Usl1 e posta in ritardo: «Ora faremo da soli»

Vaccini, convocazioni ‘fuori tempo massimo’ a Perugia: dopo la denuncia di umbriaOn si muove la direzione sanitaria

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Il caso dei ritardi nelle convocazioni per i vaccini era già noto all’Usl Umbria 1, che si sta attivando per cambiare la procedura. In corso l’iter per l’affidamento del servizio ad un corriere privato. Lo rivela a umbriaOn Giuseppina Bioli, direttore del distretto Perugino.

LA DENUNCIA DI UNA MAMMA A UMBRIAON: «CONVOCATI FUORI TEMPO MASSIMO»

Andrea Casciari e Giuseppina Bioli

«Ritardi non comprensibili» «Io personalmente ne ho avuto notizia il 14 aprile – racconta la dottoressa Bioli – e ho subito informato il direttore generale Andrea Casciari. A stupirci non è stato tanto il ritardo in sé, che può capitare ed è capitato sporadicamente in passato, quanto l’entità del ritardo: si parla infatti di due o tre settimane. Posso capire che ci sia stato un problema tecnico, mettiamoci anche il periodo pasquale, ma mi sembra esagerato: per questo motivo, d’accordo con la direzione, abbiamo pensato di attivare le procedure per affidare il servizio ad un corriere privato, come già avviene per le convocazioni degli screening periodici per le patologie al colon retto e alla mammella».

Affidamento a un corriere Quindi la notizia è che nei prossimi mesi, a conclusione del procedimento appena avviato, gli inviti per le vaccinazioni non saranno spediti più tramite Poste Italiane ma attraverso un corriere privato. Il che comporterà una spesa in più per l’Usl, ma consentirà di diminuire sensibilmente il rischio di convocazioni in ritardo. «E inoltre – spiega ancora Bioli – pagando direttamente potremo chiedere conto al corriere responsabile del servizio il motivo del ritardo, il che ci aiuterà a capire anche se ci sono rallentamenti nei nostri iter che, per quanto abbiamo avuto modo di verificare, non hanno responsabilità per i casi in questione, anzi, quando hanno capito ciò che stava succedendo si sono subito attivati, chiamando le famiglie telefonicamente per i richiami».

L’iter per le convocazioni In genere funziona così: dopo l’ultima seduta vaccinale, in genere nell’ultima settimana di ogni mese, i centri stampano gli inviti per il mese successivo, che sono generati dal computer in automatico, in relazione alle vaccinazioni precedenti, per le quali deve trascorrere un tempo minimo. Gli uffici imbustano il tutto e trasferiscono i plichi al centro di smistamento Usl di via Guerra dove, ogni mattina, la posta viene portata all’ufficio postale competente per la spedizione. «E questo, glielo posso assicurare, avviene ogni mattina», dice la responsabile, escludendo qualsiasi responsabilità di Usl. «Poi – insiste Bioli – quello che succede negli uffici di Poste Italiane io non lo so: ci hanno spiegato che la posta viene smistata a zone e a giorni alterni, transitando per il centro di smistamento di Firenze, un sistema su cui ovviamente non posso sindacare». Proprio per questo è maturata l’idea di gestire in proprio le comunicazioni, per tenere il processo sotto controllo.

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Uno dei plichi arrivati in ritardo

I tempi «Siamo una pubblica amministrazione è giustamente dobbiamo rispettare tempi e procedure standard, ci sarà una gara e dopodiché sarà assegnato il servizio: contiamo di risolvere il tutto in tempi rapidi e con una spesa contenuta, considerando che i corrieri lavorano già con noi per le comunicazioni degli screening». Per il futuro il problema sembra quindi risolto, resta invece quello del presente: ci sono ritardi nelle vaccinazioni di aprile che, inevitabilmente, sovraccaricheranno i centri nei mese di maggio e giugno.

Nessun rischio per un piccolo ritardo «Il problema è proprio questo – spiega Giuseppina Bioli – anche perché i centri sono già sotto stress per l’aumento degli obblighi vaccinali e quindi ci sono determinate scadenze da rispettare. Voglio però assicurare la mamma che vi ha scritto e in generale tutte le mamme che hanno subito questo disservizio: non ci sono rischi per la salute dei bambini se il vaccino viene posticipato di uno o due mesi, c’è un range molto ampio sia per i richiami sia per le prime vaccinazioni. Si comincia in genere al compimento dei due mesi perché è stato studiato che quello è il periodo migliore, ma poi non è che se si fanno al terzo o al quarto mese la copertura immunologica ne risente. Fra l’altro anche noi rinviamo le vaccinazioni, se il medico verifica che il bambino non può essere sottoposto al vaccino, ad esempio a causa di una febbre. In quel caso la vaccinazione non viene effettuata, rinviandola alla seduta successiva, e non per questo si rischiano conseguenze sulla salute del piccolo».

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