Umbria, la sicurezza: «Problema culturale»

Realtà o semplice ‘allarmismo’? I cittadini sottolineano l’importanza della videosorveglianza, ma soprattutto di poter girare senza paura in città

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Sicurezza e insicurezza. Quanto è reale e concreto il problema e quanto, invece, può essere definito ‘allarmismo’? Certo è che a seguito di eventi ripetuti in serie, nei cittadini possa salire una forma di paura e insicurezza. Molte e diverse le visioni del problema in Umbria, da Perugia a Terni, passando per i centri minori. Ma una cosa mette più o meno tutti d’accordo, ovvero l’importanza della videosorveglianza, soprattutto in zone sensibili. Questa, più o meno, è la situazione attualmente nelle due province umbre.

La videosorveglianza a Perugia Nel capoluogo le telecamere di videosorveglianza del circuito ‘Perugia città sicura’ conta circa 130 apparecchi, escluse quelle dei privati e quelle che, ad esempio, sono state installate all’interno della Rocca Paolina. Le zone coperte vanno dal centro storico alla periferia, attraversando anche i principali nodi stradali. «Nel 2000, quando sono state installate le prime telecamere erano solo otto – spiega l’ingegner De Micheli del servizio tecnologico, open data e energia del comune di Perugia – poi a mano a mano la rete è cresciuta ed è stata implementata sia per motivi di sicurezza che di controllo dei monumenti o di aree specifiche che per tenere sotto controllo il traffico stradale». E’ poi il comando dei vigili urbani che, come prevede la legge, conserva le immagini registrate dai circuiti il tempo previsto dalla legge. I sindaci, da quando hanno poteri anche in materia di sicurezza, hanno possibilità di conservare le immagini più di 24 ore come, invece, è previsto per i privati. Ad aver accesso, invece, alle registrazioni conservate al comando, sono tutte le forze dell’ordine.

La videosorveglianza a Terni Al momento a Terni le telecamere di videosorveglianza – come evidenziato il mese scorso dal sindaco Di Girolamo – sono 38, di cui 4 di recente attivazione nelle zone di palazzo Gazzoli, largo Frankl e l’Obelisco. Dagli uffici comunali spiegano che «le telecamere registrano e mantengono le immagini per 7 giorni, poi vengono soprascritte per motivi di privacy. A meno che non ci siano richieste specifiche da parte degli organi di polizia, a quel punto vengono estratte e messe da parte». Intanto il Nucleo operativo sulla sicurezza urbana – organismo nato a gennaio del 2016 per mettere in sinergia i Comuni di Perugia e Terni – perde un pezzo. Il consigliere comunale ternano Renato Bartolini (PD), ha infatti ufficializzato le proprie dimissioni: «A distanza di un anno e mezzo – ha scritto in una nota – non ho mai ricevuto nessuna convocazione per partecipare a riunioni del suddetto organismo e che in questo tempo l’amministrazione comunale non ha mai coinvolto i componenti del Nucleo nelle politiche e nelle strategie sulla sicurezza urbana, rendendo inutile di fatto la sua esistenza».

IL PATTO PER TERNI SICURA

Il ‘Patto per Terni sicura’ Intanto, giovedì 14 settembre la Giunta comunale ha deliberato di approvare lo schema di ‘Patto per Temi sicura’ in materia di politiche integrate di sicurezza urbana, così come inviato dalla Prefettura di Ternii. Nel patto, per quanto riguarda la videosorveglianza si legge che il Comune si impegna a «implementare il sistema di videosorveglianza delle zone industriali con l’approvazione dei progetti di estensione della visualizzazione delle immagini alle centrali operative della questura e al comando provinciale dei carabinieri, mediante l’approntamento di postazioni dedicate. Il progetto, da svilupparsi nel corso del 2017, è cofinanziato dalla Regione Umbria con l’importo di circa 66 mila euro. Le modalità di impiego del sistema, il monitoraggio dinamico integrato ed ogni aspetto tecnico-operativo connesso all’utilizzazione e alla fruizione del medesimo continueranno ad essere disciplinati in conformità alle normative sulla riservatezza dei dati e alle circolari in materia del Ministero dell’interno».

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A Narni Il discorso sulla sicurezza, anche a Narni, secondo Eleonora Pace – capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale in Comune – «è ampio ed articolato, tuttavia da tempo nelle azioni di prevenzione è stato sottolineato da tutti come sia di grande importanza la videosorveglianza soprattutto di zone sensibili quali scuole, stazione, uffici pubblici ma anche di vie e piazze del centro storico dello Scalo e delle frazioni». Nei mesi scorsi, ma anche recentemente «in occasione di episodi che si sono verificati, purtroppo questa strumentazione ha mostrato diversi punti di debolezza non solo per una non adeguata copertura di zone importanti, ma anche perché le telecamere sono spesso rotte, in manutenzione o momentaneamente mal funzionanti. Una situazione che non vorrei fosse diventata strutturale e che quindi non garantirebbe più alcun controllo del nostro territorio».

La videosorveglianza A Narni attualmente risultano istallate 25 telecamere, distribuite tra Narni centro e lo Scalo, di cui 3 (una a Porta Ternana e 2 fra via Tuderte e via Capitonese) solo per il rilevamento delle targhe. Non risultano, al momento, telecamere istallate nelle frazioni limitrofe. «Ho deciso con un’interpellanza – continua il capogruppo di FdI-An – di conoscere lo stato della videosorveglianza nella nostra città, del suo funzionamento e soprattutto dell’opportunità che vengano aumentate le dotazioni per l’installazione di nuove apparecchiature e valutare la possibilità di creare un centro di raccolta dati e di monitoraggio continuo 24 ore su 24».

A Foligno Intanto a Foligno «i cittadini residenti nelle zone del centro, luogo dove si è sviluppata la vita notturna, particolarmente ricca di stimoli e soprattutto vivace definita ‘movida’, esasperati dal subire le conseguenze della sua degenerazione, causata dalla mancanza di misure organizzative e degli scarsi controlli, programmati e non, delle forze dell’ordine, hanno deciso di presentare un esposto e coinvolto il MeetUp Storico Foligno5Stelle, per farsi aiutare nella sua preparazione». È quanto si legge in una nota del MeetUp storico Foligno5Stelle. «La causa primaria dell’intollerabile situazione attuale, è a nostro avviso la mancanza di progetto preventivo, che ha fatto nascere zone senza un piano attuativo, senza il coinvolgimento dei residenti, abitanti, imprenditori e forse anche senza aver predisposto un piano imprenditoriale di sviluppo, che prevedesse la concentrazione delle varie facce della ‘movida’ nei luoghi più adatti».

«Controlli più severi» Predisporre un piano di governo del centro storico e delle sue zone ‘movida’, partendo da una situazione conclamata e degenerata, per il MeetUp storico Foligno5Stelle «è cosa di non facile soluzione. Infatti il comitato cittadini residenti, assieme all’amministrazione e le associazioni, ha ottenuto un unico risultato: quello di lasciare quasi tutto così come era, attivando una Ztl facilitando l’utilizzo del suolo pubblico a favore della ‘movida’, spostando tutto il passaggio in alcune strade, creando delle congestioni al traffico. I residenti da tempo reclamano e ancora oggi chiedono, al Comune, controlli più severi e regole rigide».

Problema culturale Secondo l’associazione di promozione sociale ‘Terni Donne’ «la violenza è un problema culturale. Quello che desideriamo più di tutto è poter girare liberamente in città, senza dover seguire un ‘decalogo del comportamento’, senza sentirci in colpa nel passeggiare in città con un abito o una gonna. Certo, la videosorveglianza è importante, ma non è tutto. Bisogna andare alla fonte, educare culturalmente le persone a partire dalle scuole. Tutti dovremmo occuparci di questo».

Il racconto Perfettamente in tema la denuncia che fa Francesco Ferranti (Forza Italia): «Una mia conoscente, un’avvocato, mi segnala che giovedì pomeriggio, intorno alle 19, mentre insieme ad alcune amiche faceva jogging al parco Ciaurro, si è imbattuta in un gruppo di  ragazzini di colore consumava droga senza nascondersi. Poi sono stati raggiunti da coetanei ternani e mi dicono che accade sempre. Spacciano alla luce del sole e sono talmente strafottenti che bloccano la strada alle persone ed alle bici. Chi abita da quelle parti ha cominciato a cambiare strada per non passare di lì. Se la polizia non ce la fa, che il Comune muova la polizia municipale».

La richiesta Il Comune, dice ancora Ferranti, «si limita a dare i dati inerenti gli immigrati dicendo che nulla è in aumento. In altre città vedi Treviso la polizia municipale circola a piedi anche all’interno dei parchi pubblici e presidia zone della città nelle quali avvengono spesso episodi violenti o criminali. Ritengo che l’amministrazione non possa continuare a fare orecchie da mercante e coprirsi dietro le convocazioni del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. È oramai necessario che per garantire la pubblica incolumità e il tranquillo vivere sociale anche il Comune attui delle iniziative concrete. Certamente quello che avviene in comuni come Treviso può essere una scelta positiva. Presenterò un’interrogazione per chiedere al sindaco se vorrà incrementare i controlli della polizia municipale in zone sensibili ove molti cittadini riscontrano attività illecite, mi riferisco ad esempio al parco della Passeggiata, come penso anche a piazza Solferino teatro di risse frequenti tra cittadini spesso irregolari. Chiederò al sindaco di rispondere con chiarezza e senza giri di parole in aula, dichiarando in modo ufficiale se intenderà o meno attivare misure di prevenzione e monitoraggio più incisive».

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