Umbria, edilizia in profonda crisi

Su tutte le furie i rappresentanti di Cna Costruzioni, Ance, Confartigianato e Legacoop: «Tanti annunci e pochi lavori cantierabili, danno anche per il turismo»

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di P.C.

«Quando entri in Umbria, alzi gli occhi e non c’è una gru»: questa amara constatazione di Fiorello Fioretti (Confartigianato) è una delle tante che emergono dall’incontro fra Ance, Cna Costruzioni, Confartigianato Anaepa e Lega Coop, riunite in conferenza stampa per lanciare un grido di allarme e di dolore sui reali dati del settore e per lanciare un appello accorato a tutte le istituzioni.

Deve ripartire la manutenzione ordinaria «Cosa faremmo se avessimo la bacchetta magica? Rispondo io – è intervenuto verso la fine dell’incontro il direttore Roberti Giannangeli, rispondendo ad una precisa domanda – faremmo ripartire la manutenzione ordinaria degli enti locali: le strade piene di buche, le scuole che cadono a pezzi, l’arredo urbano e tante altre piccole cose che ormai non si fanno più. Con danno doppio: per le piccole imprese, che vivevano di queste commesse, e per l’immagine dell’Umbria, regione che vive di turismo e che si presenta ormai con strade piene di buche».

LO SFOGO DI CECCARINI: «TANTE PAROLE, POCHI CANTIERI» – VIDEO

CNA IMPRESE EDILI CONFERENZA ance, costruzioni, confartigianato, anaepa, lega coop

Spaccia e Ceccarini (Ance)

Asfalto non drenante Proprio a proposito delle strade, salta fuori un’altra ‘chicca’, buttata lì da Walter Ceccarini (Ance Umbria, l’associazione regionale dei costruttori edili), che, esaurite le dichiarazioni istituzionali, si lascia andare ad un vero e proprio sfogo, ripreso nella prima parte da umbriaOn. Nella seconda parte, in chiusura di conferenza, Ceccarini ha regalato una rivelazione che ha lasciato tutti allibiti: «Vediamo tanti cantieri per le strade a scorrimento veloce, ma voi lo sapete che, per risparmiare, nella stragrande maggioranza dei casi, viene utilizzato asfalto non drenante?». ‘Ecco come siamo messi’, sembra dire.

«Pensiamo alla bigiotteria» «Quale futuro prepariamo e come potremo mai competere, avere territori e luoghi sicuri dove vivere, lavorare, studiare, curarsi se lo Stato, su una spesa annua di 830 miliardi di euro, ne destina poco meno di 18 agli investimenti? E che dire delle nostre città, dove tra il 2008 e il 2016, la spesa corrente è salita del 9% mentre quella per infrastrutture e manutenzioni straordinarie è crollata di quasi il 60%? È come se in una famiglia non ci fossero i soldi per il cibo ma si pensasse a comprare bigiotterie».

Ferma la ricostruzione post sisma Altra clamorosa cartina di tornasole dell’immobilismo in cui versa il settore è la situazione – ferma al palo – della ricostruzione post sisma. Al momento ci sono solo le ordinanze commissariali (58), denunciano i rappresentanti delle imprese. Ma con un quadro normativo così grande e complesso, che ha ingenerato incertezze e un allungamento dei tempi di istruttoria delle pratiche, la ricostruzione stenta a partire. Ad oggi, infatti, a fronte di oltre 9 mila edifici danneggiati, sono circa 700 le pratiche presentate per la ricostruzione e 200 quelle autorizzate, di cui solo pochissime riguardanti la ricostruzione pesante e delle attività produttive. E non va meglio sul fronte della ricostruzione pubblica, dove deve ancora trovare attuazione il piano riguardante scuole, chiese, edilizia residenziale pubblica e altri edifici pubblici, a fronte di risorse stanziate per oltre 300 milioni di euro.

CNA IMPRESE EDILI CONFERENZA ance, costruzioni, confartigianato, anaepa, lega coop

Papa (al centro) fra Fioretti e Trottolini

Dati allarmanti Ma ovviamente la ricostruzione è solo una parte del problema. Dopo una crisi decennale che nella regione ha provocato il dimezzamento sia dei lavoratori occupati nelle costruzioni (passati da 25 mila a 12 mila) che della massa salari (ridotta da 220 milioni di euro agli attuali 100 milioni), i dati delle Casse edili di Perugia e Terni continuano a fornire dati preoccupanti e registrano uno stallo su entrambi i fronti anche per i primi mesi del 2018. Non va meglio per gli investimenti pubblici, che secondo le previsioni avrebbero dovuto trainare la ripresa delle costruzioni. Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2016 in Italia si sono contratti del 55%, mentre la spesa corrente è cresciuta mediamente del 6%. Un trend purtroppo confermato anche in Umbria dal rapporto sull’economia 2017 della Banca d’Italia, che ha registrato una brusca riduzione degli investimenti dei Comuni, che si è tradotta in un crollo degli appalti pubblici e quindi dei cantieri, complice anche il nuovo codice degli appalti, che ha reso più incerte e difficili le procedure sia di aggiudicazione che di spesa. In Umbria, secondo i dati dell’Osservatorio regionale sulle opere pubbliche, tra il 2003 e il 2017 gli importi dei bandi di gara per lavori pubblici sono calati di quasi il 40%. Negli ultimi anni, a partire dal 2011, ammontano a meno di 200milioni di euro all’anno e rappresentano molto meno dell’1% del PIL regionale.

Meno annunci più cantieri «Anziché discutere di annunci come fanno alcune stazioni appaltanti – denunciano i rappresentanti delle associazioni edili Mirko Papa, Stefano Pallotta, Moreno Spaccia, Fiorello Fioretti, Vladimiro Zaffini, Pasquale Trottolini e Walter Ceccarini – sarebbe preferibile che si pubblicassero periodicamente i dati della spesa per i lavori effettivamente realizzati. Occorre creare le condizioni per un rilancio degli investimenti e dei lavori pubblici, predisponendo l’attuazione e il monitoraggio di un programma di piccole opere pubbliche immediatamente cantierabili, a partire da quelle che riguardano la prevenzione del rischio idrogeologico, le infrastrutture, la viabilità, la manutenzione del territorio, la messa in sicurezza degli edifici e l’edilizia scolastica, tutti interventi per i quali c’è una grande necessità anche in Umbria. Il sisma che ha colpito i nostri territori deve diventare assolutamente l’occasione per affermare la cultura della prevenzione e della messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, ancor più di quanto avvenne dopo il 1997, quando pure venne fatto un ottimo lavoro con una ricostruzione in qualità ed in sicurezza. Noi crediamo che le imprese umbre delle costruzioni possano giocare un ruolo di primaria importanza nel riassetto generale del territorio, ma se la situazione non si sblocca al più presto allora sarà il de profundis definitivo per un settore che tanto ha contribuito, in passato, a creare ricchezza per l’intera regione».

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