Ast, la Fismic: «Si apre un periodo difficile»

Marco Bruni preoccupato per il futuro del sito di Terni: «Terziarizzazioni, Sdf, Tubificio alcune delle criticità. Quali prospettive per il commerciale?». Il nodo dazi Usa

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di Marco Bruni
Coordinatore rsu Fismic – Ast

Marco Bruni – Coordinatore rsu Fismic

In data 4 aprile si è svolto un incontro in Regione a Perugia per parlare della situazione del sito Acciai Speciali Terni a cui hanno partecipato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, il vicepresidente, Fabio Paparelli, ed i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e della rsu aziendale. Come sta accadendo ormai da diverso tempo, come sindacato abbiamo manifestato grande preoccupazione circa il tema della vendita di Ast, riguardo alla gestione dell’area commerciale, i sistemi informatici e della tenuta delle aree di business, paventando un concreto rischio di indebolimento del sito di Terni.

I timori In particolare abbiamo espresso grande preoccupazione per il Tubificio che negli ultimi tempi presenta i magazzini pieni e spesso è costretto a interrompere la produzione, (mai successo) e che ha perso la propria autonomia attestandosi su una produzione di circa 65.000 tonnellate, al di sotto di quanto era stato dichiarato dall’azienda stessa. Stesse preoccupazioni sono state espresse su Società delle fucine, che presenta poche commesse e per lo più piccoli fucinati che danno poco valore aggiunto e non a caso il bilancio è stato negativo per una cifra intorno ai 4 milioni.

Gli interrogativi Sono iniziate le terziarizzazioni all’interno dello stabilimento che hanno interessato in primis i servizi del Centro di finitura, ma che probabilmente a breve riguarderanno altre aree del sito Ast, generando tutti i problemi tipici di un percorso di terziarizzazione di sevizi/lavorazioni importanti dello stabilimento. Altro tema caldo l’appalto dello smaltimento delle scorie che nonostante le promesse del management ancora ad oggi non è dato sapere quando e se partirà, ricordando che per far partire l’impianto serviranno tra i 16/20 mesi e che a regime smaltirà 100.000 tonnellate annue di scorie, e pertanto la domanda nasce spontanea: «Quelle che nel frattempo continuiamo ad ammucchiare?».

La divisione Materials Pertanto molte sono le domande alle quali non riusciamo ancora a dare una risposta ufficiale, nonostante i diversi incontri fatti nelle ultime settimane, come per esempio capire il ruolo di Materials Services (gruppo di cui noi facciamo parte) quanto acciaio ha venduto e soprattutto quanto era quello prodotto da Ast? Ci era stato detto che fare parte di un gruppo del genere avrebbe permesso ad Ast di aumentare la propria produzione potendo sfruttare una rete di magazzini presenti in tutto il mondo, invece in 2 anni nulla è cambiato da questo punto di vista; inoltre è lecito chiedersi se Ast è autonoma o no da Materials? Tema poi fondamentale per l’esistenza del nostro sito è il commerciale di Terni, ovvero capire a chi risponde, che grado di autonomia possiede e se con un’eventuale (sicura) vendita che fine farà.

Accordo in scandenza È giusto ricordare che il 67% delle spedizioni avviene per il mercato Italiano, questo per spiegare che dopo la chiusura del magnetico, la perdita di Titania, la crisi dei fucinati e le difficoltà dei tubi, siamo ridotti al solo nostro mercato di riferimento con tutte le criticità che comporta una situazione del genere in un settore come quello dell’acciaio dove i grossi gruppi cercano tutti di unirsi per guadagnare la leadership dei mercati mondiali di acciao. Intanto il tempo passa e la scadenza dell’accordo del Mise si avvicina. Ricordo che nell’accordo molti erano gli impegni che questa azienda aveva sottoscritto, che in parte sono stati realizzati, ma in gran parte ancora non sono stati rispettati, come per esempio il numero dei dipendenti (al momento sotto la soglia dei 2.400 come previsto dagli accordi), i centri servizi o l’impianto a valle (zmill) della nuova linea 6 che sembra non verrà più fatto.

Incontri a Roma Pertanto abbiamo condiviso tutte queste criticità con la presidente Marini e il vicepresidente Paparelli e ribadito quelli che devono essere i punti fondamentali su cui alzare un muro invalicabile: la strategicità del sito di Terni nell’ambito della politica industriale nazionale dell’acciaio, l’integrità e unitarietà di Ast, quale condizione per la tenuta e lo sviluppo della capacità produttiva ed occupazionale delle acciaierie. Di conseguenza le istituzioni regionali si sono impegnate a porre all’attenzione del governo e del nuovo parlamento le questioni poste, e a quanto mi risulta è stato già chiesto un incontro al ministro Calenda, anche se credo che il tavolo giusto sarebbe a palazzo Chigi.

L’incognita Usa E’ importante non dimenticare la guerra sui dazi sull’importazione di acciaio e alluminio, fatti dal presidente degli Stati Uniti, che entreranno in vigore nel giro di 15 giorni, fatta eccezione per i paesi esentati, come Canada e Messico, che ci riporteranno 100 anni indietro, e dove l’Europa deve essere chiara e ferma ma proporzionata nella sua risposta agli Usa che non possono arrogarsi il compito di regolare l’economia del pianeta.

In conclusione credo che, per quanto detto sopra, andremo verso un periodo di grandi difficoltà per il nostro sito industriale, (che rappresenta il 18% del Pil Umbria) criticità amplificate da una politica industriale italiana, purtroppo assente, e da un governo tutto da formare, che di fronte allo strapotere delle multinazionali che hanno in mano l’80% del commercio nel mondo, non può che farmi essere molto preoccupato.

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