Umbria, vaccino salta per l’invito in ritardo

Lettrice di umbriaOn denuncia: «La lettera Usl è arrivata dopo la data della convocazione, come faccio se mia figlia si ammala?»

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La denuncia arriva da Paola, lettrice perugina di umbriaOn. Ci manda una foto della lettera di convocazione che le è arrivata dall’Azienda sanitaria locale Umbria 1 di Perugia, in particolare dal centro salute di via XIV settembre. È una convocazione per la vaccinazione di suo figlio. Nulla di strano: si tratta di una normale prassi burocratico. Peccato che la lettera sia arrivata ben oltre il giorno previsto. Persino il timbro sulla busta è successivo.

Le cancellature a pennarello erano presenti sull’originale

«Il nostro pediatra – racconta Paola a umbriaOn – ci aveva già anticipato, nell’ultima visita, che a partire dal terzo mese di vita nostro figlio sarebbe dovuto essere vaccinato: io e mio marito siamo convintamente pro vax quindi non abbiamo avuto problemi, anzi essendo noi al primo figlio abbiamo chiesto come funzionava e ci è stato spiegato che saremmo stati convocati dall’Asl di competenza. Così è stato. Il problema è che la convocazione è arrivata una settimana dopo la data prevista per la vaccinazione».

Il timbro non mente Come si evince dalle foto che ci sono state inviate dalla lettrice, la convocazione per la vaccinazione era prevista per i giorni 10 e 11 aprile. «Solo che a me la convocazione è arrivata il 19 aprile – dice Paola – con un ritardo di oltre una settimana». Escluso si tratti di una dimenticanza nel ritiro della posta: il timbro delle poste impresso sulla busta reca infatti la data del 17 aprile, due giorni prima rispetto all’arrivo nella cassetta delle lettere della signora. «Non conosco le dinamiche ma posso dedurre che la colpa non sia stata del portalettere, in quanto il plico è arrivato tardi già all’ufficio di smistamento, oltre tre settimane dopo alla data in cui sarebbe stata scritta». La lettera è infatti datata 26 marzo.

Il timbro sulla busta: tre settimane dopo il presunto invio

«E se si ammala» Paola non vuole addossare colpe, solo far emergere il disservizio. E si pone una domanda angosciante: «Io non lo so chi ha sbagliato, ma di certo qualcosa non ha funzionato; ho chiamato l’azienda sanitaria e mi hanno assicurato che loro hanno inviato tutte le lettere a fine marzo. Io non ho motivo di dubitarne, ma resta il disservizio e resta soprattutto un dubbio: il mio bambino sarà vaccinato (si spera) a maggio, con un mese di ritardo, ma se nel frattempo si ammala a causa del ritardo nella somministrazione del vaccino io con chi me la prendo? Chi si assumerà la responsabilità?».

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