
Lo stop di una settimana, a fine settembre, di uno dei due forni fusori delle acciaierie di Terni, decisa dalla proprietà Ast-Arvedi contro il caro-energia e che comporterà la cassa integrazione per circa 200 lavoratori, sbarca in parlamento. Mercoledì pomeriggio il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha risposto, in occasione del question time, all’interrogazione avanzata da alcuni parlamentari del Pd ed esposta in aula dall’onorevole Vinicio Peluffo.
«La questione della sostenibilità del sito siderurgico di Terni – ha affermato il ministro Urso in replica – è stata attenzionata da più esecutivi. Nel 2016 è stata determinata l’Area di crisi industriale complessa e il governo di allora elaborò le linee guida per un piano di riconversione per la decarbonizzazione e rendere le produzioni più competitive sul mercato internazionale. Noi ci siamo subito attivati per dare concretezza a ciò che era solo una cornice, un auspicio. Abbiamo sviluppato il lavoro con il ministero dell’ambiente, le istituzioni regionali e il gruppo Arvedi per predisporre un Accordo di programma con risorse per gli investimenti. Ciò per il rilancio e la messa in sicurezza permanente dell’area dove sono gli asset produttivi. Nel realizzare l’Accordo di programma – ha proseguito Urso – l’azienda ci ha rappresentato come primario il tema dei costi dell’energia: sono però due questioni diverse che rispondono a diverse regole europee. Gli interventi di sostegno ai costi operativi per l’energia sono delimitati da regole europee, ben diversamente da quelle che possono determinare il supporto agli investimenti. Il governo si è comunque mosso per tempo con il Disegno di legge Energia del 9 dicembre 2023 e il Decreto attuativo del 23 luglio 2024 che disciplina un meccanismo per avere una nuova capacità di energia elettrica da fonti rinnovabili, da parte dei clienti finali energivori come Ast, e che può contribuire alla soluzione del problema. Altre forme sono difficilmente attuabili per sussidio diretto. Per le regole europee, questo sussidio può intervenire quasi esclusivamente sugli investimenti e non sui costi operativi. Nonostante ciò, proprio in un tavolo di questa mattina con la Presidenza del Consiglio, il Dipartimento politiche europee, la Regione e i nostri tecnici del ministero, abbiamo fatto alcune ipotesi la cui compatibilità con le regole dell’Unione Europea la stiamo verificando proprio in queste ore. Sarà mia cura informare l’aula, i sindacati e l’azienda su questi sviluppi. In ogni caso, la differenza sul costo energetico con gli altri Paesi è dovuta principalmente al fatto che questi utilizzano l’energia nucleare. Unica soluzione strutturale al costo dell’energia è riaprire la strada al nucleare, pulito e sicuro. Procederemo con celerità».
In replica, Anna Ascani (Pd) ha affermato che «non è arrivata risposta, oggi i lavoratori di Terni sanno che la risposta arriverà tra vent’anni. Il problema è oggi. Ciò che succede all’Ast è indice dell’inadeguatezza del governo. Non è una vicenda locale né umbra, ma nazionale ed europea. E’ una produzione strategica. Il ministro ci parla di un’ipotesi nucleare. Se non si mette una toppa ora, si creeranno disoccupazione e un danno enorme. Arvedi ha denunciato il problema. Il sindaco preferisce sputare in faccia ai cittadini piuttosto che occuparsi del territorio».
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