Terremoto in Umbria: «Ritardi pesanti»

Confartigianato, Confcommercio e la Cgil di Perugia – ciascuno dal proprio punto di vista – evidenziano le criticità della situazione

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Appelli alle istituzioni, che giungono da due punti di vista differenti – quello delle piccole e medie imprese e quello del sindacato – entrambi orientati a spostare l’attenzione sul dramma di chi si trova costretto a convivere con le pesanti conseguenze del terremoto. A lanciarli sono Confartigianato e Confcommercio Umbria e il segretario della Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia.

«Spopolamento in corso» «Bene ha fatto la presidente della Giunta regionale Catiuscia Marini – affermano Luca Lazzarini di Confartigianato Norcia e Fabio Brandimarte di Confcommercio Norcia – a chiedere al Governo il riconoscimento del danno indiretto per le imprese colpite dal terremoto, come avvenuto già nel 1997. Il fenomeno dell’evento sismico cominciato nell’agosto scorso e che non accenna a diminuire, sommato all’emergenza della situazione atmosferica, sta infatti distruggendo l’economia di un intero territorio, provocando lo stimolo ad un progressivo spopolamento ed a una delocalizzazione di alcune piccole e medie imprese. A ciò si aggiunge la ricaduta sul turismo, linfa vitale per l’economia locale, che il terremoto ha drasticamente fatto crollare».

«Ritardi e lentezze» «Gli imprenditori e la popolazione sono stanchi e sfiduciati – affermano i rappresentanti di Confartigianato e Confcommercio -. L’impianto per la ricostruzione divenuto realtà con l’approvazione del decreto, deve essere attuato con azioni concrete ed immediate altrimenti sarà troppo tardi. Si chiedono risposte sui 5 mila euro per le partite Iva, indicazioni concrete sulla delocalizzazione e sulla tempistica per attivare i finanziamenti. Nonostante gli elevati sforzi di uomini e di mezzi messi in atto dalle istituzioni nella immediata fase dell’emergenza e la fitta rete di solidarietà che si è sviluppata intorno al terremoto – concludono – sono ancora troppe le lentezze e i ritardi e soprattutto il clima di incertezza. Urgono risposte immediate per ripartire e fare in modo che le tante promesse non rimangano tali».

Filippo Ciavaglia

La Cgil Dura l’analisi del segretario della Camera del lavoro di Perugia, Filippo Ciavaglia, che non lesina ‘bordate’: «Sono passati ormai quattro mesi dal sisma di ottobre e la situazione nei territori della Valnerina è ancora di emergenza totale. Sia a Norcia che a Preci, così come in tante altre frazioni di quell’area, la situazione resta ancora decisamente problematica, ancor più dopo le copiose nevicate degli ultimi giorni, e gli interventi messi in atto fino ad ora, pur comprendendo le forti difficoltà che esistono, non sono soddisfacenti».

«Emergenza infinita» Per il segretario della Cgil di Perugia, «siamo di fronte ad una ricostruzione che sembra ben lontana dall’iniziare e la situazione che abbiamo riscontrato andando direttamente nei territori è di cittadini che in molti casi si sono affidati all’iniziativa autonoma. Questa situazione è pressoché la stessa che si riscontra nelle regioni limitrofe. A livello generaleriteniamo che la situazione sia ancora, purtroppo, di emergenza e gli stessi interventi della Protezione civile, dell’Esercito e delle altre forze dell’ordine sono ancora totalmente incentrati su questa fase, che invece, dopo quattro mesi, avrebbe dovuto essere superata».

«Sistema decisionale inefficiente» Altro aspetto preoccupante, secondo il sindacato, è quello dello spopolamento, fenomeno testimoniato anche dai dati sulla frequenza scolastica che si sono fortemente ridotti: «Anche per questo dobbiamo fare uno sforzo decisivo verso l’uscita da questa fase di precarietà, portando un messaggio concreto di normalizzazione. Se imprenditori sono disponibili a ricostruire muri – osserva Ciavaglia – facciano anche lo sforzo di ricostruire lavoro. Nel frattempo è fondamentale che gli ammortizzatori sociali siano resi disponibili per tutti quei lavoratori che ne hanno bisogno». Per il segretario della Cgil di Perugia, «è evidente che c’è un problema di governance dell’emergenza. Chiediamo urgentemente un tavolo territoriale: non è più possibile che la gestione resti nelle mani delle sole istituzioni centrali. Deve essere la Regione a poter controllare modalità e fasi di intervento, coinvolgendo pienamente le forze sociali del territorio. La via di uscita deve essere necessariamente quella di ridare potere decisionali a livello locale».

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