Elezioni politiche 2022: il Pd umbro perplesso. Bori: «Rinnovamento ‘frenato’ da Roma. Ne riparleremo post voto»

«Ragioneremo sul rapporto fra candidature imposte e risultati»

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di Tommaso Bori
Segretario regionale Pd Umbria

Il Partito Democratico dell’Umbria, in maniera unitaria e compatta, ha chiesto rinnovamento nella rappresentanza, radicamento nei territori e riconoscibilità delle candidature. Tenere insieme un processo di cambiamento simile, con un’emergenza elettorale, non è un’operazione facile: la riduzione del numero dei parlamentari, la mancanza di una coalizione solida e i meccanismi richiesti della legge elettorale hanno, nelle scorse ore, reso molto complicata la chiusura delle liste, chiedendo una dose ulteriore di impegno e sacrifici a tutti.

Penso però che, complessivamente, la comunità democratica dell’Umbria abbia presentato a Roma una buona proposta, in parte depotenziata – dobbiamo dircelo – dalle decisioni del Nazareno. Abbiamo raccolto e sostenuto le tante voci che iscritti e militanti, amministratori e dirigenti ci hanno fatto pervenire e ne abbiamo sostenuto le ragioni. Solo in parte ascoltate.

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Di tutto questo avremo modo di parlare dal 26 settembre, perché ora la priorità è un’altra: non ho dubbi però sul fatto che in modo plurale e condiviso riusciremo a condurre una campagna elettorale ‘ventre a terra’, proprio perchè forte è la convinzione in tutti noi che il 25 settembre sarà una tappa importantissima per il nostro Paese. Già dal giorno dopo, però, dovremo rilanciare il cammino che ci sta impegnando in tutta l’Umbria ormai da diversi mesi, per ricostruire una comunità politica ritrovata, messa a dura prova dalle vicissitudini degli ultimi anni.

Colgo l’occasione per ringraziare quanti si sono messi a disposizione, con generosità, per il Pd tanto nei collegi uninominali quanto nel proporzionale. Questa disponibilità, davvero non scontata, ci conforta nella convinzione che il percorso e il metodo con cui stiamo affrontando anche i momenti più difficili, siano quelli giusti. Al contempo dispiace vedere che qualcuno non abbia compreso lo spirito di servizio che veniva richiesto in questa tornata, preferendo una posizione di garanzia.

Tommaso Bori

Ad urne chiuse avremo modo di approfondire e riflettere sulle dinamiche di interazione tra livello nazionale e chi si impegna sui territori, sul rapporto tra candidature imposte e risultati, ma, fino ad allora, ci dedicheremo alla campagna elettorale perché la posta in gioco è più alta dei destini personali e dei percorsi carrieristici: si rischia di consegnare il Paese ad una destra pericolosa e reazionaria. Una destra a trazione Meloni e Salvini che stringe la mano a terribili alleanze xenofobe in Europa, che ha già più volte preso posizione contro il Next Generation EU e che ha dichiarato di mettere in discussione il PNRR, che si schiera apertamente per i combustibili fossili e sguazza insieme a loschi personaggi in un primitivo negazionismo in campo ambientale e sanitario.

L’agenda dei democratici e progressisti sostiene una visione del mondo completamente opposta: quella di una ‘Italia 2027’ al centro di un’Europa solidale che ha a cuore i temi del lavoro e dell’ambiente, di una transizione tecnologica ed ecologica che sia alla portata di tutti e fulcro di un’economia a più alto valore aggiunto. Abbiamo l’aspirazione di costruire un modello di sviluppo in grado di ridurre la disuguaglianze, inclusivo, capace di investire sulle reti di prossimità, di solidarietà e di accoglienza. Per dirla con le parole del segretario nazionale: ‘se vincono queste destre saranno l’Italia e i diritti degli italiani ad andare indietro’. E noi, in Umbria, ne sappiamo qualcosa.

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