Caccia ‘sospesa’ dal Tar, niente revoca del decreto: no a Regione e Federcaccia

Accolta l’istanza cautelare delle associazioni animaliste. «Può causare danni irreversibili al patrimonio faunistico». Anticipata la trattazione collegiale al 20 settembre

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«Sussiste il paventato pericolo che l’apertura al 18 settembre 2022 possa arrecare danni irreversibili al patrimonio faunistico». Con questa motivazione il Tar dell’Umbria ha accolto l’istanza cautelare di varie associazioni – World Wide Fund of Nature, Wwf Italia Onlus, Lega italiana protezione uccelli, Lipu odv, Legambiente Umbria, Lega anti vivisezione, Lav onlus, Lega per l’abolizione della caccia, Lac onlus ed Enpa, tutte difese dall’avvocato Andrea Filippini – per l’annullamento della proposta di calendario venatorio 2022-2023. Tutto sospeso con un decreto monocratico del presidente Raffaele Potenza. L’apertura è rimandata. La Regione e Federcaccia si muovono per chiedere la revoca: venerdì il doppio no con un decreto presidenziale dello stesso Tar. Anticipata la trattazioen collegiale dal 4 ottobre al 20 settembre.

L’apertura generalizzata contestata

Le associazioni hanno inoltre chiesto l’annullamento della successiva delibera di giunta regionale datata 5 agosto, dell’adozione dell’integrazione del 26 agosto e dell’approvazione del 30 agosto scorso. In più nel mirino è finito il piano faunistico regionale dell’8 agosto 2019. L’istanza cautelare è arrivata perché secondo i ricorrenti «un’apertura della caccia generalizzata al 18 settembre 2022 deduce contrasto con il parere Ispra nella parte in cui ha ritenuto inidonea un’unica apertura generale della caccia in data antecedente al 1° 2022, quanto meno per le specie quaglia, beccaccia, alzavola, marzaiola, germano reale, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone, porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano e starna, nonché per la piccola selvaggina».

Via libera

Nel decreto il presidente del Tar Umbria sottolinea che «la valutazione collegiale dell’istanza cautelare, ed in particolar con riferimento alla sufficienza di una motivazione divergente da parere tecnico, è possibile solo alla prima udienza per utile ai sensi (4 ottobre), sicchè nelle more sussiste il paventato pericolo che l’apertura al 18 settembre possa arrecare danni irreversibili al patrimonio faunistico, sia pure limitatamente alle specie sopra indicate. A fronte dell’istanza di tutela oggi azionata sussistono interessi di natura sportiva-privata che, pur fruendo di espressa copertura di rango super-primario – quale quella costituzionale – ed essendo normativamente ascritti all’intera collettività, nella specie appaiono tuttavia recessivi rispetto alla protezione faunistica, anche in considerazione, nella fattispecie, del sacrificio, temporalmente e quantitativamente limitato, che una misura cautelare monocratica non generalizzata determina». Sospesa l’avvio della stagione venatoria per il 18 settembre. Se ne riparlerà ad ottobre. La Regione non si è costituita in giudizio.

«Non ci fermiamo qui»

L’avvio della stagione venatoria è sospesa in particolare per quaglia, beccaccia, alzavola, marzaiola, germano reale, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone, porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano, starna e per la piccola selvaggina. «Cade così una delle storiche roccaforti venatorie italiane – commenta la Lipu ringraziando l’avvocato Andrea Filippini -. E non ci fermiamo qui», avverte l’associazione.

Riunione urgente

Intanto la Regione – l’assessorato competente, guidato da Roberto Morroni – ha convocato per venerdì 9 settembre, dalle ore 10.30 al palazzo del Broletto a Perugia, una riunione urgente con tutte le associazioni venatorie per valutare la situazione venutasi a creare dopo la decisione del Tar Umbria.

Mancini (Lega): «La Regione agisca subito»

Per il consigliere regionale Valerio Mancini (Lega Umbria) lo stop del Tard è «una decisione che lascia profonda amarezza perché si tratta dell’ennesimo schiaffo ai 27 mila cacciatori umbri, che non sono tenuti in considerazione nonostante versino circa 4,5 milioni di tasse di concessione governative e 2,2 milioni alla Regione. L’assessore Morroni – prosegue Mancini – ha convocato le associazioni venatorie per domani (venerdì, ndR), auspico che questo incontro possa rassicurare i cacciatori e che la giunta regionale si attivi immediatamente in ogni sede per difendere il nostro calendario venatorio, ribandendo la piena legittimità di un atto condiviso con la commissione competente, le associazioni venatorie e agricole. Il calendario venatorio per la stagione 2022/23 ha ricevuto parere favorevole di tutti i membri della terza commissione, non solo degli esponenti di Lega e Fratelli d’Italia, ma anche del Partito Democratico – ricorda Mancini -. Sono rammaricato che quando tutta la politica si muove compatta, le nostre decisioni non vengano minimamente tenute in considerazione, come se le istituzioni che hanno elaborato e approvato il calendario fossero contro l’ambiente».

La mossa della Regione

Giovedì pomeriggio arriva la mossa di palazzo Donini: «Nel prendere atto del decreto monocratico con il quale il Presidente del Tar Umbria ha accolto la domanda cautelare, inaudita altera parte, presentata dalle associazioni ambientaliste, sospendendo, limitatamente ad alcune specie, l’avvio della stagione venatoria fissato per il 18 settembre 2022, si comunica che la Regione Umbria si costituisce in giudizio chiedendo la revoca del decreto stesso e presentando istanza di anticipazione dell’udienza in camera di Consiglio, fissata per il 4 ottobre 2022».

Decreto presidenziale del Tar: no a revoca

Venerdì mattina il presidente Potenza ha firmato un decreto presidenziale: respinta l’istanza di revoca chiesta da Federcaccia – intervenuta ad opponendum nel procedimento originario con l’avvocato Alberto Maria Bruni – e accolta la domanda di abbreviazione dei termini per la trattazione collegiale. Non più il 4 ottobre ma il 20 settembre: «La domanda di revoca proposta da Federcaccia non è supportata da circostanze o fatti idonei , ex art.58 c.p.a, ad escludere con sufficiente certezza l’irreversibilità dei danni faunistici paventati , ma rientra nelle argomentazioni attinenti al merito del necessario esame collegiale della domanda cautelare, mentre l’analoga istanza di revoca avanzata dalla Regione non appare sorretta da alcuna motivazione».


Rinvio apertura caccia: «Decisione infondata e responsabilità chiare»

-la domanda di revoca proposta da Federcaccia non è supportata da circostanze o
fatti idonei , ex art.58 c.p.a, ad escludere con sufficiente certezza l’irreversibilità dei
danni faunistici paventati , ma rientra nelle argomentazioni attinenti al merito del
necessario esame collegiale della domanda cautelare, mentre l’analoga istanza di
revoca avanzata della Regione non appare sorretta da alcuna motivazione;
– la data fissata dal decreto monocratico (4.10.2022 , individuata ai sensi di legge)
per la discussione collegiale della cautelare può invece essere riformulata, alla luce
dell’ istanza di abbreviazione dei termini presentata da Federcaccia, ai sensi
dell’art.53 del c.p.a. ed essere indicata nella prossima camera di consiglio;
1-respinge le istanze di revoca;
2-accoglie le domande di abbreviazione dei termini nella misura della metà e, per
l’effetto, fissa la trattazione collegiale della domanda cautelare al 20 settembre
2022.

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