Terremoto, una scossa lunga un anno intero

Dalle 3,36 del 24 agosto 2016 la terra ha tremato per oltre 74 mila volte: 8 ogni ora. Il copione di una tragedia che purtroppo è ancora solo al primo atto

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di Francesca Torricelli

Erano le 3,36 della notte tra il 23 e il 24 agosto 2016, una violenta scossa di terremoto di magnitudo 6.0 con epicentro ad Accumoli (Rieti) ha fatto tremare l’Italia centrale. Un minuto dopo, alle 3,37, una nuova scossa di magnitudo 4.5 con epicentro sempre ad Accumoli ha fatto salire la paura. Ma questo, purtroppo, era solo l’inizio.

TUTTO SUL TERREMOTO IN UMBRIA

Il terremoto Più di trecento le scosse registrate nelle ore successive alla prima – tra cui quelle di 4.3 alle 3,56 con epicentro ad Amatrice (Rieti), 5.3 alle 4,33 a Norcia (Perugia), 4.1 alle 5,40 ad Amatrice, 4.4 alle 6,06 a Norcia, 4.5 alle 13,50 a Norcia – che hanno coinvolto 14 comuni in Umbria. Quelli maggiormente colpiti sono stati Norcia, Preci, Monteleone di Spoleto e Cascia, per numero più rilevante di persone ed edifici coinvolti in quanto più prossimi all’epicentro, e in parte Spoleto.

L’UMBRIA FERITA AL CUORE

L’emergenza Oltre 100 i volontari impegnati con gli operatori del 118 e della Protezione Civile per fronteggiare l’emergenza. Tra Cascia, Norcia e Scheggino sono state montate delle tende per ospitare le persone sfollate dalle proprie abitazioni e sono state allestite due cucine da campo, una a Norcia centro e l’altra nella frazione di San Pellegrino. Disagi anche sulle strade, come sulla ‘Tre valli umbre’ con traffico interrotto per il crollo di alcune pannellature della galleria e vari massi sulla carreggiata e per danni a un viadotto.

NELLE TENDE DOPO IL TERREMOTO – LE FOTO

Le vittime Barbara e Matteo, 42 anni lei e 44 lui. Un destino segnato, quello che li ha portati a ritagliarsi qualche giorno di vacanza ad Amatrice, in attesa della grande festa dove Matteo Gianlorenzi, giovane imprenditore orvietano, avrebbe lavorato con il suo banco. Dopo la prima grande scossa che la notte tra martedì e mercoledì ha squarciato l’intero paese, ci sono stati attimi in cui si è sperato, ma i minuti sono diventati ore, poi giorni. Mentre si continuava a scavare sotto ai resti di quello che il terremoto ha lasciato là dove prima sorgeva l’Hotel Roma, dove anche la coppia orvietana era ospite, la speranza a poco a poco ha lasciato spazio allo sgomento, al terrore, alla conferma di un sospetto terribile. Così come per Floriana Svizzeretto, la docente 59enne di origini narnesi, che ha perso la vita sotto le macerie del terremoto del 24 agosto ad Amatrice. Tra le vittime anche quattro componenti di un’intera famiglia umbra originaria di Camerata (Todi), piccolo paese di duecento anime tra le montagne di Todi e Avigliano Umbro. Adriano Sargeni – poliziotto 84enne in pensione -, la moglie, la figlia Gabriella e il genero Mauro Marincioni – finanziere in forza al comando provinciale di Rieti e in passato operativo anche a Terni – si trovavano nella casa di famiglia ad Amatrice insieme alle due nipotine di 10 e 12 anni che, fortunatamente, sono state estratte vive dalle macerie. Alla triste lista si è aggiunto anche Marco Santarelli, giovane 28enne di Castiglione del Lago e figlio del questore di Frosinone, Filippo Santarelli, che per ore è stato cercato dai soccorritori sotto alle macerie di Amatrice. Cresciuto nel paese che si affaccia sul Trasimeno, il giovane si era trasferito nel Lazio per completare gli studi e iniziare a lavorare come chef. Ad Amatrice era andato a trovare i nonni.

UN ANNO DOPO IL SISMA, LA GIORNATA A NORCIA – FOTO

Il campanile di Castelluccio Una nuova scossa – una delle oltre tremila che si sono susseguite dalla notte tra il 23 e il 24 agosto – è arrivata alle 13,36 del 31 agosto ed è stata di magnitudo 3.8. La terra ha tremato forte e una parte del campanile di Castelluccio è venuta giù. I danni alle abitazioni erano notevoli, per numero e gravità, mentre il patrimonio artistico aveva subito ferite difficilmente sanabili in poco tempo.

LA RICOSTRUZIONE DEL SISMA FATTA DALL’INGV – IL VIDEO

Ancora paura Nella notte tra il 2 e il 3 settembre una scossa di magnitudo 4.2 con epicentro a Norcia ha provocato di nuovo il panico nelle popolazioni già provate anche sotto il profilo psicologico. Così come quella delle 12,18 del 3 settembre con epicentro a Castelsantangelo sul Nera (Macerata). Ma la terra di fatto, dalla notte tra il 23 e il 24 agosto, non ha mai smesso di tremare. 

Gli sfollati Intanto aumentavano le persone assistite nei campi e nelle tende allestite dalla Protezione Civile; erano più di 4 mila gli sfollati censiti ai primi giorni di settembre. Oltre al terrore terremoto, nella popolazione aumentava anche la paura maltempo. L’estate li stava abbandonando lasciando spazio al freddo. La Regione Umbria intanto siglava un accordo con le associazioni di categoria rappresentative degli agriturismi – Confagricoltura, Coldiretti e Cia Umbria – per assicurare ospitalità alle popolazioni umbre colpite dal sisma nelle strutture ricettive del territorio regionale.

Non c’è limite al peggio Proprio quando si iniziava a parlare di soluzioni abitative – anche se con non poche polemiche – e ricostruzione, l’Umbria è stata nuovamente colpita al cuore dalla terribile scossa di magnitudo 6.5 che si è verificata la mattina del 30 ottobre 2016 alle 7,41 con epicentro a Norcia. La scossa più violenta degli ultimi 35 anni ha fatto crollare la basilica di San Benedetto di Norcia. Dopo la violenta scossa era rimasta in piedi solo la facciata, mentre a terra rimanevano le pietre con cui era stata costruita la struttura.

NUOVA SIMULAZIONE DA INGV – IL VIDEO

Danni ovunque Alcuni piccoli crolli si sono verificati nel centro di Terni ed hanno interessato in particolare edifici molto vecchi, ma per fortuna non ci sono stati feriti o danni particolarmente gravi. Anche a Calvi dell’Umbria la volta della chiesa di Santa Maria Maddalena è parzialmente crollata, così come la Consolazione di Todi. I sindaci, in quelle ore, hanno emesso ordinanze per la chiusura preventiva delle scuole in tutta la regione.

NORCIA VISTA DAL CIELO – IL VIDEO

Le macerie Piccoli borghi medievali ridotti a un cumulo di macerie, come Castelluccio e Campi di Norcia, gioielli architettonici e culturali interamente crollati, strade con il cemento che è esploso e montagne sventrate. E’ stata questa la furia del terremoto 6.5 che la mattina del 30 ottobre ha svegliato bruscamente il centro Italia. «Abbiamo dormito in macchina – raccontavano alcuni giovani – ma il freddo inizia a essere pungente e gli anziani non sanno dove andare. Abbiamo perso tutto, non abbiamo più niente».

«HO PERSO DUE CASE E IL LAVORO» – IL VIDEO

L’inverno Dalla notte del 24 agosto, quando ci fu il primo evento sismico – magnitudo 6.0 – ai primi di novembre, sono state registrate circa 23.300 scosse. Centinaia gli sfollati accolti da strutture alberghiere del Trasimeno e nel ternano. «Il nostro scopo è sopravvivere, almeno qui stiamo al sicuro», sospirava un uomo sull’ottantina. «Torneremo e rimetteremo in piedi Norcia», giurava Klea Cella, 17 anni. Il dramma di chi aveva perso tutto e che si trovava davanti una vera e propria montagna da scalare. Mentre la paura, la stanchezza, il freddo e le piogge hanno fatto aumentare la rabbia negli sfollati ospitati nelle tendopoli contrari alla realizzazione di container collettivi.

LE PRIME ‘CASETTE’ A NORCIA – LE FOTO

Le ‘casette’ A poco più di 3 mesi dalla prima scossa di terremoto in via XX Settembre a Norcia iniziavano a prendere forma le prime Sae (Soluzioni abitative di emergenza). Ma intanto le temperature erano sempre più basse e la popolazione cercava di cavarsela come poteva. Ancora pochi, troppi pochi, avevano ricevuto un primo contributo per l’autonoma sistemazione. Quelli che non erano partiti per il Trasimeno si erano sistemati in camper o roulotte di fortuna, magari prestati o donati attraverso la grande rete di solidarietà che si era creata già a partire da agosto.

UMBRIAON A NORCIA E CASTELLUCCIO – IL RACCONTO CON FOTO E VIDEO

Il Natale a Norcia Il 22 dicembre si sono accese le luci e tutta la città ha provato a ripartire riaprendo parzialmente la ‘zona rossa di Norcia. Una giornata di festa per grandi e bambini cercando di rendere un po’ più dolce un amaro Natale. Dopo il taglio del nastro e il passaggio della banda ai bambini sono stati donati i regali di Natale inviati da ogni parte d’Italia e del mondo. La promessa del sindaco Alemanno ai negozianti era quella di una possibile riapertura già nei giorni successivi. Già dal pomeriggio del 22 dicembre il bar di via Marconi aveva ripreso a fare i caffè, e molti altri negozianti erano rientrati nelle proprie attività per cercare, lentamente, di pulire i calcinacci e rimettere a posto le cose. 

Gelo e nuove scosse A gennaio, però, emergenza sull’emergenza. Mercoledì 18, mentre erano ancora a lavoro i mezzi del Genio dell’esercito, impegnati tra Norcia e Cascia, per cercare di sgomberare tutte le strade dalla neve, in particolar modo le frazioni di Frascaro e San Pellegrino, la principale necessità delle persone, impaurite dopo le nuove scosse di terremoto (4.7 alle 11,15; 4.6 alle 11,16; 5.4 alle 11,25; 5.0 alle 14,33) era di poter avere strade libere per potersi allontanare in caso di necessità.

La tragedia di Rigopiano E proprio il 18 gennaio, a seguito delle nuove scosse di terremoto, una valanga ha travolto l’Hotel Rigopiano di Farindola sul Gran Sasso. Ventinove le vittime tra cui Alessandro Riccetti, il 33enne di Terni che si trovava nell’hotel abruzzese in quanto impiegato da poco più di un anno presso la reception.

LA CONSEGNA DELLE PRIME SAE A NORCIA

La consegna delle Sae Il 19 febbraio a San Pellegrino di Norcia la consegna ufficiale delle prime Soluzioni abitative in emergenza, realizzate da un consorzio di imprese umbre, in particolare ternane. Un anziano signore si guardava attorno con lo sguardo di un bambino al Luna Park. Aveva visto il proprio mondo, quello di una vita, distrutto nel giro di una notte e finalmente si ritrovava in una casa. Ma ancora di lavoro ce n’era tanto da fare.

Sae e container collettivi Il terremoto ha messo in ginocchio gran parte dell’Italia centrale. Molte persone hanno perso la casa e in molti, lentamente, hanno provato a tornare alla normalità. Molte le storie che umbriaOn ha provato a raccontare, come quella della signora Edelweiss che ha ricordato come il ‘mostro’ le abbia portato via i ricordi di una vita, o Marina che tra le lacrime diceva: «Ho paura di non farcela a superare il dolore e l’amarezza per quanto è successo». Dopo quelle di San Pellegrino, il 5 marzo sono state consegnate anche a Norcia le prime Sae

Allevamenti e raccolto In tutto questo, nei territori colpiti dal sisma, c’era anche chi aveva perso gli animali, chi non aveva più stalle o ricoveri per i sopravvissuti: il sisma, infatti, aveva colpito un territorio a prevalente economia agricola. A poco più di sei mesi dalla prima scossa si contava una vera strage di oltre diecimila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto per l’effetto congiunto delle scosse e del maltempo che aveva fatto crollare le stalle e costretto gli animali al freddo e al gelo, con decessi, malattie e diffusi casi di aborto. Ma terremoto e maltempo avevano provocato anche un generale dissesto del territorio con ettari di terreno agricolo fertile franato. La paura di non poter procedere alla semina dei campi di lenticchia aumentava sempre più.

LA SEMINA DELLA LENTICCHIA – IL VIDEO

(Foto Alfonso Della Corte)

La semina della lenticchia, ma la terra tremava ancora Tutto è bene quel che finisce bene. Il 3 aprile, in una tipica giornata invernale a Castelluccio di Norcia con temperature intorno ai 5 gradi, forte vento, cielo grigio e un po’ di pioggia, è stata inaugurata la semina della lenticchia. «È un nuovo inizio, è la rinascita di Castelluccio – è stato detto – un momento storico, arrivato anche grazie alle istituzioni, in cui ci riappropriamo finalmente della nostra terra». Ma la sera del 27 aprile è tornata la paura perché l’Umbria tremava ancora. Una prima scossa alle 23,09 di magnitudo 3.5; la seconda alle 23,16 (4.0) e poi la terza alle 23,19 (4.1): tre scosse di terremoto in rapida successione e tutte con epicentro localizzato a nord ovest di Visso, tra l’Umbria e le Marche.

La ricostruzione Ad un anno dalla prima scossa del 24 agosto 2016 arriva l’ok al programma per i primi interventi di ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni culturali danneggiati. Il via libera è arrivato dalla cosiddetta ‘cabina di regia’: l’importo complessivo è di 31 milioni e 455 mila euro. Gli interventi coinvolgeranno municipi, strutture socio-sanitarie, cimiteri, strutture pubbliche a destinazione produttiva, municipi, beni culturali, strade e dissesti idrogeologici.

Il Cas Intanto il Contributo di autonoma sistemazione (Cas) continua a far discutere. Il 18 luglio, l’assessore regionale Antonio Bartolini ha precisato che «il diritto al Cas permane in capo al beneficiario fino alla riparazione dell’edificio danneggiato. La proroga è prevista fino al 19 agosto e presumiamo che verrà estesa. Il diritto al contributo permane, quindi non riteniamo necessario alcun intervento presso il Governo». Ma intanto i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle hanno chiesto alla giunta di «sollecitare con urgenza il Governo al fine di proseguire nell’erogazione del Contributo per l’autonoma sistemazione, vista l’ulteriore estesa grave crisi sociale che sarebbe viceversa innescata dall’improvvisa interruzione di tale provvidenza. Il numero delle famiglie aventi diritto, ma che ad oggi non hanno percepito contributi, nonostante siano ormai trascorsi mesi e mesi dall’inizio degli eventi sismici». Anche a Terni ci sono famiglie che sono state costrette ad abbandonare le loro case a causa del terremoto e a trovarsi una collocazione alternativa (pagando spesso affitti elevatissimi), dietro la promessa che le istituzioni si sarebbero fatte carico delle spese.

Le aziende Ma anche i commercianti iniziano ad essere veramente stanchi e anche un po’ arrabbiati. Il 5 agosto, infatti, hanno organizzato in piazza San Benedetto a Norcia un presidio di protesta per «informare sulle lungaggini burocratiche che ancora non permettono la realizzazione delle necessarie strutture facendo così saltare l’intera stagione turistica 2017 e compromettendo la sopravvivenza delle aziende e delle famiglie per il prossimo inverno dopo un anno senza reddito». La protesta arrivava a pochi giorni dalla presentazione del progetto per la struttura temporanea che nascerà al posto della cava abbandonata che affaccia sul Pian Grande. Tre strutture, che ospiteranno 10 ristoranti e un bar, per un totale di 1.560 metri quadrati, dove troveranno posto anche la Pro Loco, la scuola di volo, uno spazio per bancomat e servizi igienici, un info point per l’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

L’IDEA DEL ‘DELTAPLANO’ – IL VIDEO

Più di 74 mila scosse Dal 24 agosto 2016 l’Ingv ha registrato più di 74 mila terremoti nell’area interessata, monitorando, ogni giorno, la più importante sequenza sismica in Italia dal terremoto del 1980 in Irpinia e Basilicata. I numeri del terremoto in un anno Giovedì 24 agosto 2017 alle 11 l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in Via di Vigna Murata 605 a Roma, apre le porte per presentare i risultati del lavoro svolto dall’Istituto durante questi mesi, quanto di nuovo è stato compreso sulla dinamica dei terremoti e come l’Ente intende impegnarsi nello studio della sismicità per essere sempre più al servizio della Nazione.

LA POLEMICA TRA L’UMBRIA E L’INGV

I numeri del terremoto in un anno Da agosto dello scorso anno i vigili del fuoco hanno compiuto complessivamente 197.544 interventi: 1.136 per salvataggi di persone, 61.159 per recupero di beni dalle abitazioni e di merci e attrezzature dalle attività commerciali distrutte, 89.986 per sopralluoghi, verifiche tecniche sulle strutture e la messa in sicurezza degli edifici. Nello specifico, sono state salvate 32 persone nel Lazio a Cittareale, 572 persone nelle Marche tra Ascoli Piceno e Arquata del Tronto, 80 in Umbria a Norcia e 241 in Abruzzo, tra L’Aquila e Teramo (rispettivamente 16 e 225). Oggi sono 70 i vigili del fuoco in servizio e 27 gli automezzi operanti nell’area del cratere che interessa le quattro regioni di Lazio, Marche, Umbria ed Abruzzo. A distanza di un anno dalla terribile notte del 24 agosto 2016, quando alle 3.36 un sisma di magnitudo 6.0 con epicentro situato lungo la Valle del Tronto, ha distrutto paesi e frazioni, tra cui i comuni di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto, e a nove mesi dalle scosse devastanti del 30 ottobre 2016, che hanno colpito anche Norcia, Visso e altri centri di Umbria e Marche, nelle zone martoriate dal terremoto è stato rimosso solo l’8,57% delle macerie. In numeri: circa 227.500 tonnellate dei 2.657.000 stimati dalle quattro regioni (Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo).

«PAROLE E POCHI FATTI» – LA POLEMICA DELLA LEGA SUI RITARDI IN UMBRIA

Una fiaccolata per le vittime Per commemorare tutte le vittime dei tristi eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016, il Soccorso alpino e speleologico Umbria, ha deciso di ricordarle proprio a Castelluccio e sul Monte Vettore. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto gli uomini e le donne del Sasu saliranno sul Monte Vettore e, raggiunta la vetta alle 3.36.32, ad un anno dal sisma, accenderanno delle fiaccole in ricordo di tutte le vittime del terremoto, «con la speranza che quella luce possa ancora illuminare le vite di chi tanto ha perso, estendendo il pensiero e l’abbraccio anche a coloro che sono stati vittima del sisma che ha colpito Ischia».

Nuove Sae giovedì saranno consegnate ad Avendita (una frazione del Comune di Cascia) proprio in occasione dell’anniversario della prima terribile scossa di terremoto. «A un anno dai primi eventi sismici – informa una nota della Regione Umbria – giovedì sono in programma numerose iniziative per tracciare un bilancio di quanto è stato finora fatto nella fase dell’emergenza e per la ricostruzione». Alle 16, inoltre, verranno consegnati 10 nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica, realizzati da Ater Umbria, in località Sant’Eustachio di Norcia, destinati ad altrettante famiglie le cui abitazioni sono non agibili a causa del sisma. Saranno consegnate invece nei primi giorni di settembre le restanti 53 Sae di Zona Industriale B, per consentire il completamento dell’urbanizzazione delle aree attigue e di passaggio.

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