Turismo, l’estate nera dell’Umbria post sisma

In attesa dei dati ufficiali Federalberghi stima un -20% di turisti, soprattutto italiani. «Colpa del panico e della comunicazione distorta»

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Non lasciano ben sperare i dati, ancora parziali, sugli arrivi e le presenze nella stagione estiva in Umbria dopo il terremoto dello scorso anno e le scosse che, ancora, continuano a farsi sentire. 

Federalberghi A parlare di un calo drastico per il turismo del cuore verde d’Italia è Rolando Fioriti di Federalberghi Umbria, in attesa di poter stilare un bilancio definitivo. «Ci aspettiamo un calo di turisti superiore al 20% rispetto alla primavera-estate dello scorso anno – afferma – con particolari difficoltà per quelle città che vivono soprattutto di turismo organizzato, a partire da Assisi, Perugia e Orvieto. Meglio per i comprensori che attirano più famiglie e stranieri, come il Trasimeno e Foligno».

Panico e comunicazione Secondo il direttore dell’associazione infatti, «gran parte dei problemi legati al terremoto, figli dell’effetto panico e di una comunicazione distorta avrebbero inciso sui viaggi organizzati, dal turismo religioso alle gite scolastiche, che vengono programmati con 6-9 mesi d’anticipo, fino a un anno per i tour operator internazionali». Conferme in questo senso arrivano dall’assessore regionale al Turismo, Fabio Paparelli, che anticipa qualche numero: «Nei mesi tra gennaio e maggio 2017 noi registriamo un -25% di arrivi ma, dato significativo, solo – 15% di presenze. I turisti quindi arrivano in misura minore, ma si fermano più a lungo». Un quadro, questo, in lento miglioramento, se si considera che nei primi tre mesi del 2017 gli arrivi in Umbria rispetto allo stesso periodo del 2016 erano calati del 32% e le presenze del 19.88%.

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Meno italiani «Il dato che si continua a registrare – afferma ancora Paparelli – è che il calo riguarda maggiormente gli italiani rispetto agli stranieri. Nelle presenze vengono conteggiati anche gli sfollati ospitati negli hotel della regione che, però, sono sempre meno e vengono compensati dai tanti posti letto persi nelle strutture inagibili del cratere». Nel frattempo hanno preso il via le campagne di comunicazione e di promozione, portate avanti da Regione e privati, per cercare di rimettere in moto il settore. «Sono state azioni molto utili a recuperare l’immagine di regione tranquilla e pronta ad accogliere che l’Umbria aveva perso dopo il sisma – sottolinea Fioriti – ma gli effetti non sono immediati, si manifesteranno sul medio-lungo periodo. I danni nel turismo organizzato per questa stagione sono stati fatti molti mesi fa: penso a quello scolastico che è scomparso totalmente in primavera. Questo vale per tutta la regione indistintamente, a prescindere dalla vicinanza al cratere, ma già in autunno-inverno, in particolare a Natale, ci aspettiamo un recupero».

I festival Intanto, a Perugia e a Spoleto si sono conclusi da pochi giorni due delle kermesse culturali più importanti della regione – Umbria Jazz e il festival dei Due Mondi – per i quali si è parlato di calo delle presenze. «Non abbiamo ancora dati certi – spiega Fioriti – ma si è lavorato meno che negli anni passati, penso sia ragionevole ipotizzare un -10-15%. Se sono stati venduti meno biglietti, è chiaro che anche le strutture ricettive e la ristorazione abbiano lavorato un po’ meno. Ben vengano comunque i grandi eventi che, sebbene inferiore agli anni passati, hanno portato movimento. Il problema è più grave là dove mancano iniziative: lì vediamo una realtà gravemente compromessa per quest’anno. Siamo ottimisti – conclude – ma per il futuro».

Umbria Jazz Non è d’accordo sulla diminuzione delle presenze ai grandi eventi, invece, l’assessore Paparelli: «Al Festival dei Due Mondi c’è stato il pienone per tutte le serate mentre la percezione del calo ad Umbria Jazz è sbagliata: le piazze sono rimaste più vuote soltanto per le misure di sicurezza prese, quindi è complicato fare un raffronto con gli altri anni». 

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