Trasporti in Umbria: «Nuovi tagli in vista»

Gianluigi Giusti (Coordinamento pendolari): «Studenti trascurati, troppi ‘buchi’ negli orari, Regione tace sulle ‘penalità’ a Trenitalia e a gennaio si teme il peggio»

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Oltre che vecchi e malandati (secondo il rapporto Pendolaria), i treni umbri sono sempre di meno: «Fino al 10 dicembre ce n’era uno che fermava a San Liberato di Narni la mattina intorno alle 7 e al ritorno intorno alle 14,25. Si trattava di un servizio effettuato solo nel periodo scolastico, ma secondo rilevazioni fatte da Trenitalia  – dice Gianluigi Giusti, del Coordinamento dei comitati pendolari umbri – in tre periodi specifici dell’anno non salirebbe nessuno, mentre a noi risulta che, quanto meno, la mattina sia utilizzato da studenti diretti a Terni».

‘Buchi’ nell’orario Ovviamente, dice Giusti, «abbiamo chiesto informazioni sulle frequentazioni e se possibile che fossero fatte almeno nei giorni precedenti il cambio orario e se confermato il basso utilizzo, si trovasse una soluzione con il comune di Narni. Non abbiamo avuto risposta. Inoltre – insiste – con il cambio orario, dall’11 dicembre l’Intercity 534 Roma-Ancona è stato anticipato alle 7,40 mentre prima partiva alle 9,35 ed il regionale 21630 Roma Tiburtina-Terni, effettuato dalla exFcu ora Busitalia, che prima partiva alle 8,32 è stato anticipato alle 08,25, percorrendo sempre la linea storica, ma dato che tale treno è ‘pagato’ dalla Regione Lazio, la stessa, o chi per essa, ha deciso che questo treno effettui la fermata commerciale nel Lazio – a Fara Sabina, oltre che ad Orte –  ed ha soppresso l’unica fermata umbra che il treno effettuava prima di Terni, cioè Narni-Amelia. A fronte di queste due ultime modifiche l’ultimo treno che percorre la tratta umbra fino a Foligno è il solo RV2480 da Roma 7,58, poi fino alle 11,28 non c’è altro».

Sabato ‘nero’ La stessa cosa, insiste il rappresentante dei pendolari, «accade il sabato, tanto che da anni denunciamo un ‘buco orario’ per i treni diretti per Roma da Perugia e viceversa. Per questo mi sono rivolto alla Regione Umbria, riproponendo, a novembre scorso, la richiesta già fatta e ribadita più volte, di considerare l’opportunità di effettuare anche nei giorni di sabato la coppia di treni regionali veloci 2485/2486. Una proposta determinata da una doppia valenza: la copertura della fascia oraria che va tra le 11,05 e le 15,56, con servizi diretti, ad oggi inesistenti, dal capoluogo di Regione verso la Capitale, tanto che da Roma verso Perugia non vi è alcun servizio diretto, dopo la partenza del RV2484 alle ore 14,28, fino alle ore 18,58».

Tempi lunghi Di fatto, denuncia Gianluigi Giusti, «i viaggiatori sono costretti a ‘tagli di carico’ – direzione Roma, a Foligno e/o Orte – con percorrenza superiore alle tre ore; mentre a salire, verso Perugia, con coincidenza a Foligno, comporta un’attesa di più di un’ora o vedersi costretti ad usufruire del FB per Ravenna, con ulteriore aggravio di spesa stante la tipologia di treno, che, altresì, non effettua fermata a Spoleto».

E a gennaio? Si ipotizza, poi, che dal prossimo gennaio «possano essere a rischio di cancellazione alcuni treni IC.
L’assessore regionale ai trasporti della Toscana, Vincenzo Ceccarelli, qualche giorno fa – dice Giusti – ha paventato che potrebbero essere soppressi convogli molto utilizzati dai pendolari sia toscani che umbri, oltre che da viaggiatori comuni, in particolare due coppie di treni sulla tratta Napoli-Milano. La ragione ufficiale di questo taglio sembrerebbe strettamente economica. Secondo la valutazione di Trenitalia, infatti, questi Intercity non sarebbero redditizi e quindi dovrebbero essere sostituiti con convogli ad Alta Velocità, opzione che garantirebbe maggiori introiti per l’azienda. In realtà gli IC sono, dal nostro punto di vista, complementari sia al trasporto regionale che al trasporto Alta Velocità ed eliminarli sarebbe un errore perché non solo non garantirebbe significativi aumenti di incasso, ma metterebbe in difficoltà migliaia di viaggiatori».

Le ‘penalità’ Ma il rappresentante dei pendolari ha fatto, di recente, anche una richiesta specifica alla Regione Umbria:
«Presa visione della delibera di giunta  507 del 9 maggio scorso, avente per oggetto ‘Servizio di trasporto regionale gestito da Trenitalia S.p.A.. Ricognizione conclusiva degli interventi di razionalizzazione ed efficientamento nel periodo di vigenza contrattuale 2009 – 2014’ – spiega – ho chiesto di  come sono state imputate contabilmente e comunque come sono state utilizzate, anche parzialmente, le somme versate ogni anno da Trenitalia S.p.A. alla Regione Umbria a titolo di penalità e decurtazioni, come stabilite dal contratto di servizio per il periodo 2009/2014. Inoltre, ho chiesto di sapere a quanto ammontano gli importi residui non utilizzati, e se sono state già stabilite modalità di impiego degli stessi. Ove non siano state ancora determinate, mi permetto di suggerire, come già fatto più volte in passato, che dette risorse potrebbero essere utilizzate per il potenziamento di quei servizi ferroviari necessari per la mobilità regionale, in particolare da e per Roma, in modo da limitare i disagi quotidiani degli utenti, siano essi pendolari e/o viaggiatori saltuari, e rendere più efficiente il trasporto integrato. Il problema è che nessuno si degnato di rispondere».

Il pronunciamento Secondo Gianluigi Giusti questo sarebbe ancor più grave, «dopo che una sentenza della Corte Costituzionale (la 273 del 2013; ndr) ha ritenuto che l’intervento del legislatore statale attraverso un contributo al finanziamento del trasporto pubblico locale è diretto a garantire esigenze di omogeneità nella fruizione del servizio che rispondono ad inderogabili esigenze unitarie, anche in un ottica di tutela del diritto di circolazione dei cittadini riconosciuto a livello di carta fondamentale, e dunque i relativi stanziamenti rimangono di fatto soggetti ad un vincolo di destinazione, analogamente a quanto previsto per i finanziamenti vincolati. Sulla scorta di tale assunto, c’è dunque motivo di ritenere che pure le penalità e le decurtazioni di cui sopra, come anche quelle pagate dai vari prestatori di servizi, debbano essere soggette a vincoli di destinazione in bilancio, in quanto dette somme non sono altro che il ristoro per disservizi e altri inadempimenti, e quindi sono volte a reintegrare quelle già elargite dalla Regione al prestatore di servizi, provenienti dal ‘Fondo Nazionale per il concorso finanziario dello Stato, agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario’».

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