Terremoto: «Rifugiati in container del ‘79»

Norcia, la famiglia Fasulo si è adattata e ha risistemato il container in cui vissero i suoceri dopo il sisma di 38 anni fa

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di L.P.

Una triste destino, che si tramanda di famiglia in famiglia. Mentre la neve e il gelo si sono abbattuti sui centri devastati dal terremoto e si lavora, senza sosta, per l’allestimento dei moduli abitativi in attesa delle prime casette, a Norcia c’è chi è rimasto indietro e ha trovato rifugio dal freddo nei vecchi container utilizzati dopo il terremoto che ha colpito le stesse zone nel 1979.

Il container della famiglia Fasulo

Il container della famiglia Fasulo

Vecchio container E’ questo il caso della famiglia di Giuseppe Fasulo, cinque persone, che ha risistemato il container in cui aveva vissuto suo suocero ormai 38 anni fa. «Fortunatamente era rimasto ancora qui, a cinquanta metri da casa. Lo abbiamo risistemato, rifatto le docce interne, il bagno e il lavandino per la cucina. Ci avevano vissuto, prima di noi, i miei suoceri, in attesa della ricostruzione della loro casa». Poi l’abitazione è stata ristrutturata, con certificato antisismico, ma è venuta giù dopo le scosse di agosto e ottobre. Una strana coincidenza li ha portati a rivivere quello che già i genitori avevano vissuto sulla propria pelle. Mio suocero, invece, è andato a vivere in una casetta di legno che è stata donata da alcuni privati, una famiglia del nord Italia. L’ha sistemata su un pezzetto di terra di proprietà, in attesa dell’arrivo dei moduli per gli allevatori».

LA SITUAZIONE RACCONTATA DALLE IMMAGINI – LE FOTO

Moduli per gli allevatori Poi, alla fine, questi moduli sono arrivati, circa quindici giorni fa. «Ma stanno lì chiusi e parcheggiati sotto alla neve. Pensavamo di poter usufruire di quelli, in attesa che ci diano un container, ma non ci sono gli allacci, mancano le fognature e non ci sono neanche i mobili dentro, non è che possiamo portarli noi. Dopo che saranno finite le procedure tecniche, poi, arriverà una Commissione che dovrà dare l’agibilità». Fino alla prossima primavera, dunque, secondo il signor Fasulo nulla cambierà. «Sarà un lungo inverno», dice.

La casa distrutta dal terremoto

La casa distrutta dal terremoto

La casa distrutta La loro abitazione, a 4 chilometri da Norcia, in linea sulla stessa faglia che ha distrutto Arquata del Tronto, è stata prima rovinata dalla scossa del 24 agosto, che già l’aveva resa inagibile. Poi, dopo il 30 ottobre, la casa è andata completamente distrutta. «I muri portanti si sono staccati dalle pareti, il solaio stava per crollare. Deve essere buttata giù e rifatta da capo. Abbiamo fatto richiesta al comune per il modulo a inizio settembre, ma a tutt’oggi non sappiamo se e quando ci verrà data una sistemazione».

I contributi «Dal 24 agosto siamo fuori, ma non so se rientriamo tra le prime famiglie cui spetta, di diritto, l’ingresso nei moduli o nelle casette. A nostre spese abbiamo sistemato questo vecchio container perché non potevo trasferirmi in un albergo sul Trasimeno, faccio il vigile urbano a Cascia come ci arrivo ogni giorno a lavoro? Abbiamo anche provato a cercare casa in affitto ma qui intorno sono tutte distrutte, anche a Serravalle di Norcia e poi, economicamente, sarebbe stato insostenibile. Come prendo una casa in affitto che in tutti questi mesi ho visto solo 1.200 euro?» Il 27 dicembre, infatti, sono arrivati i primi soldi, anche per la famiglia Fasulo. Il contributo per l’autonoma sistemazione, 600 euro a famiglia a mese. Poi più niente.

Il termometro segna la temperatura all'interno del container

Il termometro segna la temperatura all’interno del container

Freddo La sera il termometro segna 7 gradi. «Abbiamo messo la stufa a legna che ci hanno dato dei parenti, più abbiamo installato dei termoconvettori. Il giorno arriva massimo a 10, 11 gradi. L’aria entra dal pavimento e si gela tutta la struttura. Ogni giorno dobbiamo fare rifornimento di legna, per la stufa, ma il problema più grande sono i miei figli, loro soffrono più di tutti».

La scuola Giuseppe ha tre bambini, tutti iscritti alle scuole di Norcia. Due fanno le elementari e la più grande va alla scuola media. «Vanno a scuola di pomeriggio, perché la mattina, negli stessi moduli, ci sono le superiori, così tornano a casa la sera quando il container è ancora più freddo. Poi al ritorno dalle vacanze di Natale hanno trovato una bella sorpresa rientrando a scuola. Con il freddo di questi giorni si sono gelate le tubature e l’acqua si è ghiacciata all’interno dei water. I ragazzi, al mattino, sono andati al bagno e è rimasto tutto a galla, sopra al ghiaccio. Così le maestre hanno detto ai bambini di non utilizzare i wc».

Tubature ghiacciate «Questo significa – continua Giuseppe – che non hanno preso neanche una precauzione. Lo sanno tutti che per evitare che l’acqua si geli bisogna lasciare le tubature aperte e farla scorrere. Ieri mia figlia è tornata a casa con il mal di pancia. I problemi si sommano l’uno all’altro e la situazione diventa ingestibile. E, soprattutto, nessuno ci dice niente. Abbiamo saputo dei bagni solo attraverso i racconti dei nostri figli». Con grande saggezza e fierezza, però, Giuseppe si dà da fare per alleviare i disagi della sua famiglia. Ha sistemato un televisore nel container e, ora che è casa dal lavoro, cerca di giocare coi suoi bambini e di aiutarli nei compiti. «Non dico che ci sentiamo abbandonati perché qui i disagi riguardano tutti e sono tanti, però la nostra situazione è questa. In quattro mesi l’unico aiuto che abbiamo visto sono i 1.200 euro. Nient’altro».

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