Terremoto, Europa apre a nuovi contributi

Autorizzato il governo a sostenere le produzioni di latte e carni. Marini: «Ricostruzione in 3-5 anni, servono 900 Sae». Arrivano i soldi per il Cas

Condividi questo articolo su

di E.M.

Mentre in Umbria si progetta la ricostruzione, la Commissione europea interviene nuovamente a favore degli allevatori nelle regioni dell’Italia centrale colpite dal sisma permettendo al governo di versare loro «un ulteriore sostegno fino ad un massimo del 100% dell’importo già previsto dalla normativa precedente”. Il sostegno supplementare dovrà essere versato «al massimo entro il 30 settembre 2018» ed è destinato a far fronte alle avversità di mercato nel settore del latte e in altri settori zootecnici, in particolare quelli delle carni suine, delle carni bovine e delle carni ovine e caprine.

I contributi Cas Ma oltre alle problematiche legate al mondo dell’imprenditoria, ci sono da affrontare anche quelle spicciole: se le 18 Sae consegnate domenica – insieme alle 20 che a Norcia sono state sorteggiate, ma che saranno consegnate solo alla fine della prossima settimana – vanno incontro a quelle di una parte della popolazione; resta da affrontare il nodo ‘contributo-Cas’, che tante lamentele provoca tra chi non ha ancora ricevuto nulla o poco più. Il sindaco Alemanno ne parla con umbriaOn.

PARLA NICOLA ALEMANNO – L’INTERVISTA

Riapertura del centro storico Intanto a Norcia si lavora per riaprire il centro storico, anche in occasione della mostra mercato nazionale del tartufo nero, che si aprirà il 24 febbraio. «I lavori per la messa in sicurezza del campanile nella piazza principale sono già iniziati – ha assicurato – ma è in cantiere anche una passerella che consentirà di arrivare nel cuore della basilica di San Benedetto. Quando invece anche l’abside sarà messo in sicurezza, sarà possibile riavere il collegamento interno tra le due porte d’accesso: porta Ascolana e porta Romana».

Dov’era e com’era? Per quanto riguarda invece la ricostruzione, che sta partendo in contemporanea con la gestione dell’emergenza, «c’è ancora un grande interrogativo a cui proveremo a dare risposta ma che richiederà molti confronti». Nell’attesa che arrivi l’ordinanza del commissario Errani, ci si chiede se si ricostruirà davvero tutto dov’era e com’era. «Le nuove tecnologie e i nuovi materiali – risponde Almenno – aiuteranno senza dubbio a costruire edifici compatibili con tutte le normative antisismiche e laddove sarà possibile si ricostruirà con quelle tecniche. Ma il nostro è un territorio fortemente a rischio, che subisce terremoti circa ogni 25 anni e quando il sisma colpisce duramente, richiede un amore forte e profondo per continuare a vivere e investire lì. Ci sono delle faglie che potrebbero riattivarsi e nei posti dove è rimasto poco bisogna farsi delle domande. Penso a Castelluccio, alla basilica, alla frazione di San Pellegrino. Potranno essere ricreati nello stesso identico modo?». L’interrogativo è aperto, ma una certezza c’è: «Ci sarà bisogno di un confronto serio che tenga conto delle richieste dei cittadini ma che dia un peso preponderante a considerazioni di carattere tecnico-scientifico».

La fioritura Un altro dilemma che ancora non trova risposta è quello relativo alla fioritura delle lenticchie di Castelluccio, che tra fine maggio e inizio luglio richiama migliaia di turisti nel giro di pochi giorni. Alemanno è categorico: «Dovrà esserci, non è pensabile che chi ha la necessità di preparare la semina non possa raggiungere la piana di Castelluccio». Per arrivare fino in cima con i trattori, però, è necessario che sia riaperta la strada che collega Norcia alla ‘piana’. Per ora, sono stati stanziati 4 milioni di euro per i lavori che dovrebbero portare alla riapertura della strada, in tempo per la fioritura, ma gli agricoltori dovranno salire prima. Due sono le soluzioni: consentire loro di salire con i mezzi agricoli attraverso la frazione di Campi oppure tramite la riapertura della galleria di San Benedetto. «Anche se queste opzioni non dovessero essere possibile – ha concluso Alemanno – i trattori saranno a Castelluccio per la semina, anche a costo di caricare i trattori su container».

Le Sae in costruzione in via XX Settembre

Il lavoro da fare In Umbria si prevede che la fase di emergenza post sisma si concluderà entro l’estate 2017 quando, tra giugno e luglio, dovrebbe terminare la realizzazione delle casette – circa 900 – necessarie nei tre comuni più colpiti dell’Umbria (Norcia, Cascia e Preci). Ma in questi giorni si comincia a parlare di ricostruzione: veloce ma sicura, nel giro di 3-5 anni, seguita da tre ‘tavoli’ divisi per ambiti.  A fare il punto è la presidente della regione Umbria Catiuscia Marini, nel corso dell’incontro convocato a palazzo Donini sulla gestione dell’emergenza e l’avvio della ricostruzione nei territori colpiti dal terremoto. Alla discussione hanno partecipato, avanzando proposte e consigli, anche le camere di Confcommercio, Confindustria, le associazioni di categoria, i sindacati, l’Anci Umbria, Sviluppumbria e Gepafin.

Alemanno e Tajani a San Pellegrino

Progetto ‘socioeconomico’ «Se non ci saranno ritardi da parte delle aree che i comuni ci devono consegnare per le casette – spiega la presidente – entro luglio una parte preponderante dell’emergenza dovrebbe trovare una stabilizzazione». Ora, dunque, la Regione pensa a dare avvio alla seconda fase, quella più lunga e complessa della ricostruzione, della quale la Marini ha illustrato le linee guida. «Stiamo iniziando a lavorare alla legge regionale, il quadro finanziario è definito, ma adesso ciò che conta è immaginare un progetto ‘socioeconomico’ per la ricostruzione. Non ho mai pensato soltanto a rimettere in piedi quello che il terremoto ha danneggiato, ma anche a dare un progetto di futuro a questi territori». Un progetto, dunque, che punta a  far ripartire la vita economica e sociale delle aree più colpite -la Valnerina e lo spoletino – e che riguarda in primis la filiera legata al turismo, le strutture ricettive e agrituristiche che hanno subito un forte contraccolpo e tutte le attività connesse.

Macerie a Norcia

Tre tavoli Quanto al livello operativo, i lavori per la ricostruzione saranno articolati in tre direzioni: l’edilizia e urbanistica, gli aspetti socioeconomici e infine i servizi pubblici, sociali, sanitari e educativi. «Un evento così grave può essere un punto di partenza per ridefinire strumenti, politiche regionali e una parte di programmazione aggiuntiva», ha aggiunto la Marini.  Per quanto riguarda il secondo punto, il nodo centrale è quello delle imprese – circa 150 a Norcia, una ventina a Cascia e una quindicina a Preci. Su questo Alfiero Moretti, dirigente della Protezione civile regionale, ha parlato di delocalizzazione, quella prevista dall’ordinanza 9 del commissario speciale Vasco Errani. Adesso, i titolari di aziende fortemente danneggiate dal sisma potranno spostare le loro attività in edifici agibili anche in altri comuni, «purché ci siano accordi tra le amministrazioni, in deroga agli strumenti urbanistici esistenti». Nell’ambito dei servizi pubblici e sociali, particolare attenzione sarà data all’ospedale di Norcia e di Cascia, ma anche alle scuole. Su queste, il lavoro della Regione, coordinato dall’assessore Antonio Bartolini, va nella direzione di «individuare tutti gli edifici vulnerabili e portarli prima possibile all’ adeguamento».  La prima fase sarà coordinata dalla stessa presidente Marini e da una struttura tecnica regionale, mentre negli altri due tavoli ci saranno anche gli assessori coinvolti.  Sarà poi creato un ufficio speciale ‘Regione-Comuni’ con due sedi: una presso la Protezione civile di Foligno e una a Norcia. 

Le strade e Castelluccio Un altro tema in cima alle priorità della presidente è quello delle strade delle Valnerina e dei collegamenti Umbria-Marche-Lazio. «Se il terremoto fosse stato a dicembre o a gennaio – ha detto – avremmo avuto problemi anche per l’invio dei soccorsi (che a causa della neve non avrebbero potuto percorrere molte strade di montagna, ndr). Per questo è necessario un ragionamento di prospettiva sulle infrastrutture». Intanto, è stato presentato da Anas, Fabrizio Curcio e Vasco Errani un piano da 400 milioni di euro per l’adeguamento della viabilità esistente. «Uno stralcio importante sulla viabilità c’è e riguarda Castelluccio di Norcia, che è ancora isolato – ha annunciato Moretti – ma laddove la Provincia di Perugia sarà disponibile ad eseguire l’intervento, spetterà a lei la sistemazione della strada che porta a Castelluccio» . E la Regione, ha sottolineato la presidente, «continuerà a supportarla e a seguirla passo passo».

Norcia

Ricostruire in 3-5 anni La ricostruzione del 2017, al contrario di quella del 1997, sarà di tipo «privato». Come ha spigato la presidente Marini, la maggior parte delle strutture danneggiate sono case, edifici residenziale o che ospitano attività economico-produttive o ricettive. Poi vengono i beni culturali e solo in terza battuta il patrimonio pubblico inteso come infrastrutture, scuole e strutture sanitarie. L’obiettivo è quello di ricostruire in tempi brevi, nei prossimi 3-5 anni, perché i cittadini possano rientrare nelle case prima possibile. «Sarà una ricostruzione veloce, ma che non andrà a discapito della qualità né della sicurezza. Nel rispetto delle regole, userà imprese di questo territorio e lavoratori di questo territorio». Anche per questo, l’invito è rivolto alle associazioni di categoria, con le quali la regione intende condividere le informazioni e la gestione della fase attuativa. La sfida, rispetto alla ricostruzione di vent’anni fa, riguarda anche il tipo di danni: «Questa volta, penso a Castelluccio, abbiamo interi centri rasi al suolo. Sarà una ricostruzione diversa da quella che abbiamo conosciuto».

 ‘Modello Umbria’ «Dobbiamo riuscire ad utilizzare al meglio la ricostruzione quale occasione di investimento e di sviluppo, utilizzando anche canali finanziari diversi da quelli più strettamente dedicati alla riparazione del danno – ha continuato la Marini – Credo che le imprese commerciali, artigianali, turistiche, agricole e dell’agroalimentare non dovranno limitarsi alla ‘riparazione’, ma potranno anche contemporaneamente pensare all’innovazione, al miglioramento e alla realizzazione di imprese sempre più moderne ed al passo con i tempi e le esigenze del mercato. E questo veramente potrà essere il nuovo modello di ricostruzione e sviluppo umbro che cercheremo di condividere anche con le altre regioni interessate dagli eventi sismici».

«Partire in fretta» Positivo, al termine dell’incontro, il giudizio di Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria, che ha esortato le imprese a fare investimenti e progetti e la Regione a cominciare in fretta il processo di ricostruzione. «Ricostruire per ripartire. Noi ci crediamo – fa sapere in una nota – un avvio che valutiamo positivamente, così come l’individuazione di tre “binari” sui quali far proseguire il confronto: un tavolo delle costruzioni, un tavolo dello sviluppo economico e un tavolo per welfare e sanità. Ora è necessario partire, velocemente, perché le possibilità di rilancio dell’Umbria passano inevitabilmente dalla ricostruzione, che non è solo materiale, ma è prima di tutto una ricostruzione economica e sociale, che dovrà tenere in stretta connessione lo sviluppo delle aree interne con le altre opportunità e risorse che sono a disposizione dell’Umbria in questa fase. Ma le risorse, per quanto importanti, hanno bisogno di essere incanalate in investimenti e progetti e per questo è necessario che le imprese, attraverso le loro associazioni di rappresentanza, Confindustira in primis, abbiano uno scatto di orgoglio e protagonismo».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli