Giorno del Ricordo, l’Anci Umbria mette nel mirino l’Isuc

Il coordinamento regionale attacca: «Sconcerto di fronte all’uso strumentale e ideologico»

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«Il Giorno del Ricordo, dedicato alla memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è stato celebrato dall’Isuc, l’istituto regionale per la storia dell’Umbria contemporanea, con un convegno che ha avuto, a nostro giudizio, un carattere di rara faziosità e unilateralità. Riteniamo grave che se ne sia resa responsabile l’istituzione culturale che ha per compito quello di lavorare in modo serio e scientifico sulla memoria storica degli umbri. Stigmatizziamo in modo particolare il carattere partitico dell’intervento del presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, a cui competerebbe istituzionalmente un ruolo di garanzia e di rappresentanza obiettiva delle diverse sensibilità politiche. Abbiamo inviato perciò, come Anpi regionale, una lettera ai gruppi consigliari regionali in cui segnaliamo l’accaduto e soprattutto sottolineiamo il rischio che l’Isuc venga trasformato, da istituzione culturale di servizio pubblico, in megafono di propaganda per iniziative di partito». A sottolinearlo è la presidente del coordinamento regionale Anpi Umbria, Mari Franceschini.

Lo sconcerto

Nella lettera il coordinamento Anpi Umbria «esprime il proprio sconcerto di fronte all’uso strumentale e ideologico che si è fatto del Giorno del Ricordo 2021, in occasione della ‘conferenza’ organizzata dall’Istituto Storico regionale Isuc il 9 febbraio. La figura istituzionale del presidente Marco Squarta, chiamata a finalità di garanzia e rappresentanza dell’intera Assemblea legislativa regionale,  ha evidentemente optato col proprio intervento per una scelta faziosa e smaccatamente propagandistica, secondo una logica di divisione e rivendicazione ideologica, rappresentando unicamente se stesso e il proprio partito. Un uso personalistico – specifica – del proprio ruolo e dell’Istituto privo di ogni senso delle istituzioni, considerando che l’iniziativa era rivolta alle scuole e agli studenti, visti evidentemente come oggetto di indottrinamento. Come Anpi – termina la lettera – chiediamo ai membri dell’Assemblea regionale se sarà questo il destino dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea e se non sentono, come molti cittadini, la necessità in virtù di quanto accaduto, di garantire la più ampia autonomia possibile all’Istituto Storico, che ricordiamo, è patrimonio di tutti gli umbri».

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