«Aiutiamo Carolina a ricominciare a vivere»

Video – L’appello degli amici, conosciuti nella ‘movida’: «Non la lasciamo sola». I soldi potrebbero servire per acquistare un biglietto aereo dal Brasile

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di Pietro Cuccaro

Lo avevamo anticipato: la vicenda di Carolina, la 26enne quasi uccisa dal suo fidanzato in Sicilia, che ora si trova in ospedale con uno squarcio alla gola, ha colpito i tanti amici che la ragazza brasiliana ha conosciuto in Umbria, in particolare a Perugia, dove ha vissuto diversi anni – lavorando come deejay e facendosi apprezzare per le sue doti umane – dopo essere arrivata a Spoleto dal Brasile.

Colpisce la vicinanza dimostrata da molti ragazzi che vivono a Perugia: i ragazzi della movida, che vediamo sulle prime pagine dei giornali solo per cose negative, per episodi che coinvolgono piccoli gruppi ma che, per sineddoche, finiscono con l’identificare tutti loro con i fatti di cronaca di cui si cibano i media. Come se con il termine ‘movida’ si potesse definire qualcosa di tangibile e non, invece, ciò che inevitabilmente è – liquida, informe, sfuggente, indefinibile, talvolta incomprensibile – la generazione dai 18 ai 30, che si incrocia in centro nelle sere del weekend.

Quello nugolo di teste, bicchieri, sigarette e corpi sudaticci che si plasma nella notte e da lontano sembra muoversi come un sol corpo, ora appiccicandosi a un locale, ora dividendosi al passaggio di un’auto per poi ricongiungersi come fosse liquido, è in realtà formato da individui, teste pensanti (a volte più, altre meno), ognuna con la sua storia e il suo vissuto, con i propri dolori e trascorsi difficili, spesso con un minimo comune denominatore: la solitudine. Che è un po’ esistenziale, tipica dell’età, un po’ reale, pratica, concreta, figlia di un recente taglio del cordone ombelicale con la famiglia di origine, temuto e voluto al tempo stesso – ci si trasferisce in città per studiare ma anche un po’ per scappare – e che sanguina ancora.

Una di quelle teste era di Carolina. E attorno alla sua c’erano quelle di Martina e dei suoi amici e di tanti altri ancora che in modo più o meno stretto avevano imparato ad apprezzare – raccontano – quella ragazza strana che veniva dal sudamerica e i suoi capelli colorati sempre in modo diverso, sotto i quali nascondeva tanto dolore ma anche tanta voglia di vivere, di lottare per riscattarsi, di costruirsi un futuro positivo. E quella proposta di matrimonio ricebuta dal ragazzo siciliano conosciuto a una festa doveva esserle sembrata un segno del destino. Invece si è rivelata essere ancora una volta una strada sbagliata. Non per colpa sua. 

Carolina ora è sola in un letto di ospedale, ma da Perugia i suoi amici urlano per farsi sentire, per dirle che no, stavolta non sarà sola del tutto. Ci sono loro che vogliono aiutarla. E per questo hanno organizzato una raccolta fondi da usare non si sa ancora bene per cosa, dipende dalla somma: dei vestiti, la ricarica del cellulare per chiamare la mamma in Brasile o addirittura, se i contributi saranno generosi, un biglietto aereo per la mamma, che non vede l’ora di riabbracciarla e magari farla smettere di sanguinare.

 

L’appello: «Aiutiamo Carolina»

Il racconto del tentato omicidio

Da Perugia alla Sicilia: sgozzata dal ragazzo che doveva sposare

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