Vibratori al Caos: Bartoli assolto a Terni

L’ex responsabile di Confimpresa era finito a giudizio per diffamazione verso Linda Di Pietro: all’origine un post su facebook del 2012

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«Credo che mai in duecento anni di storia del nostro teatro comunale, si sia potuto spendere soldi pubblici per vedere urinare, vomitare, bestemmiare o assistere a spettacoli con vibratori protagonisti. Questa non è la cultura che vogliamo, la cultura del Caos gestita dalla società Indisciplinarte di cui è responsabile Linda Di Pietro. Adesso dobbiamo sopportare viaggi premio a nostre spese con una parentopoli nella parentopoli del bando della cultura… quanti altri viaggi premio dovremo pagare con i soldi di tutti?». Per questo post sulla pagina facebook de ‘La Terni che non voglio’, datato 5 novembre, l’autore – Francesco Bartoli, già responsabile di Confimpresa Terni – era stato denunciato dalla stessa Di Pietro e quindi citato a giudizio per diffamazione dalla procura.

La sentenza è arrivata martedì, con Bartoli assolto dal tribunale di Terni – giudice Elisa Fornaro – con la motivazione che verrà depositata entro i prossimi 15 giorni. In aula la pubblica accusa aveva chiesto una multa di 1.500 euro per l’imputato mentre la parte civile aveva avanzato una richiesta risarcitoria di 20 mila euro.

«Rispettata la Costituzione» Così l’avvocato Maurizio Cecconelli, difensore di Bartoli: «La sentenza ha rispettato un principio di giustizia e democrazia costituzionalmente garantito. Era già stata una persecuzione doversi trovare sotto processo per avere espresso delle opinioni. Oggetto dell’imputazione era l’aver criticato la parte offesa in funzione del ruolo pubblico che svolgeva, in quanto gestiva l’intera attività culturale della città ed ogni cittadino ha il diritto di esprimere il proprio parere e dissentire su come viene gestito un bene o un interesse pubblico. Nel post non era svolto nessun attacco personale ma veniva solo criticato il modo in cui sono gestiti soldi pubblici: un principio di libertà – conclude il legale – che non dovrebbe mai essere messo in discussione».

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