UJ19, ovazioni per B.A.M. e Paolo Conte

Perugia, domenica di successo al teatro Morlacchi e all’Arena Santa Giuliana nell’ambito di Umbria Jazz 2019

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di G.N.

Una pennellata dopo l’altra, come a comporre un quadro che di nota in nota cambiava forma e immagine: è lo straordinario concerto dei B.A.M. andato in scena, domenica pomeriggio al Teatro Morlacchi di Perugia, nell’ambito di Umbria Jazz 2019. Domenica sera, invece, standing ovation, all’Arena Santa Giuliana, in onore di Paolo Conte.

B.A.M.

Ovvero Marco Bardoscia, il contrabbassista del progetto Lumina e di Tempo di Chet di Paolo Fresu; Alborada Quartet, formazione cameristica eclettica e aperta alle contaminazioni; Rita Marcotulli, la signora del pianoforte jazz, figura tra le più carismatiche del jazz europeo. L’incontro del Quartetto d’archi, Rita Marcotulli e Marco Bardoscia – come ha raccontato Sonia Peana, violinista di Alborada – è nato da una comunione di intenti e gusti musicali che spaziano dal repertorio classico e contemporaneo al jazz con una forte impronta di ogni componente del gruppo che rende quindi il repertorio originale e unico nel suo genere. B.A.M. ha documentato questa complessa identità in un disco dal titolo Trigono, pubblicato dalla Tŭk Music, l’etichetta discografica di Fresu.

Rita Marcotulli

Il titolo non è casuale. In astrologia il trigono indica un’integrazione positiva tra le caratteristiche simboleggiate dai pianeti che lo formano, anche quando esse sono assai diverse tra loro o addirittura contrastanti. Ma come ha dichiarato la stessa Marcotulli, le contaminazioni sono la vera essenza della musica. L’essenza della musica di B.A.M. sta proprio in questa armonia: un progetto trasversale che con il tempo ha raggiunto equilibrio e coerenza nel suo muoversi tra improvvisazione jazz e musica da camera, tradizione e contemporaneità, radici mediterranee e sperimentazione.

Paolo Conte

In un’Arena piena all’inverosimile, l’avvocato astigiano, che da oltre cinquant’anni è uno dei più amati e autorevoli interpreti della canzone d’autore italiana, ha entusiasmato gli animi dei presenti. Il jazz, per Paolo Conte, è parte imprescindibile di una storia musicale cominciata proprio come pianista e vibrafonista jazz. Perché in molte sue canzoni si sente chiaramente una cultura, un mood (e una forma) jazz. Perché, soprattutto, del jazz c’è quell’inconfondibile profumo esistenziale, quel retrogusto di malinconica evocazione che ne rappresenta l’anima più autentica e profonda. Certo è che i concerti di Paolo Conte non hanno mai tradito le attese di chi sa che con lui le canzoni possono diventare bozzetti poetici racchiusi in un raffinato guscio musicale.

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