Trasporti in Umbria: «Problemi di gestione»

Per Gianluigi Giusti (Comitato pendolari umbri): «Non si può parlare di crisi della domanda, ma di errori nelle scelte di politica industriale»

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Gianluigi Giusti

di Gianluigi Giusti
Comitato pendolari umbri

Leggiamo con un certo imbarazzo la dichiarazione rilasciata dall’assessore pro tempore ai trasporti della Regione Umbria circa la questione Carta tutto treno e Freccia Bianca. Sappiamo purtroppo sin troppo bene che tutti i Governi, fin dalla prima repubblica, hanno progressivamente diminuito i fondi per il settore trasporti. E certamente comprendiamo che l’assessore, visto il ruolo istituzionale rivestito, debba difendere le scelte della Giunta o comunque le decisioni prese da qualcuno all’interno della stessa. Ma questo non lo esonera da un po’ di sano ed onesto realismo.

Non si può, in particolare, dare la colpa della recente scelta di restringere le possibilità di fruizione della Carta ad una generica crisi del trasporto pubblico locale. In tantissime regioni italiane del centro e del nord, quali Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, infatti, ci risulterebbe che si stiano effettuando significativi investimenti nel settore, sia con l’acquisto di nuovi materiali, sia con l’attivazione di nuovi servizi ferroviari. Ad esempio, a partire dal 30 gennaio sappiamo che verranno istituite corse regionali sulla tratta Milano/Brescia e corse regionali Fast sulla tratta Torino/Milano che collegheranno le città con pochissime fermate intermedie.

E questo, sia stanziando risorse proprie regionali che utilizzando i ‘famosi’ fondi europei per la mobilità, a cui, per quanto ci consta, in questi ultimi anni la nostra Regione non ha mai fatto ricorso, né, forse, neppure pianificato un possibile utilizzo. In fin dei conti, se c’è mercato gli investimenti sono quantomai utili e necessari. Ma sembrerebbe che questa basilare legge economica non sia stata ben interiorizzata dai nostri amministratori locali. Quando si dice che un settore è in crisi, si dovrebbe quanto meno contestualizzare il senso dell’affermazione.

Quotidianamente, infatti, in Umbria vi sono decine di migliaia di persone che utilizzano il trasporto pubblico su rotaia per andare a lavorare. Ad essi debbono poi aggiungersi i numerosi turisti in visita alle bellezze della nostra Regione. Di certo, dunque, non si può parlare di una crisi sotto il profilo della domanda. Potrebbe, quindi, più correttamente parlarsi non di una crisi ma di criticità derivanti da una non corretta gestione, da errori nelle scelte di politica industriale, da insufficiente vigilanza sugli accadimenti del settore (a tal proposito non si può non ricordare la vicenda della exFCU e Umbria Mobilità).

O anche, più semplicemente, criticità imputabili ad una mancata razionalizzazione dei servizi, con corse sovrapposte treno/bus, con tagli di fermate di treni, con corse di autobus che viaggiano praticamente vuoti per mancanza di utenti, con tempi biblici di percorrenza per raggiungere su rotaia Roma o Firenze, con orari scoperti nei collegamenti da e per Roma il sabato o la mattina da Roma a seguito dell’anticipo, con il cambio d’orario, della partenza del treno IC per Ancona,

E correndo con il pensiero al piano regionale dei trasporti, non possiamo non domandarci se siano stati definiti i cosiddetti piani di bacino che sembrerebbero almeno fino a poco tempo in alto mare. D’altro canto, anche nelle stesse dichiarazioni dell’assessore trapela una ben precisa scelta delle istituzioni regionali dell’Umbria di dare maggior attenzione all’infrastruttura stradale a scapito di quella ferroviaria, a dimostrazione della mancanza di una vera cultura del trasporto pubblico su ferro. Eppure, un riassetto complessivo e coordinato delle infrastrutture, sia ferroviarie che stradali, andrebbe a vantaggio dell’intero sistema economico regionale. Ma questo è un discorso che ci porterebbe molto lontano.

Tornando, dunque, alla questione della Carta tutto treno, quei 600 pendolari che l’assessore ha citato come unici fruitori di tale titolo di viaggio somigliano molto ai ben più famosi 600 cavalleggeri della Brigata leggera inglese della carica di Balaklava nella guerra di Crimea del 1854, lanciati allo sbaraglio per le indecifrabili decisioni prese da chi era al comando. Perché i tanto vituperati pendolari sono coloro che alzandosi di buon ora la mattina tra mille difficoltà si recano per motivi di studio o di lavoro in altre regioni, pur pagando le tasse in Umbria, e che passivamente subiscono le imperscrutabili scelte della politica che ricadono su di loro in modo inesorabile quanto esiziale.

Per questo, in un’ottica di tutela, sull’utilizzo delle risorse e sull’ammontare delle spese non possiamo non porci delle domande. L’assessore dichiara che i costi della Carta tutto Treno a carico della Regione Umbria sono i più elevati tra le Regioni che l’hanno adottata. E noi vorremmo sapere il perché, visto che ad esempio dalla Toscana per venire a Roma gli IC e i Freccia Bianca percorrono più chilometri dei nostri treni sulla Direttissima (ovviamente se la questione chilometrica fosse uno dei motivi degli elevati costi).

Come vorremmo sapere perché le somme che Trenitalia Trasporto Regionale dell’Umbria ha pagato (e pagherà), come previsto dal contratto di servizio, alla Regione Umbria a titolo di penalità e/o decurtazioni per disservizi (ossia in concreto per i disagi dei viaggiatori) confluiscano nel bilancio generale della Regione e non più nello specifico capitolo relativo all’assessorato ai trasporti, così privandolo di risorse significative da destinare al miglioramento del servizio pubblico, magari anche, ci permettiamo di osservare, al sovvenzionamento della Carta tutto treno.

Ciò che certamente non vorremmo è che il richiamo dell’assessore al mancato rinnovo dell’accordo delle Marche sulla Carta tutto treno preluda ad una scelta analoga che potrebbe essere adottata dalla Regione Umbria in futuro. Perché sarebbe veramente troppo. Per questo, non possiamo non apprezzare la levata di scudi dei numerosi politici sulla vicenda, sperando che non sia solo una cosa momentanea e che continuino a vigilare e a battersi insieme a noi a tutela del diritto alla mobilità e della dignità dei pendolari e viaggiatori.

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