Umbria, estese misure per il reimpiego

La Regione stanzia 750 mila euro per i lavoratori di aziende in crisi o che hanno perso il lavoro. Più ampia platea beneficiari

Condividi questo articolo su

Si allarga, in Umbria, la platea dei lavoratori che potranno accedere alle politiche per il reimpiego e le politiche attive nell’ambito della misura ‘Umbriattiva reimpiego’: la giunta regionale, su proposta del vice presidente ed assessore allo sviluppo economico, Fabio Paparelli, anche a seguito delle recenti modifiche normative a livello nazionale, ha infatti integrato il piano regionale per le politiche attive del lavoro, facendosi carico delle spese originariamente imputate ai programmi nazionali. Potranno accedervi anche i lavoratori di imprese non più attive.

I requisiti

‘Umbriattiva reimpiego’ prevede un primo intervento rivolto a lavoratori di aziende di rilevanza strategica regionale che impiegano oltre 100 dipendenti, oggetto di tavoli di crisi nazionali o regionali, che beneficiano della cigs per crisi o per azioni di riorganizzazione per periodi superiori ai 6 mesi, oppure aziende che beneficiano della proroga del periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria concessa alle aziende con oltre 100 dipendenti o alle aziende dell’area di crisi complessa di Terni e Narni. «La giunta regionale – spiega Paparelli – aveva esteso questi interventi anche ai lavoratori delle imprese richiedenti la proroga dell’intervento straordinario che operano nell’area dell’Accordo di programma per la reindustrializzazione delle zone coinvolte dalla crisi del gruppo Antonio Merloni. Ora, con l’ultima deliberazione – ha aggiunto l’assessore – abbiamo ulteriormente ampliato la platea dei beneficiari, consentendo l’accesso alle misure anche ai lavoratori delle aziende cessate, ivi compresi quelli delle imprese fallite, che richiedono al ministero del lavoro il trattamento straordinario previsto dal decreto Genova, per il quale è necessaria la previsione di specifici percorsi di politica attiva del lavoro da parte della Regione».

 Gli incentivi

 Per questi lavoratori Arpal Umbria dovrà predisporre percorsi formativi, per i quali la Regione ha stanziato 750 mila euro, finalizzati ad accrescere le competenze dei lavoratori da utilizzare all’interno del ciclo produttivo dell’azienda che ha richiesto l’intervento straordinario di integrazione salariale al fine di aumentarne la competitività. Per i lavoratori che hanno difficoltà di rinserimento nel ciclo produttivo dell’azienda sono invece previste politiche di accompagnamento verso una nuova occupazione da parte dei Centri per l’impiego e delle agenzie per il lavoro accreditate. È previsto un incentivo all’assunzione massimo di 10 mila euro e, se necessari all’inserimento, brevi percorsi formativi per acquisire le competenze richieste dall’azienda che offre al lavoratore una nuova opportunità occupazionale.«Per questa attività – ricorda Paparelli – la giunta regionale aveva stanziato un milione di euro destinato originariamente solo ai lavoratori delle imprese dell’area di crisi complessa di Terni e Narni. Ora Arpal Umbria dovrà predisporre l’avviso per estendere tali percorsi di outplacement a tutti i lavoratori previsti dal nuovo atto. L’accesso alle politiche attive è subordinato in entrami i casi all’emanazione del decreto di concessione della Cassa integrazione straordinaria da parte del ministero del lavoro nei confronti delle aziende richiedenti che avranno sottoscritto un apposito verbale con le rappresentanze sindacali e con Arpal Umbria. Spetterà ai Centri per l’impiego – conclude l’assessore – convocare i lavoratori in base delle liste fornite dalle imprese».

L’altra novità

L’atto dell’esecutivo modifica inoltre il secondo intervento previsto da ‘Umbriattiva reimpiego’ a supporto dei lavoratori fuoriusciti a seguito di licenziamenti collettivi. Si tratta di misure di accompagnamento verso una nuova occupazione rivolte ai disoccupati iscritti ai Centri per l’impiego regionali che sono percettori di Naspi al momento della richiesta, in quanto hanno perso il lavoro a seguito di procedure di licenziamento collettivo previste dalla legge 223/91 (e relative ad aziende con sede operativa nel territorio regionale con oltre 100 dipendenti; che, a prescindere dalla dimensione aziendale, hanno coinvolto all’atto dell’apertura oltre 20 lavoratori; e che hanno coinvolto all’atto dell’apertura gruppi di almeno 20 residenti in Umbria, che sono stati oggetto di licenziamenti collettivi in altre regioni). «In questo caso – afferma Paparelli – la modifica si è resa necessaria a seguito dell’entrata in vigore del decreto legge sul reddito di cittadinanza che non consente più l’accesso all’assegno di ricollocazione ai percettori di Naspi, riservando l’assegnazione dell’assegno ai soli percettori di reddito di cittadinanza».

I fondi

Per consentire a chi ha perso il lavoro a causa di licenziamenti collettivi di poter continuare a beneficiare di politiche di reinserimento, la giunta regionale ha previsto apposite coperture finanziarie derivanti dal programma operativo Fse 2014-2020 con cui si provvede anche a finanziare la formazione, se richiesta dall’azienda che intende assumere, e l’incentivo all’assunzione che, anche in questo, può valere fino a 10 mila euro. A tal fine Arpal Umbria predisporrà un avviso che avrà una dotazione complessiva di 500 mila euro, di cui 150 mila destinati alle attività di orientamento e accompagnamento al lavoro, 100 mila per l’eventuale formazione mirata all’inserimento e 250 mila per gli incentivi all’assunzione.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli