Trasporti in Umbria: «Sempre discriminati»

Gianluigi Giusti (Coordinamento Comitati Pendolari Umbri): «Mentre i maggiori profitti vengono fatti con le linee regionali, si continua a dare la precedenza ai treni veloci»

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Della cosa si sono occupati i media nazionali – La Repubblica e Il Corriere della Sera in particolare – ma sulle ricadute che la decisione di concedere ulteriori priorità ai treni ad alta velocità hanno su quelli che percorrono la rete locale, è stata inviata una nota agli assessori regionali ai trasporti di Marche, Umbria, Toscana; al ministero Infrastrutture e trasporti MIT; all’Autorità regolazione dei trasporti; all’AD di Trenitalia e di Rfi; ed al direttore nazionale del trasporto regionale di Trenitalia. Ecco il testo

Gianluigi Giusti

di Gianluigi Giusti
Coordinamento Comitati Pendolari Umbri (Comitato Pendolari RomaFirenze, Comitato Pendolari Terni, Comitato Viaggiatori Bacino Gubbio Urbino, Comitato Pendolari exFCU Alto Tevere, Comitato Pendolari Teverina)

Gentilissimi,
solo pochi mesi fa con la nostra nota del 31/07/17, indirizzata al MIT ed agli indirizzi Istituzionali di riferimento sia delle Regioni Umbria e Toscana che di RFI e Trenitalia, avevamo affrontato alcune questioni relative alla linea AV/AC Roma/Firenze, puntando in particolare l’attenzione sui ritardi, nella tratta Settebagni/Orte e v.v., dovuti alle prolungate soste a cui sono costretti alcuni treni sovraregionali, anche in fascia oraria pendolari pomeridiana (ad esempio il RV2488 Roma/Perugia), per consentire il passaggio di batterie di AV con direzione sia nord che sud, in caso di ritardo di quest’ultime.

Può addirittura capitare che, sempre per questioni di priorità, detti convogli sovraregionali vengano, a volte, instradati sulla vecchia linea ordinaria, conosciuta meglio come storica, con un consistente aumento dei tempi di percorrenza.

Tutto ciò in contrasto con le indicazioni di cui al paragrafo 4.4.4.2 comma 2, del PIR (Prospetto Informativo Rete) di RFI rubricato appunto Criteri di priorità.

Purtroppo sono anni che il Coordinamento Comitati Pendolari Umbri, in quanto soggetto rappresentante interessi di rilevanza sociale nell’ambito del trasporto pubblico, denuncia i disagi conseguenti a tali scelte.

Per questo, non senza apprensione, abbiamo appreso la notizia – diramata da un noto giornale nazionale – dell’esistenza di una circolare interna di Rete Ferroviaria Italiana inviata alle sale operative dell’azienda avente ad oggetto il “migliorare gli indici di puntualità dei treni a mercato”, cioè quelli dell’alta velocità (sia Frecce che Italo), riducendo la soglia di ritardo massimo previsto da 15 minuti a 5 minuti.

Si tratterebbe di nuove regole da applicare in caso di emergenze e problemi alla circolazione che per Ferrovie servono a “stabilizzare l’intero sistema”.

Nell’articolo si evidenzia che “partendo dal presupposto che l’obiettivo prioritario del gestore della circolazione è limitare quanto più possibile gli scostamenti dei treni dalle proprie tracce orarie assegnate, Rfi ha deciso di introdurre un ulteriore indicatore di qualità, al momento in via di sperimentazione, considerando la puntualità dei treni a mercato non solo entro i 15 minuti (come previsto dalle norme europee) ma anche entro i 5 minuti di arrivo nella stazione di destinazione finale. L’applicazione delle nuove norme non implica un peggioramento delle performance dei regionali, e le stesse norme prevedono verifiche periodiche per valutare i risultati e gli effetti sulle altre tipologie di convogli e per introdurre eventuali ulteriori miglioramenti alla gestione del traffico”.

Si tratta evidentemente di precise decisioni politico-commerciali, forse in vista di una futura privatizzazione del ramo d’azienda relativo all’Alta Velocità da parte di Ferrovie dello Stato Italiane, che al momento è stata rinviata, ma che certificano quanto da tempo accade quotidianamente, come sopra detto, nella tratta Settebagni/Orte e v.v..

Tuttavia, vista l’esperienza ad oggi, le scelte adottate lasciano ampi margini di dubbio in ordine alla mancanza di ripercussioni pregiudizievoli sui treni regionali e sovraregionali utilizzati dai pendolari ed utenti ordinari.

Se, come per esperienza temiamo, così fosse, quanto annunciato non solo andrebbe ad incidere su diritti fondamentali dei cittadini, come quello al lavoro e alla mobilità, ma creerebbe vistose disparità in contrasto con i principi cardine della nostra Carta Costituzionale enunciati agli articoli 2 e 3.

È come se i viaggiatori dei treni regionali e sovraregionali, in particolare i pendolari, fossero considerati, scusate il termine forte, dei “minus habentes”, nell’accezione più letterale, ossia aventi meno diritti di quelli riconosciuti ad altri, con forti diseguaglianze tra tra chi prende un treno AV a mercato e chi utilizza un servizio contribuito.

E tutto questo avendo come protagonista una Società che ha per unico socio il Ministero dell’Economia e Finanze, cioè lo Stato Italiano.

Non dimentichiamoci, poi, che il rapporto di passeggeri tra i servizi AV e i servizi sovraregionali è di 1 a 100.

Tant’è che proprio pochi giorni fa un’altra testata giornalistica nazionale riportava che “i maggiori profitti Trenitalia li fa grazie al servizio passeggeri regionale. Quello universale, partecipato dallo Stato e dagli enti locali. Quello accusato di essere foriero di perdite e di pochi investimenti. Spesso accusato di ritardi e malfunzionamenti. Croce per i pendolari che affluiscono nelle grandi città ogni giorno per recarsi a lavoro. Analizzando il bilancio 2016 di Trenitalia si nota come il servizio passeggeri regionale ha chiuso con un Margine Operativo Lordo in aumento del +9,2%, passando da 718 milioni del 2015 a 783,9 milioni di euro del 2016. Ciò grazie essenzialmente all’aumento dei ricavi da prestazioni, cioè dei ricavi a valere sui contratti di servizio con le Regioni.” E riportava, altresì, una dichiarazione resa in una recente intervista da Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di FSI : «Nel 2016 — ha detto — i due business che sono andati meglio sono la rete gestita da RFI e i treni regionali, terza la lunga percorrenza…. Al momento quello che genera utili sono rete e treni regionali».

È evidente che questo è uno dei tanti paradossi all’italiana!

Per quanto sopra, auspichiamo l’intervento immediato sia del Ministero Infrastrutture e Trasporti, Direzione Infrastruttura e Trasporti Ferroviari, nella persona del Direttore Generale, che degli Assessori competenti di Marche, Toscana ed Umbria (le regioni che riteniamo potenzialmente più interessate a questa scelta, anche a fronte degli accordi sottoscritti dalle stesse con RFI e Trenitalia), affinché sia garantito l’accesso con pari dignità ai treni regionali all’Infrastruttura Ferroviaria AV/AC Roma/Firenze, che consideriamo vitale per i servizi sovraregionali di dette Regioni, sia nel tratto Settebagni/Orte e v.v., che Figline Val d’Arno/Firenze e v.v..

La presente viene inviata anche all’Autorità di Regolazione dei Trasporti per quanto di sua competenza ed in vista della prossima emanazione del regolamento sulle condizioni minime di qualità dei servizi di trasporto passeggeri per ferrovia, nazionali e locali, connotati da oneri di servizio pubblico.

L’attenzione del Coordinamento rimarrà comunque alta sulle ripercussioni delle preannunciate scelte, a tutela dei diritti e degli interessi dei pendolari.

 

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