Tk, debiti e divisioni: sindacati in allarme

All’incontro a Bruxelles ha partecipato anche la Uilm: «Situazione preoccupante, l’Italia apra un confronto con la Germania»

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Una situazione «difficile» e «preoccupante», a causa di un debito sempre più massiccio, divisioni interne tra gli azionisti, investimenti a singhiozzo: che il quadro sia piuttosto scuro in casa ThyssenKrupp lo conferma l’analisi emersa nel corso del recente incontro tra i sindacati affiliati ad IndustriaAll Europe, la federazione sindacale europea, che si è tenuto a Bruxelles. All’appuntamento hanno partecipato 30 delegati in rappresentanza di Germania, Spagna, Francia, Italia e Svezia, tra cui quelli della Uilm nazionale che, in una nota, rende noto l’esito.

Il coordinatore del cae

Ad introdurre i lavori è stato il segretario di IndustriAll, Luc Triangle, che ha invitato i presenti a cogliere l’occasione del meeting per effettuare il massimo scambio di informazioni, vista la situazione incerta. Il quadro di riferimento tracciato dal coordinatore del cae (comitato sindacale europeo) di ThyssenKrupp, Markus Grolms, ha delineato una situazione alquanto preoccupante sulle prospettive del gruppo: le scelte che si stanno determinando e che verranno assunte nel prossimo futuro sembrerebbero avere una natura esclusivamente finanziaria per risolvere il problema dell’enorme indebitamento accumulato dalla multinazionale negli ultimi 10 anni. Un debito che sembrerebbe avere assunto un valore pari a circa 7/9 miliardi di euro accumulato, nel tempo, a causa di investimenti rivelatisi sbagliati, a partire da quelli effettuati in Brasile ed in Alabama.

Le due procedure

La decisione degli azionisti di voler contestualmente realizzare la costituzione della joint venture con Tata Steel (50/50%) per le produzioni dell’acciaio al carbonio e quella della separazione delle altre attività in due divisioni, Industrials e Materials AG, potrebbe rivelarsi un’operazione difficile: la prima dovrebbe realizzarsi nella primavera del 2019, ma solo a seguito dell’approvazione della direzione generale per la Competizione europea, mentre la seconda dovrebbe completarsi entro la primavera del 2020. Grande incertezza, dunque, aleggia sul futuro di un gruppo che ha fattura 42 miliardi di euro (anno 2017/2018), con 160.000 dipendenti ed è presente in 78 Paesi nel mondo.

Le frizioni interne

Ma quello che sembra emergere in questa fase – hanno sottolineato ancora i sindacati – è anche il disaccordo fra gli stessi più grandi azionisti della multinazionale (Fondazione Krupp, Civen, Elliot) su quali scelte compiere: soluzioni con interventi di distribuzione del debito complessivo nelle diverse società, per limitare l’impatto sulle realtà industriali e provare a dare una prospettiva al gruppo, oppure fare scelte di tagli netti, a partire da quello occupazionale, che ricevono maggiori gradimenti da parte del mercato o piuttosto procedere con un importante processo di dismissioni, fra l’altro in parte già avviato, per fare cassa? Un’aspra discussione interna fra gli azionisti che, come noto, ha già determinato una successione di dimissioni di top manager del gruppo a partire da Heinrich Hiesinger. Decisioni non facili per un gruppo che direttamente ed indirettamente controlla circa 600 società nel mondo.

Le conseguenze

«Da questo scenario – commenta la Uilm nella nota – un dato emerge chiaramente: la grande corazzata dell’industria tedesca dopo questo processo di trasformazione non sarà più la stessa. Quello che ci preoccupa già nell’immediato è che in questo periodo di transizione non si realizzeranno gli investimenti necessari per consolidare (per non parlare di sviluppo) le realtà industriali fino alla fine del processo: tutto questo potrebbe comportare un indebolimento delle attività industriali, minore redditività ed aumento del debito, entrando in un circolo vizioso senza prospettiva alcuna». Per quanto riguarda l’Italia, prioritariamente, soprattutto perché ritenuta strategica per la siderurgia italiana nelle produzioni inox, la Uilm spiega che sarà attenta «a seguire eventuali riflessi che si potrebbero determinare su Acciai Speciali Terni; ma la stessa Berco, altrettanto importante realtà industriale italiana, ne potrebbe essere coinvolta».

Nuovo appello al governo

«Come Uilm – prosegue la nota – ci auguriamo che quanto prima ci sia uno scenario di certezza. Abbiamo già sollecitato il governo a monitorare l’evolversi del processo di riorganizzazione della multinazionale tedesca ed aprire un confronto diretto con la Germania per tutelare attività industriali ed occupazione. Nel frattempo che si definisca meglio la strategia Thyssenkrupp e si individuino iniziative comuni sindacali e governative, italiane ed europee, occorrerà svolgere una costante azione a livello di singole realtà industriali, a partire proprio dal confronto sul nuovo piano industriale di Ast Terni, che si è avviato in questo mese, a tutela dell’occupazione e della capacità produttiva».

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