Lavoro in Umbria: «Situazione delicata»

Mario Bravi e gli ultimi dati: «6 mila domande Naspi nei primi tre mesi dell’anno. Ad aprile 476 mila ore di Cig. Precarizzazione drammatica. Serve nuova impostazione»

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«Ancora più preoccupante è il dato relativo alla Naspi , che è una prestazione economica che sostituisce la disoccupazione. Infatti in Umbria la richiesta di prestazione Naspi ha riguardato 22 mila 485 persone nel 2016, 23 mila 665 nel 2017 e 5 mila 791 nei primi tre mesi del 2018. Questo dato è in linea con quello Istat (relativo a fine 2017) che fornisce il numero di 41 mila 762 disoccupati, in forte aumento rispetto al dato di fine 2016, che vedeva 37 mila 494 disoccupati». A snocciolare i dati delle difficoltà del lavoro in regione è Mario Bravi, presidente Ires Cgil Umbria.

UNIONCAMERE: «MICROIMPRESE, IMPORTANTI CRITICITA’»

Situazione delicata Bravi, commentando gli ultimi dati Naspi e il rapporto di Unioncamere Umbria, sottolinea che «i recentissimi dati sul mercato del lavoro umbro confermano le persistenti difficoltà che continuano a registrarsi nella nostra regione. Difficoltà confermate anche dal recentissimo rapporto di Unioncamere Umbria. Che la situazione continui a rimanere delicata, viene in qualche modo sottolineato anche dai dati dell’Iinps per quanto riguarda la Cig (Cassa integrazione guadagni) e Naspi (disoccupazione).

Cig Nello specifico, «per quanto riguarda il dato complessivo della Cig, in Umbria ad aprile 2018 le ore utilizzate sono state pari a 476 mila 225, contro le 300 mila 176 dell’aprile 2017. In particolare, si è verificato un aumento della Cig ordinaria (+31.72%) e della Cigs ( cassa integrazione straordinaria) del 350.12%. Stabile sostanzialmente la Cig di solidarietà ed è invece in calo la Cigd (cassa in deroga).

Naspi Peggiore il dato relativo – prestazione economica che sostituisce la disoccupazion – alla Naspi. «Evidente ormai che il problema ‘lavoro’ – conclude Bravi – ha dimensioni quantitative e qualitative. I numeri prima indicati testimoniano il bisogno di lavoro, soprattutto dei giovani, mentre il dato Iinps che ci dice che solo il 19,2% delle attivazioni è a tempo indeterminato: evidenzia una drammatica precarizzazione e pauperizzazione dei rapporti di lavoro. Su questo bisogna agire, con una nuova coscienza, consapevolezza e soprattutto con nuove e diverse impostazioni di politica economica».

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