dovrà guardare altrove».

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