Vestizione infermieri: «Avevamo ragione»

Terni, la Uil Fpl esulta per quanto deciso dalla Cassazione a 12 anni dall’inizio della battaglia. Il tempo per vestirsi e spogliarsi va pagato

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di Gino Venturi
Segretario generale Uil Fpl Terni

Gino Venturi

Era il 2007 e la Uil Fpl di Terni iniziò la sua battaglia per far riconoscere un diritto a infermieri, operatori socio sanitari e tecnici della sanità. Il tribunale di Orvieto ci diede ragione e la sentenza ebbe un grande risalto nazionale. Partì da quella nostra  iniziativa anche la pressione per inserire il riconoscimento di quel diritto addirittura nel contratto collettivo nazionale di lavoro. Ma l’Usl 2, da cui dipende l’ospedale di Orvieto, fece ricorso e riuscì a ribaltare la sentenza in appello. Noi della Uil però, quando ci sono in gioco diritti, non demordiamo e siamo andati avanti vinto alla Corte di Cassazione. Siamo così arrivati ad oggi e dopo 12 anni la Uil Fpl ha finalmente vinto definitivamente questa battaglia. Anzi stravinto, perché nel frattempo quel diritto – partendo dalla nostra iniziativa – è riconosciuto in tutta Italia anche nel contratto collettivo nazionale di lavoro.

Ma torniamo alla sentenza della Suprema Corte di Cassazione 3901 del 2019. Stabilisce che «in materia di orario di lavoro nell’ambito dell’attività infermieristica, il tempo di vestizione-svestizione dà diritto alla retribuzione […] trattandosi di un obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza ed igiene, riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto».

Naturalmente la Usl dovrà anche pagare le spese di giudizio. Dunque il tempo per indossare le divise e presentarsi così puntuali e già pronti per la sostituzione del collega a turno è tempo di lavoro e quindi deve essere pagato. Un tempo che era stato calcolato dal tribunale di Orvieto in 15 minuti al giorno per la vestizione iniziale e svestizione a fine turno. Il procedimento legale, sostenuto dalla Uil Fpl di Terni e seguito dall’avvocato Maurizio D’Ammando, riguarda quattro infermieri dell’ospedale di Orvieto ma il principio vale non solo per gli infermieri ma anche per gli operatori socio sanitari e i tecnici sanitari.

Abbiamo già detto che il diritto è stato intanto recepito nel contratto nazionale ma fino ad ora non è stato applicato. La Uil Fpl pertanto, forte anche del pronunciamento della Cassazione, apre subito le trattative con le diverse aziende per l’applicazione da oggi in poi. E per il passato?  Ecco l’altra importante ricaduta positiva della sentenza a cui si è arrivati grazie alla Uil e partita proprio da Orvieto. Tutti coloro tra infermieri, Oss, tecnici sanitari che sono stati in turno, possono chiedere il risarcimento rispetto agli ultimi cinque anni. In alcuni casi i risarcimenti possono arrivare ai mille euro l’anno e quindi complessivamente a 5 mila euro a testa.

Tali risarcimenti non sono automatici ma vanno obbligatoriamente richiesti individualmente. Senza perdere tempo perché ogni giorno in più che passa prima della richiesta, cadendo in prescrizione, è un giorno perso ai fini del risarcimento. Per questo rappresentanti sindacali della Uil Fpl Umbria da lunedì 8 aprile sono attivi in tutti gli ospedali ed aziende sanitarie della Regione al fine di assistere gratuitamente iscritti e non, per non perdere i risarcimenti a cui hanno diritto.

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