Muore per un ago nei polmoni: si era iniettato cocaina

I periti: nessuna responsabilità dei sanitari del Santa Maria della Misericordia nel decesso di un 39enne prima di un intervento chirurgico

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Non ci sarebbe alcuna responsabilità da parte dei sanitari del reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia dietro alla morte di Vincenzo Bosco, 39enne di Nocerà Umbra, deceduto lo scorso aprile, a causa di un ago da insulina nei polmoni di due centimetri, mentre era in attesa di un intervento al setto nasale. È la conclusione a cui sono giunti i consulenti della procura perugina Massimo Lancia e Andrea Arcangeli nei risultati finali dell’autopsia sul corpo del 39enne. I due specialisti riportano in particolare un elemento che scagiona i sei sanitari, indagati per omicidio colposo dalla procura perugina: l’ago sarebbe finito nei bronchi dell’uomo dopo essersi staccato durante un’iniezione di cocaina effettuata per via endovenosa.

L’indagine

A rendere nota la notizia, venerdì, sono il Corriere dell’Umbria e il Messaggero in un articolo a firma di Enzo Beretta. «Nessun atto o pratica effettuata durante l’esecuzione di tutte le manovre anestesiologiche può essere messa in rapporto con la presenza successivamente accertata dell’ago ipodermico da insulina nel bronco» scrivono i due consulenti nella loro relazione. L’ipotesi è semmai che «Bosco in occasione di una iniezione di cocaina effettuata per via endovenosa sublinguale abbia utilizzato una siringa da insulina, il cui ago si sarebbe accidentalmente distaccato dal corpo della siringa e, successivamente, durante un atto ispiratorio profondo, sia stato inalato nelle vie aree andando a loca- lizzarsi a livello del bronco sinistro dove poi è stato rinvenuto». Per Lancia e Arcangeli «l’operato del personale sanitario è pienamente rispettoso delle linee guida e delle buone pratiche clinico assistenziali». Per il decesso erano stati indagati, come atto dovuto, due medici otorinolaringoiatri, due anestesisti e due infermieri. Si può ipotizzare che Bosco abbia utilizzato la lingua per iniettarsi la droga per nasconderne l’uso ai suoi familiari.

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