Umbria, Guasticchi: «Pd non ha cervello»

Il vicepresidente del consiglio regionale Marco Vinicio Guasticchi spera che «nasca qualcosa di nuovo altrimenti saremo costretti ad alzare le barricate nei nostri territori»

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di Marco Vinicio Guasticchi
vicepresidente del consiglio regionale dell’Umbria e membro della direzione regionale del Pd

Dopo l’ultima tornata elettorale relativa ai ballottaggi in tre importantissimi comuni della nostra regione, che ha visto il Pd pesantemente sconfitto, rimango colpito dall’assordante silenzio della classe dirigente regionale di questo partito. Tutto viene archiviato come routine, un fatto fisiologico che ci si aspettava con la rassegnazione di chi, malato terminale, aspetta la morte. Nemmeno le vittorie in quattro comuni, di cui uno soltanto sopra 15 mila abitanti, hanno allontanato il baratro, in quanto nella realtà hanno vinto i sindaci con la loro personale autorevolezza piuttosto che una coalizione guidata dal Pd.

L’ex segretario regionale Giacomo Leonelli, con tutti i suoi difetti, dopo la sconfitta delle politiche si è dimesso, ma da quel momento non mi sembra che molto sia cambiato rispetto all’organizzazione del Pd regionale. Tutto delegato all’iniziativa dei singoli e non esiste più una strategia né a livello regionale né nazionale. Fermi, immobili, impassibili nel tentativo di passare inosservati. È così che il popolo dei moderati, che da sempre è maggioranza nel nostro Paese, intende affrontare questa epocale sfida politica?

Oggi non ci sono più i vecchi schemi ideologici che vedevano una contrapposizione tra destra e sinistra, ma esiste un’altra e ben più marcata linea di demarcazione politica tra coloro che credono nel sogno e nel progetto di una grande Europa come casa comune e invece coloro, che oggi sono al Governo insieme, che la osteggiano e vorrebbero annientarla. Io sto con gli europeisti che rappresentano la pacatezza e la moderazione contro i populisti sovranisti assetati di potere. È difficile riuscire a dialogare pacatamente quando si affrontano i sovranisti in quanto quello che traspare è un odio sordo contro chi li ha preceduti, non rendendosi conto che loro stessi si stanno trasformando in quella casta che tanto volevano abolire e che oggi loro stessi sono diventati. Ma questi argomenti, che consentirebbero di affrontare a viso aperto i sovranisti, oggi non vengono utilizzati dai rappresentanti del Pd che sembra diventato un bersaglio comune su cui sparare.

Molti stanno preparando la fuga, e a Roma i nostri vertici nazionali continuano a farsi la guerra per spartirsi le spoglie di un partito che nei territori non c’è più. Gli stessi congressi farsa, sia comunali che provinciali, compreso il capoluogo di regione, hanno sancito una finta unanimità che non ha selezionato i migliori candidati, ma solamente i più innocui e meno autorevoli. Quindi spero che nasca al più presto qualche cosa di nuovo dai vertici romani, altrimenti saremo costretti ad alzare le barricate nei nostri territori.

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