Terni, tre arrestati di ‘Toner’ tornano liberi

Revocati i domiciliari al poliziotto Roberto Genova e ad altre due persone. Restano in carcere nove dei dodici ricorrenti

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Dei dodici arrestati che avevano presentato ricorso al tribunale del riesame attraverso i propri legali, tre sono stati rimessi in libertà e gli altri nove restano invece in carcere, nonostante il collegio giudicante presieduto da Giuseppe Narducci abbia comunque annullato l’ordinanza del gip limitatamente a cinque capi di imputazione ritenuti probabilmente generici e comunque non meritevoli di misure cautelari.

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La decisione

È in taluni casi favorevole agli indagati, ed in altri decisamente meno, l’esito del riesame per ciò che attiene l’inchiesta antidroga ‘Toner’ condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Perugia e dai carabinieri del nucleo investigativo di Terni. Operazione che nei giorni scorsi aveva portato ‘ufficialmente’ alla luce con diciannove arresti un vasto giro di droga – dalla fornitura presso i canali romani allo spaccio in città – incentrato su Terni e gestito da due gruppi: uno ternano ed un altro composto da cittadini marocchini, quest’ultimi con i giusti ‘agganci’ nella capitale.

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In libertà

L’annullamento dell’ordinanza restituisce la libertà all’agente della polizia di Stato – in forza alla squadra Mobile di Roma – Roberto Genova, assistito dall’avvocato Manlio Morcella, alla 38nne marocchina Fathia Mojmil, assistita dall’avvocato Francesco Mattiangeli, e al connazionale 46enne El Habib Lakrad, difeso dallo stesso Mattiangeli dall’avvocato Valentino Viali.

Restano in carcere

La misura della custodia cautelare in carcere, pur concettualmente attenuata dall’annullamento dell’ordinanza da parte del riesame limitatamente a cinque capi d’imputazione, resta applicata nei confronti di Sandro Broccucci (37 anni), Manuel Fiori (30), Daniele Fiori (37), Mirko Fiorini (42), Marco Pellerucci (43), Abdelkrim Kabbouri (37), Abdelhakim El Felhi (39), Ismail Jamghili (28,) e Mohamed Mojmil (33). Per il deposito delle motivazioni il tribunale del riesame si è preso 45 giorni di tempo.

I commenti

I primi cinque sono difesi dall’avvocato Massimo Proietti: «C’è stato un annullamento parziale dell’ordinanza di custodia cautelare – afferma – ma non possiamo ritenerci soddisfatti perché le misure sono state confermate: continueremo, in altre sedi, a ribadirne l’insussistenza al pari del reato associativo». Anche l’avvocato Francesco Mattiangeli esprime soddisfazione per i due assistiti rimessi in libertà: «Nel caso della Mojmil c’è totale estraneità rispetto alla vicenda, mentre per Lakrad nessun coinvolgimento nella presunta, ma insussistente, associazione. Continueremo a portare avanti tali posizioni in sede processuale ma anche, per ciò che attiene gli altri assistiti, sul piano cautelare per giungere ad una sostanziale attenuazione di quanto a suo tempo disposto».

Genova torna in libertà, parla l’avvocato

L’avvocato Morcella, difensore dell’ispettore della squadra Mobile di Roma Roberto Genova, finito ai domiciliari su ordine del gip e rimesso in libertà dal riesame, esulta e si toglie anche qualche ‘sassolino’: «Accolgo con massima soddisfazione l’esito del riesame – afferma il legale -, esito prevedibile sul piano giuridico ma come sempre incerto in ogni vicenda giudiziaria. Posto che un conto è avere ragione ed un altro trovare un giudice che tale ragione la riconosca. Siamo curiosi, ora, di leggere le motivazioni della decisione dato che il nostro ricorso si fondava sull’insussistenza della partecipazione dello stesso ispettore Genova all’associazione per delinquere contestata. Si era quindi sostenuto che mai il nostro assistito avesse praticato attività di spaccio, riconducendo le risultanze investigative ad un ‘vizio’ personale, soddisfatto con frequenza episodica, tale da ingenerare al più un illecito amministrativo». Il legale difensore dell’agente della polizia di Stato evidenzia poi come «il pronunciamento sia di notevole rilevanza anche alla luce dell’impatto mediatico furibondo che si è scatenato in danno del mio patrocinato, nonostante lo stesso fallace provvedimento restrittivo avesse ammesso in modo esplicito l’assoluta marginalità della sua posizione».

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