di F.T.
In quattro erano stati assolti nel maggio del 2019 con le modalità del rito abbreviato. Ed ora – la sentenza è stata emessa mercoledì pomeriggio dal giudice Biancamaria Bertan – anche gli altri cinque consiglieri comunali di Terni, imputati nel processo per le ‘dichiarazioni mendaci’ post-elezione circa l’assenza di ragioni incompatibilità, sono stati assolti con formula piena. Si tratta del capogruppo della Lega Federico Brizi (difeso dall’avvocato Roberto Spoldi), del consigliere M5s Luca Simonetti (avvocato Paolo Cipiccia), l’ex consigliera leghista Giulia Silvani (avvocato Emiliano Napoletti), il consigliere di Terni Civica Michele Rossi (avvocato Luigi Fiocchi) e il presidente del consiglio comunale Francesco Maria Ferranti (avvocati Marco Gabriele e Maurizio D’Ammando).
Soddisfatti
In aula il pm Cinzia Casciani ha chiesto per tutti la non punibilità per la ‘particolare tenuità del fatto’ (articolo 131 bis del codice penale), ad eccezione di Rossi per il quale ha chiesto l’assoluzione. Il tribunale di Terni ha deciso per l’assoluzione di tutti con la formula più ampia, ovvero ‘il fatto non sussiste’. Logicamente soddisfatte le difese dei cinque: per l’avvocato Spoldi «è stata pienamente confermata l’insussistenza di qualsiasi responsabilità attribuita in origine al mio assistito (Brizi, ndR), con il tribunale che ha preso la decisione che riteniamo più corretta, giusta».
La prima sentenza
Nel maggio del 2019 le assoluzioni avevano riguardato l’ex assessore Sonia Bertocco (avvocato Carlo Viola), perché ‘il fatto non sussiste’, il consigliere Emanuele Fiorini (difeso dal compianto Massimo Proietti) e l’attuale assessore Maurizio Cecconelli (avvocati Manlio Morcella e Alessandro Lardori) assolti perchè ‘il fatto non costituisce reato’ e l’ex consigliere Raffaello Federighi per il quale era stata rilevata la particolare tenuità del fatto.
L’origine
La vicenda giudiziaria trae origine dall’esposto presentato dal consigliere comunale Valdimiro Orsini a seguito dell’emergere delle posizioni debitorie dei colleghi d’assemblea, da poche decine a qualche migliaio di euro, in sede di proclamazione di convalida degli eletti. Pendenze economiche con l’ente, poi sanate ma ‘gravate’ dalle dichiarazioni di assenza di ragioni di incompatibilità sottoscritte ad elezione avvenuta.