Il settore siderurgico e le non soluzioni

Ast, il Mise ha risposto ad un’interrogazione datata ottobre 2019 senza mettere sul tavolo passi in avanti

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21 ottobre 2019. Il Covid-19 è ancora una parola sconosciuta, mentre i problemi per il settore siderurgico hanno già spazio tra le principali preoccupazioni economiche nazionali e internazionali. Non è un caso che proprio quel giorno gli onorevoli Catia Polidori, Raffaele Nevi e Paolo Barelli presentavano alla Camera un’interrogazione rivolta al Ministro dello sviluppo economico e al Ministro degli affari esteri per chiedere quali iniziative prevedessero a tutela della produzione siderurgica italiana, a fronte della situazione internazionale attraversata dal settore dell’acciaio.

Il pericolo

Ad ottobre infatti il tema caldo era rappresentato dalle possibili distorsioni del mercato provocate dai concorrenti asiatici e dalle misure di salvaguardia adottate dalla Commissione europea per tutelare le imprese comunitarie, in risposta ai dazi statunitensi. L’Indonesia era da poco entrata a fare parte dell’elenco dei Paesi soggetti alle misure di salvaguardia, ma da un’inchiesta del Wall Street Journal emergevano tutte le criticità ancora esistenti: la Cina, infatti, continuava ad implementare alcuni espedienti per arginare gli effetti dei dazi americani, mentre gli stessi Paesi europei, attratti dal prezzo particolarmente conveniente, stavano orientando i propri acquisti verso l’Indonesia. Un ulteriore pericolo per il settore siderurgico proveniva dai clienti clienti europei – italiani in particolare – che stavano inducendo i produttori nazionali ad applicare gli stessi prezzi degli asiatici, letali per il made in Italy.

La risposta

15 luglio 2020. Sono serviti nove mesi al Ministero dello sviluppo economico per elaborare una risposta. Nove mesi in cui il mondo è cambiato, i problemi presentati all’epoca sono diventati solo parte di un enorme rete di criticità che lega a stretto filo tutta l’economia mondiale. Un tempo lungo che il Ministero non ha saputo evidentemente sfruttare per partorire parole che non rendessero evidente la mancanza di un piano strategico per affrontare una situazione di tale rilievo socio-economico e che soprattutto non rispondessero minimamente a quanto richiesto dai parlamentari. «Il rilancio di questo settore – si legge nel documento consultabile anche online – dovrà mettere in conto una ristrutturazione del comparto ed una produzione di acciaio di qualità, a beneficio di filiere ad alto valore aggiunto, come l’industria elettrotecnica e la meccanica di precisione, di cui l’Italia è leader». Cosa c’entra con il problema della sleale concorrenza asiatica? Per non saltare a conclusioni affrettate, continuiamo a sfogliare il documento e l’argomento viene fuori: «Relativamente alle misure di salvaguardia sull’acciaio entrate in vigore ad inizio 2019 (regolamento 2019/159) – si legge – sono state, ad esempio, introdotte importanti innovazioni nei meccanismi di gestione delle quote di importazione dei prodotti siderurgici che contribuiranno a prevenire perturbazioni nei flussi di approvvigionamento dell’acciaio, quali ad esempio il passaggio all’amministrazione su base trimestrale delle quote e la limitazione, per alcune categorie di prodotto, dell’accesso a meccanismi di utilizzo delle quote residue. Importante, inoltre, l’introduzione di quote specifiche per determinati Paesi terzi che, a dati 2019, hanno registrato flussi di importazione maggiormente elevati».

La non soluzione

Questo intervento, da quello che è possibile capire visto l’utilizzo di un linguaggio poco decifrabile, non sembra costituire una novità rispetto alle misure già applicate dopo l’introduzione dei dazi americani nel 2018. Così come non aggiunge alcuna ipotesi di soluzione, l’elenco delle azioni che, secondo il Ministero, l’Italia avrebbe contribuito a portare avanti grazie a un non bene definito lavoro delle «nostre rappresentanze diplomatiche». Il problema delle mancate risposte del Governo alle numerose richieste presentate dai parlamentari sotto forma di interrogazioni, interpellanze, nelle commissioni, in Assemblea, in forma scritta, orale o con urgenza, è cosa nota. Non sarà però che il settore siderurgico, nel caso specifico umbro così fondamentale per l’interno territorio, meriterebbe un po’ di attenzione in più?

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