Teleriscaldamento a Terni resta miraggio

Trascorsi oltre vent’anni, la messa in funzione continua a rimanere lontana: «Operazione disperata, cambiato il quadro con Ast»

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L’ultimo in ordine di tempo ad intervenire sul tema era stato il direttore generale di Arpa Umbria, Walter Ganapini: «A Terni c’è urgenza a fare subito il teleriscaldamento perché c’è parecchio calore che circola in città e bisogna mettere le mani sul verde urbano», il pensiero espresso lo scorso 8 giugno. Martedì mattina invece a tornare sulla questione è stato l’assessore Enrico Melasecche, tirato in ballo da un’interrogazione del consigliere di Senso Civico Alessandro Gentiletti: «L’impianto è stato realizzato con risorse pubbliche ed è stato anche collaudato, ma non è funzionante». Se ne parla dal 1998 – progetto da 3,5 milioni di euro – ma si è ancora ‘al palo’. Focus sull’area di borgo Bovio, in particolar modo via Lazio.

IL PRESSING DI GANAPINI (ARPA): «FARLO SUBITO, URGENZA»

Via Lazio

Gli esborsi passati e il vicolo cieco: «Ecco i soldi spesi e cosa manca»

Gentiletti nell’interrogazione – in estrema sintesi – ha ricordato che gli edifici della zona continuano a bruciare gas metano per il riscaldamento degli alloggi e la produzione di acqua calda sanitaria, continuando dunque ad immettere nell’aria tonnellate di anidride carbonica all’anno. «Nel 2005 molte famiglie hanno acquistato gli appartamenti proprio perché predisposti per l’utilizzo del teleriscaldamento», ha messo in risalto, evidenziando l’accordo con Ast per il recupero del calore prodotto nelle lavorazioni. Il 19 marzo alcuni cittadini dell’area Terni Est si erano presentati con una petizione firmata per chiedere delucidazioni. Il problema come detto coinvolge anche le vie limitrofe, come ad esempio via Marche: «Qui – spiega un amministratore di condominio – l’impianto è stato fatto, all’epoca furono spesi più di 3 mila euro per la predisposizione negli appartamenti. In teoria potremmo scambiare l’acqua calda con il gas facendo lo switch sotto le caldaie, ma serve un sistema per far diventare il vapore acqua calda. La tubazione c’è, manca il resto: l’accumulo e le pompe per la spinta, a quel punto sarebbe ‘solo’ da piazzare un contabilizzatore per i consumi. Il gestore? Da altre parti in Italia ce ne sono diversi e da anni vivono con il teleriscaldamento». Spiccano le zone di Brescia e Torino.

L’Ast da via Marche

«Troppi anni trascorsi, condizioni mutate». Convenzione Ast

L’esponente di Senso Civico chiede di «parlare di ciò che avete fatto e non del passato» conoscendo la tipologia di risposta dell’assessore ai lavori pubblici. Tentativo che cade nel vuoto: «Le precedenti amministrazioni hanno fatto quasi nulla, noi stiamo facendo l’impossibile per recuperare 20 anni di ritardo: è il dramma del teleriscaldamento, come per altre questioni. Cosa abbiamo fatto? Vari incontri con l’Ast perché il problema è tentare per far entrare in funzione l’impianto. Il guaio è che sono passati troppi anni e sono cambiate le condizioni: l’azienda ha proposto un atto di convenzione che cambia di molto il quadro, c’è da essere onesti e dire che forse la precedente era troppo a favore del Comune. Ora Acciai Speciali Terni non intende più fornire calore in maniera continuativa nell’intero anno: ci sono periodi morti per manutenzioni e festivi».

L’Ast

Il problema bilancio e captazione in Ast

Poco prima del question time c’è stata una riunione di giunta per discutere – lunedì sul tavolo c’erano anche Dup 2019-2021 parte operativa e 2019-2023 parte strategica, più il consolidato 2017 – del bilancio. Particolarmente attivo proprio Melasecche accanto al sindaco Leonardo Latini: «Sta di fatto che ad oggi – ha proseguito – per mettere in funzione bisognerebbe andare a realizzare una centralina intermedia a metano, costerebbe qualche milione di euro. Ciò appesantirebbe ulteriormente il quadro generale. Inoltre la situazione interna ad Ast presenta la necessità di ulteriori interventi per la captazione del calore, riviene dal preriscaldo delle siviere. A ciò si aggiunge il fatto che esistono problemi in ordine all’impianto già realizzato: ha bisogno di aggiornamenti in quanto è quasi arrugginito e servono investimenti che l’azienda non ha intenzione di realizzare». Insomma, è scura.

«Operazione disperata». I singoli proprietari

Non c’è luce in fondo al tunnel: «I tecnici coinvolti ci dicono che è quasi operazione disperata. Il teleriscaldamento interessa poche famiglie e l’effettivo risparmio dell’inquinamento non sarebbe eccessivo: una cosa è il teleriscaldamento che rifornisce un’intera città e una cosa è che lo faccia per pochi edifici che, nel frattempo, sono (Ater e privati) non sono più in capo ai singoli costruttori in quanto sono stati venduti. Singoli condomini che dovrebbero decidere di ripassare al teleriscaldamento: ciò potrebbe avvenire solo in condizione di costi di rifornimento bassissimi perché altrimenti non c’è più interesse a passare dalla caldaia a gas al teleriscaldamento. E sono ulteriori spese per le persone». In definitiva – ha chiuso l’assessore – «la volontà politica nostra è di tentare il miracolo e valutare se nell’ambito di un progetto più ampio è possibile ricomprendere questa realizzazione: piange il cuore saper di aver speso soldi comunitari e non avere risultato, è uno spreco a livello di valori. Le tubazioni sono stagne e interrate, c’è l’acqua dentro: ribadisco che il problema è il rifornimento di calore. Ho chiesto all’Ast anche se erano disposti a dare direttamente il vapore».

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