Terni: «Sugli eco-reati troppe prescrizioni»

Dai verbali delle audizioni della commissione parlamentare d’inchiesta il duro atto di accusa del comandate della polizia provinciale, Mario Borghi

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di M.T.

I verbali, adesso, si possono leggere. La commissione parlamentare d’inchiesta era stata in Umbria a febbraio e aveva ascoltato i soggetti che riteneva in grado di fornire informazioni importanti. A Terni, tra gli altri,  è stato convocato il comandante della polizia provinciale, Mario Borghi. E le cose che ha raccontato sono interessanti. Molto.

Il comandante della polizia provinciale di Terni, Mario Borghi

Il comandante della polizia provinciale di Terni, Mario Borghi

La discarica A proposito della discarica di Valle e del veleno che trasudava dalle sue pareti, per esempio, ha spiegato che «nel 2008 riscontrammo che il percolato di questa discarica veniva smaltito semplicemente attraverso la conduttura che portava alla pubblica fognatura. Accertammo che questa sicuramente non era una procedura corretta, ragion per cui fu attivata la comunicazione di notizia di reato e da lì iniziò anche un procedimento che tendesse a ricondurre la situazione alla regolarità. Diciamo, però, che il responsabile non era il sindaco. In quell’occasione fu individuato come il dirigente che all’epoca si occupava di questa materia, che è stato indagato e c’è stato un procedimento. Il problema è che, purtroppo, per quello che riguarda i reati ambientali, sappiamo che sono, per lo più, reati contravvenzionali e che, quindi, c’è una breve prescrizione».

La commissione d'inchiesta a Terni

La commissione d’inchiesta a Terni

I procedimenti Dal 2007,  ha spiegato Borghi, «i procedimenti aperti sono stati circa dodici o tredici. Di questi procedimenti nessuno è stato archiviato. Hanno avuto tutto l’iter procedimentale, ma purtroppo, a mano a mano che passa il tempo, a parte alcuni episodi in cui si è addivenuti subito a una condanna magari per decreto penale, tutto ciò che è stato rinviato a giudizio e che, quindi, è andato al procedimento ordinario, non al rito breve, si è concluso con prescrizione. Esiste questa difficoltà, anche una volta attivati i procedimenti penali, ad avere poi un esito positivo da quel punto di vista. È per questo motivo che abbiamo sempre attribuito importanza a operare non solo da un punto di vista di attivare il procedimento penale, ma anche da quello di cercare, finché è possibile, di arrivare alla risoluzione del problema».

Terni Discarica Valle13La ThyssenKrupp Ast «Anche sul percolato della discarica della Thyssen – ha detto il comandante della polizia provinciale – rilevammo che c’era un’anomalia: la condotta che caricava il percolato dei vari corpi di discarica e che confluiva all’interno dello stabilimento dove c’era un impianto delegato al trattamento di questo percolato in realtà non era mai stata autorizzata come impianto deputato al trattamento di rifiuti liquidi. Anche in quel caso attivammo una comunicazione di notizia di reato. L’azienda si attivò per sanare questa situazione e, di lì al tempo tecnico per arrivare a questa autorizzazione, fu autorizzata. Attualmente, quindi, quello che viene chiamato in termini tecnici Dorr-Oliver fu autorizzato anche a trattare il percolato. Da lì in poi la situazione fu condotta in maniera di regolarità».

Terni Discarica Valle5Il ‘lago dei veleni’ Durante un  sopralluogo, sempre i quegli anni, ha anche raccontato Borghi,«constatammo la presenza di uno scavo all’interno della discarica. Già la presenza dello scarico era strana, perché non ne era chiaro il motivo. Ci venne detto che erano in corso i lavori della realizzazione di una strada, la famosa Terni-Rieti. All’interno di questo scavo era presente del liquido di colore verde. Proprio quel giorno eravamo lì insieme con i tecnici dell’Arpa. Chiesi – quasi imposi – ai tecnici Arpa di effettuare un campionamento straordinario (il motivo per cui eravamo lì non era quello) su quel refluo. Emerse dalle analisi successive che era presente il cromo esavalente. Evidenziammo questa situazione, che però era una situazione confinata all’interno della discarica. Di per sé non c’erano pericoli per l’ambiente, perché era un materiale che rimaneva sempre all’interno di un sito di discarica autorizzato. C’erano tutte le condizioni per poter gestire anche quel refluo e quella situazione in maniera non pericolosa per l’ambiente, perché c’era un sistema che comunque era in grado di prendere quel liquido e di trattarlo come il percolato. Tuttavia, ci rendemmo conto che, se non fosse stato per il nostro intervento, la situazione non sarebbe stata affrontata nella maniera dovuta».

La galleria 'Tescino'

La galleria ‘Tescino’

La ‘galleria del veleni’ Per quello che riguarda l’imbocco sud della cosiddetta Terni-Rieti, «il problema si ripropose quando ci fu una segnalazione che evidenziava la presenza di uno scarico, sempre di refluo anomalo, che prima non c’era, che proveniva, però, dal cantiere dell’imbocco nord sempre della Terni-Rieti. Praticamente era la parte opposta della galleria che si stava costruendo. Quella era una situazione fuori dal sito di interesse nazionale. Pertanto, facemmo una verifica e riscontrammo la presenza di questo scarico che confluiva e defluiva nel torrente Tescino. A quel punto, chiedemmo ancora una volta di fare immediatamente un campionamento del refluo. Fu fatto il campionamento del refluo e fu individuata la presenza di cromo esavalente. Pertanto, era chiara la riconduzione alla motivazione. Effettuammo un sopralluogo all’interno della galleria e constatammo la presenza di questa condotta. Dal punto di vista della scaturigine all’interno proprio del fronte di scavo, l’acqua che sgorgava all’interno di questo cantiere veniva condottata e scaricata talquale all’interno del torrente Tescino. Chiedemmo a che titolo fosse fatta quella operazione e ci fu praticamente risposto che erano stati autorizzati per questo. Facemmo delle verifiche e non trovammo alcun tipo di autorizzazione, né ci poteva essere, perché chiaramente non è possibile autorizzare una cosa del genere. Pertanto, effettuammo anche in quel caso una comunicazione di notizia di reato per riversamento di rifiuto liquido all’interno del torrente Tescino. Da lì iniziò un procedimento molto complesso e oneroso da parte nostra avverso Anas, perché stava effettuando di fatto questo smaltimento di rifiuto liquido non autorizzato».

Terni, Polizia Provinciale controlli rifiutiL’assoluzione L’esito del procedimento penale, ha raccontato il comandante della polizia provinciale, «è stato di assoluzione della persona indagata con sentenza del tribunale di Terni, ma quello che ci meravigliò è che nella sentenza non veniva contestato il fatto che stesse avvenendo lo smaltimento di rifiuto liquido. Veniva contestato il fatto che loro, in realtà, erano autorizzati. Siamo andati a verificare quale fosse l’elemento che loro ritenevano idoneo ad autorizzarli. Non era altro che una riunione informale fatta – credo – negli uffici della Regione, dove, senza un verbale, se non un verbalino scritto a mano, era stato deciso che quella potesse essere una metodologia, come altre, per poter gestire quel particolare refluo. Questa veniva considerata come una sorta di riunione decisoria per affrontare la situazione. Chiaramente per noi non era valido come procedimento per poter autorizzare, perché un sistema che smaltisce il rifiuto in quel modo non può essere autorizzato con una riunione del genere. Purtroppo, però, la sentenza disse questo. Pur riconoscendo l’attività di smaltimento del rifiuto liquido, veniva la si dava per autorizzata, ragion per cui ci fu l’assoluzione».

La modifica Da quel momento, però, fu individuato un sistema diverso «per poter trattare quel refluo, quel liquame, attraverso l’installazione di un impianto autorizzato come impianto che tratta rifiuti, in modo da ricondurlo a sua volta a una condizione per poter essere scaricato nella pubblica fognatura. Una volta chiuso il cantiere, l’impianto è stato smantellato perché, come sostenevano i tecnici del cantiere dell’Anas, una volta impermeabilizzata la galleria, una volta chiusa la volta della galleria, la situazione naturale all’interno sarebbe stata ricondotta a quella che era precedentemente allo scavo. Non ci sarebbero stati problemi per l’ambiente».

Il tecnico intossicato

Il tecnico intossicato

Piogge venefiche Dopo qualche anno, «stiamo parlando, credo, del 2013-2014, all’interno della galleria Tescino cominciò a percolare dell’acqua che cadeva. Furono fatti dei campionamenti e, tanto per cambiare, anche su quest’acqua fu riscontrata la presenza di cromo. Pertanto, visto che il problema si conosceva, anche attraverso l’attività dell’ufficio ambiente della Provincia, si indusse l’Anas a installare subito dei sistemi per raccogliere queste acque e convogliarle a livello di una canalizzazione, pomparle con una pompa al sistema di trattamento presente all’interno della discarica e da lì farle confluire all’interno del sistema di trattamento del percolato per poter essere scaricate. Il problema in quel modo è stato sanato».

La discarica di Valle

La discarica di Valle

Ministero all’oscuro Dal comandante della polizia municipale di Terni è arrivata anche un’altra conferma importante: «Quando effettuammo queste verifiche in concomitanza con l’individuazione dello scarico anomalo all’interno del cantiere, su incarico anche della procura della Repubblica, intendevamo accertare se vi fossero state quantomeno le conoscenze e quale fosse effettivamente la situazione di quello che stava avvenendo all’interno del sito tra enti. Stiamo parlando fra ministero, ente regione e provincia. Emerse da quest’attività il fatto che il ministero, pur avendo partecipato alle Conferenze di servizio, nulla sapeva del fatto che lì si stesse costruendo la strada. O meglio, sapeva che si stava costruendo la strada, ma non che andasse a interessare un SIN. Era come se le varie componenti del ministero dell’ambiente, ossia chi si occupa di SIN e di bonifiche e chi si occupa di paesaggio in genere, non avessero dialogato e non avessero avuto questa informazione».

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