Viaggio on the road da Narni al Sudamerica

Roberto Agostini, chef di 32 anni, per un anno andrà alla scoperta di un intero continente in moto: «Cucinerò per la gente del posto, in cambio riceverò tante emozioni»

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di F.L.

Roma-Santiago del Cile solo andata. Poi Argentina, Brasile, Perù, ovunque la moto lo condurrà. Senza mete prestabilite, alberghi prenotati e biglietti di ritorno, ma solo la curiosità di conoscere, perché il tempo non mancherà: ci sarà almeno un anno a disposizione. Sono questi gli ingredienti – è il caso di dirlo – dell’avventura iniziata in Sudamerica da Roberto Agostini, cuoco professionista di Narni con la passione per i motori, e dalla fidanzata Pagi, impegnati in un viaggio ‘on the road’ che li porterà a scoprire un intero continente, a quasi 12 mila chilometri di distanza da casa.

L’idea Un vero e proprio progetto documentato sui social, a cui Roberto ha deciso di dare anche un nome – ‘Thebikerchefproject’ -, lo stesso utilizzato per ribattezzare le pagine Facebook e Instagram in cui racconta la propria esperienza. «Un progetto nato nella mia mente cinque anni fa – spiega Agostini, 32 anni -, con il libro ‘I diari della motocicletta’. Leggendolo mi sono appassionato alla cultura sudamericana, poi solo dopo ho scoperto che parlava di Che Guevara. Intanto lavoravo a Roma in uno dei ristoranti più famosi d’Italia, Metamorfosi, in cui lo chef era colombiano. Da lui ho appreso la bellezza degli ingredienti di quelle terre e così ho capito che il mio sogno nel cassetto era visitarle, ma che l’unico modo per farlo, visto che il continente è talmente grande, sarebbe stato fare un viaggio del genere, prendendomi un anno sabbatico. Il mio lavoro, d’altronde, può essere svolto ovunque nel mondo, nel mio campo non entri in un locale e finisci lì la tua carriera, io al massimo ho lavorato due anni nello stesso posto».

L’obiettivo di Roberto – che in passato è stato anche in gara alla Prova del Cuoco, su Rai 1 – è infatti quello di continuare pure in Sudamerica a fare lo chef, anche perché, continua, «la cucina è la chiave per entrare nella cultura di un luogo e quella sudamericana sta crescendo in maniera esponenziale». «Lima, ad esempio, è diventata una capitale mondiale della gastronomia – spiega -, tanti giovani chef sudamericani sono venuti in Italia e in Europa ad imparare le nostre tecniche per poi riutilizzarle a casa loro con i loro prodotti, molto semplici come riso, legumi, patate, valorizzandoli in 30 mila modi. Proprio a Lima c’è uno chef famosissimo, Virgilio Martinez, che spero mi accolga per uno stage. Ho stilato una lista di ristoranti gourmet, con cucina d’autore in cui si fa ricerca, il sogno sarebbe tornare dall’anno sabbatico con un curriculum formato. Anche se non è questo il mio primo obiettivo».

Lo scambio di tradizioni Quello principale è infatti «entrare innanzitutto nelle cucine delle persone comuni, perché il Sudamerica è noto per essere ospitale». «E’ già successo ad altri viaggiatori: tu mi ospiti o mi dai un aiuto e io ti cucino la cena. Così entrerò con le mie tradizioni ed uscirò con le loro. Sarà questo il vero scambio culturale, anche perché cercheremo di evitare le zone turistiche e dove si spende di più, sarà un viaggio al risparmio in quanto autofinanziato. La mia intenzione è prima di tutto visitare il Paese, senza un itinerario preciso visto che abbiamo tutto il tempo che vogliamo, decideremo in base a quello che percepiremo di un posto, a quello che ci stimolerà. E’ questa la chimica di un viaggio. Poi quando mi renderò conto che le finanze si stanno asciugando, tornerò a lavorare».

L’inizio del viaggio Per ora la prima tappa è stata Santiago del Cile, dove Roberto e Pagi – insegnante di pilates, anche lei viaggiatrice per passione con grande spirito di adattamento – sono arrivati il giorno prima di Pasqua. Qui la realtà sta già rispettando le aspettative. «Siamo ospiti di un motociclista locale conosciuto su Facebook qualche giorno prima della partenza – racconta Roberto -. Parlando si è appassionato alla nostra storia e ci ha offerto una camera del suo appartamento. Io per sdebitarmi gli cucino qualche piatto della tradizione italiana, anche se nella zona dove abitiamo risulta molto difficile reperire la materia prima».

La moto, una Ktm 1190 Adventure R partita da Genova, è arrivata il primo aprile al porto di San Antonio dopo 35 giorni di navigazione. «Sbrigate tutte le pratiche in dogana, siamo riusciti a ritirarla il 5 aprile e da quel giorno, sempre restando di base a Santiago, siamo saliti in sella e abbiamo raggiunto dei luoghi bellissimi, come la vigna Vik, una delle più grandi del Cile, situata nella Millahue Valley, un nome indigeno che significa valle dell’oro. Il Cile è un paese lungo ma molto stretto e quindi si fa presto a passare dal mare ai 6000 metri della cordigliera delle Ande, infatti dopo appena 120 chilometri abbiamo raggiunto la Valle del Yeso, con un lago a oltre 3000 metri dove le Ande innevate si specchiano».

Le tappe «Tornati poi in città a Santiago – continua il racconto di Roberto – abbiamo visitato La Chascona, la casa del poeta premio nobel Pablo Neruda, il museo della memoria dove vengono raccontati gli anni terribili della dittatura da parte del governo Pinochet e il Cerro San Cristobal, un piccolo monte che si trova al centro dell’area metropolitana da cui si ha una vista su Santiago unica. Abbiamo attraversato i vari quartieri popolari come il barrio Patronato, dove abbiamo mangiato cibo di strada e passeggiato tra i mercati. Ora stiamo pianificando la nostra partenza per dirigerci verso il nord dell’Argentina. Andremo subito in Patagonia, perché poi sarà inaccessibile durante l’inverno australe, che passeremo invece in zone di mare, come le coste argentine o brasiliane, dove comunque è caldo. Tutto è da decidere, l’unica organizzazione riguarda zaino, moto, tende e abbigliamento tecnico. Abbiamo detto che staremo un anno perché è una cifra tonda, ma potrebbe essere anche di più. Chissà».

Orgoglio narnese Intanto Roberto – che in passato ha già macinato in Europa migliaia di chilometri in sella alla sua moto – porterà nel cuore Narni, dove prima della partenza è stato ricevuto dal sindaco Francesco De Rebotti e dal consiglio comunale. Che hanno sottolineato come «il giovane professionista porterà se stesso, le sue competenze, la sua professionalità e la città in un continente nuovo e lontano che potrà così fare conoscenza con la realtà locale».

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