Terni, in Ast è stato di agitazione: «No facili trionfalismi»

Riunione straordinaria fra sindacati territoriali e rsu per analizzare la situazione. «Lette e sentite dichiarazioni inopportune»

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Hanno fatto storcere il naso ai sindacati metalmeccanici e alla rsu di Ast, alcune dichiarazioni – dai toni ritenuti eccessivamente trionfalistici – dopo l’annuncio della cessione delle acciaierie di Terni ad Arvedi. Il tema è stato trattato in una riunione straordinaria che si è tenuta venerdì, al termine della quale è stato proclamato lo stato di agitazione e deciso di dare il via alle assemblee con i lavoratori per «vigilare costantemente sui tempi e sui modi di gestione di questo particolare momento».

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«Usati toni da campagna elettorale»

«Senza dubbio – affermano sigle territoriali (Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb) e rsu – un primo elemento positivo è rappresentato dal fatto che l’offerta prevede l’acquisizione del sito nel suo complesso ampliando anche con i centri di servizio esteri e la rete commerciale italiana e tedesca. Questo però non deve suscitare facili trionfalismi e soprattutto annunci da campagna elettorale in modo particolare delle istituzioni locali e nazionali. È bene ricordare che in tutto il periodo della vendita il silenzio delle forze politiche è stato assordante, sopito solo negli ultimi giorni, cosa quest’ultima, che invece non è successa per le istituzioni che hanno continuato ad ignorare le reiterate richieste di riavviare il tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico, mai riunito dall’insediamento del governo Draghi. I toni utilizzi a poche ore dall’annuncio della ThyssenKrupp sono stati inopportuni e poco riconducibili alle prerogative istituzionali».

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«Prima possibile il piano industriale»

«Ora – affermano i sindacati – è centrale che si presenti il più rapidamente possibile il piano industriale dell’acquirente e che questo risponda realmente alle aspettative dei lavoratori, che come è noto oltre a prevedere la vendita del sito nel suo ciclo integrato, presume la salvaguardia degli assetti impiantistici, dei livelli occupazionali e salariali dei lavoratori diretti e dell’indotto. Oltre al completamento degli investimenti, in modo particolare quelli relativi all’ambiente, salute e sicurezza. Ovviamente la transazione dovrà essere approvata dalla Commissione Europea Antitrust, le parti e il governo Italiano si devono adoperare per snellire la procedura e consentire, quindi, l’avvio della discussione con la nuova proprietà».

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I nodi somministrazioni, Tubificio, accordo ponte

«Crediamo necessario – proseguono Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb – che l’azienda convochi rsu e segreterie territoriali per un confronto che vada oltre la mera comunicazione dell’avvenuta vendita e che discuta di come gestire la presunta lunga fase di transizione. Le attività produttive continuano quasi a pieno regime e il mercato sembra particolarmente favorevole in questa fase. Bisogna rivedere il processo di stabilizzazione dei lavoratori somministrati che ormai rientrano a pieno titolo nell’organico tecnologico, oltre a confermare i contratti in scadenza a copertura dell’intera platea interinale. Preoccupazioni si concentrano sulla Tubificio dove scelte discutibili sulla produzione e commercializzazione hanno indebolito l’intera divisione». Sul piano più generale – per rsu e segreterie – «serve, ovviamente, la ripresa del confronto anche con il Mise che dovrebbe essere il garante dell’intero processo di vendita, invece si è limitato a pochi e non utili annunci». «Serve – concludono – una verifica ed una estensione temporale dell’accordo ponte in scadenza il 30 settembre, con un serrato confronto tra Governo, Ast e organizzazioni sindacali a tutti i livelli».

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