Terni, truffa a 92enne: bottino 10 mila euro

Malviventi in azione a San Giovanni con il ‘vecchio’ trucco del finto incidente. La donna ha consegnato contanti e gioielli per ‘salvare’ il nipote

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di F.T.

Bruciati nel giro di pochi minuti i risparmi messi da parte («erano i soldi per pagarmi il funerale» dirà ai carabinieri suscitando un’umana tenerezza) ma pure gli ori, e quindi i ricordi, di una vita. Valore complessivo del bottino, quasi 10 mila euro fra contanti (5 mila) e preziosi (catenine, bracciali, anelli e via dicendo). Vittima della truffa, messa in atto con il classico sistema del ‘finto incidente’, una 92enne di Terni che vive nel quartiere San Giovanni. Il fatto è accaduto venerdì mattina.

La telefonata

Intorno alle 10.30 al telefono di casa dell’anziana è giunta una chiamata: «Salve signora, sono un addetto del tribunale e la chiamo su incarico dei carabinieri. Poco fa suo nipote ha avuto un incidente. Ha investito un bambino sulle strisce ed ora il piccolo è grave. Suo nipote è in stato di fermo e per liberarlo è necessario pagare una cauzione di 7 mila euro. Qui con noi c’è anche suo figlio (il padre di colui che aveva avuto l’incidente immaginario, ndR) ma non ha la somma richiesta e contattiamo lei perché possa aiutarlo. Ovviamente le verrà rimborsato tutto non appena l’assicurazione liquiderà il danno».

Il raggiro entra nel vivo

Spaventata e disorientata, seppur lucida e in buone condizioni di salute, la donna non ha avuto il tempo di realizzare il raggiro che una banda senza scrupoli stava compiendo ai suoi danni. «Ma come posso fare?» ha chiesto all’interlocutore. «Guardi, tempo qualche minuto e, se lei è disponibile, la raggiungerà a casa una persona incaricata dall’avvocato di suo figlio per prelevare la somma e portarla qui. Dopodiché suo nipote tornerà in stato di libertà».

Addio soldi e gioielli

Nel giro di 5 minuti alla porta della 92enne ha suonato il finto addetto a cui la poveretta ha consegnato i contanti e i preziosi che aveva in casa. Per tutto il tempo, il complice dall’altro capo del telefono è riuscito a tenerla attaccata alla cornetta, per evitare che chiamasse qualche familiare – svelando così la truffa – e non perderla mai ‘di vista’. Messe le mani sul bottino, il finto addetto è fuggito via e poco dopo a casa della donna è arrivato il figlio: «Ma tu non sei in caserma?». «Quale caserma?».

Triste scoperta

Lì, gradualmente, l’amara verità è gradualmente emersa. Scontata la denuncia all’Arma chiamata ad indagare sull’ennesimo episodio ai danni di una persona indifesa. Un modus operandi in tutto e per tutto analogo a quello che una banda composta da almeno dieci soggetti di Napoli aveva utilizzato in mezza Italia, prima di venire sgominata – con ben otto arresti scattati lo scorso gennaio – proprio dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Terni nell’operazione ribattezzata ‘Mai peggio’.

I consigli

Purtroppo, al netto di quegli arresti che hanno consentito di portare alla luce un sodalizio così abile da mettere a segno oltre trecento truffe in mezza Italia – quelle documentate dall’Arma e dalla procura di Terni -, purtroppo c’è chi continua ad utilizzare metodi evidentemente efficaci per raggirare persone inermi. Il consiglio è sempre quello di diffidare, di porsi domande, di contattare i propri familiari e, soprattutto, di non credere a chi parla di finti incidenti e cifre da pagare nel giro di pochi minuti per togliere qualcuno dai guai. Insomma, di dubitare sempre.

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