Trasporti in Umbria: «La mia Odissea»

Il racconto di un pendolare che mercoledì sera ha impiegato 3 ore e 30 minuti per percorrere il tragitto Roma Termini-Orte

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«Mercoledì sera ho impiegato 3 ore e 30 minuti per percorrere il tragitto Roma Termini-Orte, all’interno del treno ‘RV2328 Roma Termini-Ancona’, con partenza alle 18.35. Un treno che, a detta del funzionario della sala operativa della questura di Roma, non sarebbe dovuto partire». Un viaggiatore, tramite una mail inviata al Comitato pendolari Terni e Orte, ricostruisce la sua disavventura.

Nessun annuncio «Il treno è partito con un gravissimo ritardo da Roma Termini, almeno 30 minuti, e ha impiegato un’ora per percorrere il tragitto Roma Termini-Settebagni, con numerose soste. Per più di un’ora e mezza noi passeggeri non abbiamo ricevuto nessun tipo di annuncio e il capotreno risultava irreperibile. Intorno alle ore 20 una donna viene colpita da forte ansia e ho deciso, quindi, di chiamare il numero di emergenza 112 per capire cosa stesse succedendo. L’operatore ci ha visualizzato in località Fidene, prigionieri del treno da un’ora e mezza, eravamo ancora dentro Roma».

Il disservizio A quel punto l’operatore del 112 ha smistato la chiamata alla questura di Roma. «Il funzionario della questura che mi ha assistito telefonicamente – racconta il pendolare -, mi ha detto di aver ricevuto decine di chiamate anche da altri treni e mi ha spiegato che dalle 15 di mercoledì la Rete ferroviaria italiana aveva la linea Roma Termini-Settebagni bloccata e che il disservizio era noto da ore. Mi ha detto, inoltre, che tramite la polizia ferroviaria avrebbe cercato di sollecitare il capotreno a svolgere un’azione informativa, concordando con me sul fatto che con una linea bloccata il treno non sarebbe dovuto partire e si sarebbero dovuti predisporre dei servizi sostitutivi».

L’allerta Il funzionario della questura, gentilmente, «alle 20.15 preoccupato mi ha richiamato per sapere se ci fossero delle situazioni di pericolo o emergenza. Mi ha spiegato che la questura era in allerta e che si era messa in contatto con la polizia ferroviaria. Ho raccontato al funzionario che alle 20.05 il capotreno aveva provveduto ad informarci che il treno sarebbe passato sulla linea lenta. Ho spiegato, inoltre, al funzionario che la situazione era diventata psicologicamente insostenibile in quanto erano presenti persone disabili, anziani in piedi e bambini che piangevano».

Servizi sostitutivi In tutto questo il capotreno era di nuovo irreperibile. «Solo alle 20.56 ha fatto ritorno in carrozza – dice il viaggiatore – e a quel punto ho potuto dirgli di voler presentare denuncia perché il treno non sarebbe dovuto partire essendo bloccata la linea e che Trenitalia avrebbe dovuto prontamente predisporre un servizio bus sostitutivo. Gli ho chiesto di provvedere a segnalare alla Protezione civile la situazione affinché i passeggeri diretti ad Ancona fossero adeguatamente assistiti».

La denuncia Ma il capotreno «si è rifiutato di ricevere la mia denuncia e allora gli ho chiesto di poter parlare con la sala operativa di Trenitalia e di chiamare la polizia ferroviaria, ma lui non ha voluto verbalizzare e se n’è riandato». All’arrivo ad Orte, «alle 21.15, sono stato finalmente identificato dalla polizia ferroviaria a bordo treno e sono stato invitato a presentare formale denuncia. Molti gli agenti di polizia ferroviaria sui binari di Orte perché decine erano state le chiamate ricevute dai passeggeri». L’atteggiamento del capotreno «non è stato adeguato alla situazione, era sfuggente e declinava le responsabilità della propria azienda».

120 minuti di ritardo Il treno è giunto a Terni «solo alle 21.48, ma per Rete ferroviaria italiana il ritardo era di soli 80 minuti, invece, erano almeno 120 minuti con viaggiatori né informati e né assistiti». Contemporaneamente, sulla linea ad alta velocità, «la circolazione ferroviaria era regolare e numerosi convogli passavano regolarmente, compresi altri interregionali veloci partiti addirittura successivamente. Non ne possiamo più di essere vessati come cittadini e soprattutto come clienti di questa azienda».

Azione legale Mercoledì per l’autore della denuncia, «si è sfiorato lo psicodramma. Personalmente ho provveduto a placare gli animi di persone che in preda al panico volevano azionare il freno di emergenza e scendere alla stazione di Poggio Mirteto, aggredendo verbalmente il capotreno. Intendo, se possibile, tramite i Comitati, proporre un’azione legale in sede civile e penale per i gravissimi disservizi provocati da Trenitalia e Rfi».

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