Terni, uccise Nela: «Dieci anni e 8 mesi»

Terni, questa la pena inflitta a Marjel Mjeshtri, che uccise Oltjan Nela. Il padre della vittima: «Una vergogna»

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Dieci anni e otto mesi di reclusione: tanti ne ha inflitti il gup Simona Tordelli al 20enne albanese Marjel Mjeshtri, ritenuto colpevole dell’omicidio del coetaneo – e connazionale – Oltjan Nela, avvenuto la notte fra il 7 e l’8 dicembre 2015 in via Piemonte, a seguito di una violenta lite scoppiata per futili motivi di gelosia all’interno di una discoteca della zona.

IL GIUDICE TORDELLI LEGGE LA SENTENZA – IL VIDEO

Il pm Raffaele Pesiri

Il pm Raffaele Pesiri

Il giudice La sentenza ha accolto solo parzialmente le richieste del pm Raffaele Pesiri, che in fase di requisitoria aveva chiesto una condanna a 16 anni di reclusione ritenendo le attenuanti generiche equivalenti rispetto all’unica aggravante contestata, quella di aver compiuto il grave fatto di sangue per motivi futili. Il giudice, oltre a ritenere le prime prevalenti rispetto all’aggravante, ha anche stabilito i risarcimenti provvisionali: 100 mila euro per ciascun genitore e 50 mila a testa ai due fratelli della vittima.

PARLA IL PADRE DELLA VITTIMA: «UNA VERGOGNA» – IL VIDEO

I genitori della vittima

I genitori della vittima

Le indagini Nel giro di poche ore la squadra Mobile di Terni, coordinata dal dirigente Alfredo Luzi, aveva arrestato quattro persone: il presunto omicida ed altre tre poi accusate di rissa aggravata e lesioni. Due di queste sono state giudicate giovedì con rito abbreviato: il 26enne Giacomo Pichierri è stato condannato ad un anno e quattro mesi per lesioni aggravate mentre il 43enne Manuel Fratticcioli è stato assolto da ogni accusa. Dal reato di rissa sono stati assolti tutti e tre gli imputati, compreso Marjel Mjeshtri, condannato però ad ulteriori quattro mesi di arresto e 800 euro di ammenda per possesso di oggetti atti ad offendere, nella fattispecie il coltello con cui ha ucciso Oltjan Nela. Un quarto imputato, accusato anche lui di rissa e lesioni, verrà giudicato nei prossimi mesi con rito ordinario.

Il giudice Simona Tordelli

Il giudice Simona Tordelli

Le accuse Marjel Mjeshtri, interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l’esecuzione della pena inflitta dal gup, era accusato di rissa aggravata, omicidio volontario, lesioni personali aggravate e porto di armi e oggetti atti ad offendere. Per la procura il giovane ha prima picchiato brutalmente Oltjan Nela e poi lo ha «colpito con un coltello di metallo, con manico della lunghezza di 7,5 centimetri e lama di 6,5 centimetri, con ferita da punta e taglio e penetrando in profondità nella cavità addominale, causando una lesione a tutto spessore della parte destra dell’aorta addominale sottorenale e anche di una vena lombare», procurando così lo shock emorragico rivelatosi fatale.

IL LEGALE DELL’OMICIDA: «SENTENZA EQUILIBRATA» – VIDEO

Il luogo dove il 20enne si è accasciato

Il luogo dove il 20enne si è accasciato

I legali Il presunto omicida, al pari degli altri due imputati per rissa, era difeso dall’avvocato Massimo Proietti del foro di Terni che ha sempre sostenuto come la volontà del suo assistito, durante la tragica lite, fosse ‘solo’ quella di «dare una lezione» a Oltjan Nela. La ‘colpa’ del giovane – stando ai riscontri degli inquirenti – sarebbe stata quella di aver infastidito, all’interno del locale, la fidanzata di uno dei tre soggetti poi finiti a giudizio per rissa e lesioni.

«Una vergogna» I familiari del 20enne raggiunto da una coltellata all’addome e morto all’ospedale Santa Maria poche ore dopo la brutale aggressione, si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Giovanna Scarcia e Francesco Mattiangeli del foro di Terni. In aula era stata avanzata una richiesta di risarcimento danni pari ad un milione e 600 mila euro: un milione per i genitori e 600 mila euro per i due fratelli della vittima. Il padre di Oltjan, a caldo, si è lasciato sfuggire un commento duro: «Una vergogna, questa è l’Italia».

 Gli avvocati Giovanna Scarcia e Francesco Mattiangeli


Gli avvocati Giovanna Scarcia e Francesco Mattiangeli

L’analisi dopo la sentenza Così Francesco Mattiangeli, il legale che insieme a Giovanna Scarcia assiste la famiglia Nela: «L’amarezza dei familiari di questo povero ragazzo, a caldo, è più che comprensibile. Ma la sentenza, va detto, conferma in toto l’impianto accusatorio: è stato riconosciuto l’omicidio volontario, così come le lesioni e i risarcimenti verso le parti civili. Tutto ciò a fronte di una richiesta di assoluzione, da parte del legale, per ‘legittima difesa’ o tuttalpiù una tenue condanna per omicidio preterintezionale. Non tutto della sentenza ci convince, soprattutto in punto di pena e in relazione alla prevalenza delle attenuanti generiche. Ma l’omicidio volontario è stato riconosciuto come tale, disattendendo le richieste della difesa, e in questo senso siamo soddisfatti».

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