Umbria, l’economia 2019 rallenta ancora

Impietosa l’analisi di Bankitalia per i primi nove mesi del 2019. Secondo il direttore Luca Pilli «servono investimenti e innovazione»

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di G.N.

È un’economia in rallentamento quella dell’Umbria, in questa parte di 2019. Una stasi dovuta ai ritardi accumulati nell’avvio dei cantieri legati al sisma («la ricostruzione è più lenta rispetto a quella del 1997»), al crollo dell’export e dell’automotive. A certificare il precario stato di salute è la Banca d’Italia con il suo report sull’aggiornamento congiunturale ‘L’economia dell’Umbria’, presentato martedì mattina in una conferenza stampa nella sede di Perugia e nel pomeriggio alla cittadinanza, presso l’università di Perugia, dal direttore della filiale di Perugia, Luca Pilli, dal responsabile della ricerca Paolo Guaitini e da Giovanni Carnevali.

«Serve innovazione tecnologica»

Per il direttore «ci sono margini di miglioramento, se si investisse in innovazione tecnologica, capitale umano, nella capacità di industrializzare e managerializzare l’attività delle imprese che sono di piccole dimensioni». L’industria è ancora il settore più dinamico, anche se dà segnali di rallentamento. Su un campione di imprese con più di venti addetti, nei primi nove mesi dell’anno, più di quattro aziende su dieci hanno incrementato il proprio fatturato; una su cinque ha registrato un calo. Per la prima volta dall’inizio della crisi, l’andamento del fatturato è risultato meno favorevole per le aziende esportatrici: ad incidere, l’indebolimento della domanda mondiale e il protrarsi delle tensioni commerciali a livello internazionale. Circa una impresa esportatrice su cinque ha rilevato già nell’anno in corso effetti negativi, derivanti dalle misure protezionistiche applicate dal governo statunitense per le merci provenienti dal mercato cinese.

Ricostruzione, altra nota dolente

L’export è passato dall’8,7% del 2018 all’1,8. Le costruzioni e il mercato immobiliari hanno continuato a registrare deboli segnali di recupero: sono aumentati sia il numero di operai iscritti (2,1%), sia le ore lavorate (6,4% su base annua). La ricostruzione frena ed è al di sotto di quella del 1997: i circa 20 mila sopralluoghi effettuati hanno fatto emergere danni in quasi 12 mila edifici. Ma a tre anni dagli eventi sono state presentate 1.400 domande, quasi il 60% è in istruttoria e solo il 13%, interamente riferito a danni lievi, ha visto la conclusione dei lavori. Ancora un terzo delle macerie deve essere rimosso. Il grado di realizzazione degli interventi risulta molto al di sotto di quello riscontrato per l’attività svolta a seguito del sisma del 1997. Il terziario è rimasto, nel complesso, poco vivace e le attese a breve termine, seppure ancora positive, prefigurano un possibile rallentamento delle vendite. Anche nei primi mesi del 2019, il numero di esercizi commerciali al dettaglio è diminuito ma la superficie è cresciuta.

Turismo in chiaroscuro

Il turismo continua a mostrare un andamento positivo. Nel primo semestre del 2019, arrivi e presenze sono aumentati rispettivamente del 3,2 e 4,3%. La crescita è più marcata per le strutture extralberghiere. Le presenze sono aumentate in quasi tutti i comprensori, con maggiore intensità in quelli di Spoleto, Gubbio, Orvieto. Sono tornate a calare in Valnerina, anche a causa della ridotta capacità ricettiva. Tuttavia, l’espansione dei flussi turistici si sarebbe interrotta nei mesi estivi.

Export e abitazioni

Negli scambi con l’estero, nel primo semestre del 2019 la crescita delle esportazioni regionali si è indebolita. Le vendite a prezzi correnti sono aumentate dell’1,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. All’incremento dell’export di macchinari, prodotti chimici e dell’agroalimentare si è contrapposta la riduzione registrata nel settore dei mezzi di trasporto (23,4%), penalizzato dal drastico calo dell’automotive. Anche le vendite di metalli hanno fatto registrare una diminuzione (-4,5%) concentrata nel comparto degli elementi da costruzione. La crescita delle esportazioni di manufatti dell’abbigliamento è proseguita, seppure in rallentamento rispetto al biennio precedente. Le compravendite di abitazioni sono incrementate (+7,4%, in linea con la tendenza nazionale) anche grazie al basso livello dei prezzi.

Finanziamenti e prestiti alle imprese

A fronte di una situazione reddituale sostanzialmente immutata e nel complesso positiva, il sistema produttivo regionale ha proseguito l’accumulo di disponibilità liquide che hanno raggiunto un nuovo massimo; vi si è associato un generalizzato calo del ricorso ai finanziamenti esterni.

Il mercato del lavoro

Dopo un biennio di stabilità l’occupazione è tornata a crescere (0,9%). L’incremento ha riguardato il lavoro femminile (5,1) e quello alle dipendenze (1,9), cresciuto soprattutto nella componente a tempo indeterminato che ha beneficiato in larga misura della trasformazione di contratti temporanei. Il tasso di disoccupazione è lievemente diminuito, al 9,5%, anche in conseguenza del minor numero di persone in cerca di lavoro. Tra gennaio e settembre, le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate in regione sono cresciute di oltre un quarto, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Le famiglie

I redditi delle famiglie hanno beneficiato dell’andamento favorevole dell’occupazione. Da aprile, sono state liquidate le prime erogazioni del reddito di cittadinanza. In Umbria, i nuclei familiari beneficiari del Reddito o di Pensione di cittadinanza erano, secondo dati di settembre, 10 mila, pari a meno del 3% delle famiglie residenti in regione e all’1% del totale nazionale. L’importo erogato in media per famiglia è stato di 450 euro al mese (482 la media nazionale).

L’indebitamento delle famiglie

La crescita dei finanziamenti alle famiglie è rimasta robusta (+3,0%), soprattutto per l’elevata richiesta di credito al consumo (+8,4%). I mutui per l’acquisto di abitazioni sono aumentati a un ritmo ancora moderato (+1,6%). Le condizioni di offerta sono rimaste nel complesso accomodanti; si è tuttavia accentuata la selettività operata dagli intermediari. La fase di emersione di ingenti flussi di posizioni anomale ereditata dalla crisi sembra essersi esaurita. Gli indicatori di qualità dei prestiti hanno continuato a migliorare; il flusso di nuovi prestiti deteriorati è sceso all’1,8%, un livello inferiore a quello precedente la crisi e prossimo a quello nazionale. Il miglioramento si è concentrato nel settore delle imprese (dal 3,9 al 2,4 per cento). I depositi delle famiglie hanno accelerato rispetto alla fine del 2018, in particolare nella componente più liquida del risparmio. Dopo oltre un quinquennio di sensibile calo, il valore dei titoli nei loro portafogli è tornato ad aumentare, anche grazie al positivo andamento delle quotazioni.

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