Umbria, credit crunch: «Imprese soffrono»

Difficoltà di accesso al credito e aziende che resistono sul mercato in forte sofferenza. I dati allarmanti nel dossier della Cna

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Stretta del credito o, in altri termini condizioni più rigide per la concessione di prestiti da parte delle banche. Di questo si è parlato mercoledì mattina alla sede della Cna Umbria, in via Morettini.

CNA credit crunch

La conferenza stampa

Imprese in sofferenza «Il credit crunch continua a colpire le imprese, soprattutto le più piccole», ha affermato Renato Cesca, presidente della Confederazione nazionale dell’artigianato, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’indagine sul credito condotta in collaborazione con il centro studi Sintesi sul sistema del credito nella regione. «Nonostante gli auspici e gli appelli lanciati a fine 2014,  – ha proseguito – affinché la serie di operazioni di rifinanziamento lanciata dalla Bce andasse a sostegno delle imprese del territorio, soprattutto quelle di minori dimensioni che erano riuscite a riposizionarsi sui mercati e che avevano progetti di sviluppo, a due anni di distanza dobbiamo constatare che le cose non sono andate esattamente come speravamo».

L’indagine Anche se in misura più contenuta rispetto alla media italiana, l’indagine della Cna ha rilevato che in Umbria il ‘credit crunch’ ha continuato a imperare anche nel 2016, colpendo nel perugino in maniera più generalizzata, mentre a Terni la forbice ha interessato solo le imprese fino a 5 addetti. Diverso il discorso per le famiglie: i dati provvisori del primo trimestre 2017 parlano di un aumento del +2,6% degli impieghi. In linea di massima, nell’uno e nell’altro caso, si tratta di un fenomeno che rispecchia l’andamento generale del credito a partire dal 2011.

LO STUDIO DI CNA (ANCHE NELLA SEZIONE DOCUMENTI DI UMBRIAON)

Depositi Una conferma arriva anche dall’analisi dei depositi, in crescita sia per le famiglie che per le imprese. «A una lettura superficiale – afferma Giancarlo Cardinali, presidente di Fidimpresa Umbria – potrebbe apparire il sintomo di un arricchimento, mentre in realtà è la prova che le famiglie hanno deciso di restare più liquide disinvestendo da azioni e obbligazioni, e che le imprese hanno contenuto gli investimenti in modo da gestire al meglio la stretta creditizia, che nel periodo 2011/2016 ha riguardato soprattutto il sistema produttivo, superando in valori assoluti 1miliardo e 100milioni di euro».

Piccole imprese «Nel dettaglio – dichiara Alberto Cestari, del centro studi Sintesi – l’indagine ha rilevato che in Umbria il credito alle imprese sotto a 5 dipendenti è calato in percentuali maggiori rispetto al resto d’Italia, colpendo quindi prevalentemente le imprese meno strutturate, per le quali il credit crunch è stato più marcato nel corso degli ultimi 2 anni. Se poi si considerano gli impieghi al netto delle sofferenze, il credit crunch nei confronti delle piccole imprese in Umbria è stato di molto superiore alla media nazionale».

Finanziamenti In forte aumento le sofferenze che, nel periodo 2011-2016, in capo alle imprese sono aumentate del 111%, superando i 3 miliardi di euro. Ma ancora una volta la ricerca ha evidenziato che il 10% degli affidati concentra su di sé il 71% dei finanziamenti ed il 76% delle sofferenze: un dato che comunque è migliore rispetto alla media italiana. «Come Cna abbiamo ritenuto importante aprire di nuovo un focus sul credito perché i finanziamenti bancari rappresentano la principale fonte a cui attingere per realizzare investimenti per tutte le imprese dell’artigianato – afferma Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbra -. In parte il credit crunch è attribuibile alla forte riduzione del numero complessivo delle imprese attive, soprattutto di quelle piccole (dal 2008 abbiamo perso quasi 4mila imprese artigiane».

Accesso al credito Ma anche questa riduzione va guardata con attenzione, perché le imprese artigiane al pari di tutte le altre imprese di piccole e medie dimensioni, in questi anni hanno subito una profonda trasformazione. «Oggi, infatti, ci sono meno imprese ma più grandi – le imprese iscritte all’ente bilaterale dell’artigianato nel 2011 erano circa 6mila con poco più di 14mila addetti, mentre oggi sono circa 4mila con oltre 16mila dipendenti. La questione dell’accesso al credito per queste imprese è fondamentale per agganciare quest’aria di ripresa che finalmente si comincia a respirare. Ecco perché chiediamo che questo tema torni a essere centrale nelle politiche industriali della Regione con strumenti trasversali in grado di rispondere alle esigenze del sistema delle imprese, a cominciare – conclude Giannangeli – fondi di garanzia e controgaranzia del credito».

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