Museo Armi Terni: miraggio apertura. Appello Benigno Riso

Audizione in II° commissione del generale: il nodo è sempre lo stesso, i fondi per la ristrutturazione dei locali. L’input: «No ad interessi di partito». L’allarme sul Pmal

Condividi questo articolo su

di S.F.

Un’audizione per parlare del rilancio – se così si può chiamare – del Museo delle Armi all’interno del Pmal, come richiesto dal consigliere del Gruppo Misto Doriana Musacchi in un atto di indirizzo dello scorso 22 giugno. Protagonista giovedì pomeriggio in II° commissione il generale Riso Benigno, presidente del Mialt e memoria storica di un’annosa vicenda di cui si parla da tempo senza una concreta soluzione. Il nodo è sempre lo stesso, la mancanza di fondi per l’apertura. E c’è un nuovo, ennesimo allarme sul polo.

OTTOBRE 2017, IL SOPRALLUOGO NEL LUOGO DOVE DOVREBBE STARE IL MUSEO

Museo armi Terni, l’associazione rilancia

La commissione

Stop su stop

L’ex consigliere della Lega ha invitato gli assessori di competenza a intraprendere il progetto: «Fondamentale sfruttare le risorse che abbiamo a disposizione anche per un discorso turistico». La sensazione è che non ci saranno novità a stretto giro: «Il percorso è lungo – ha esordito il numero dell’associazione onlus Museo internazionale armi leggere Terni – e inizia quando la giunta Ciaurro acquisì l’area dell’ex scuola armaioli con successiva richiesta di fondi all’allora ministro Giovanna Melandri per 2 miliardi 500 milioni di lire. Divennero 800 mila euro. Iniziarono i lavori – ha proseguito Riso -, poi stop per carenza di fondi. Inoltre ci furono guai per l’architetto Angeletti, si bloccò tutto». A vuoto anche l’iter seguente: «Come associazione abbiamo cercare di aprire un protomuseo nell’area della motorimessa dell’attuale stabilimento in attesa dell’opera sulla sede predestinata. Ministero della Difesa e Agenzia del Demanio acconsentirono: quest’ultima ci disse che dovevamo pagare un affitto di 750 euro al mese e non ce la sentimmo». Niente progetto.

Miraggio apertura

Non se ne esce: «Il Demanio a suo tempo diede la struttura al Comune per 500 milioni di lire con apertura prevista entro tre anni. Il problema è trovare i fondi per la ristrutturazione e il Pnrr forse potrebbe aiutarci. Parte della struttura è stata bonificata e si è lavorato sul tetto, ma occorrono soldi per completarla e renderla sicura. Oltre a progettare le bacheche per ricevere le armi. Lo Stato Maggiore – le parole di Riso – è disponibile a cedere in comodato d’uso gratuito tutte le armi». Ma si torna al problema principale: «Per aprire questo benedetto museo servono fondi». Altra questione: «Davanti alla struttura c’è una zona di 100-200 metri quadrati che a suo tempo non fu acquisita dal Comune e per poter entrare bisogna chiedere le chiavi al direttore dello stabilimento. Ho chiesto ai vari sindaci di acquisirla per rendere autonomo il museo dal Pmal». Per ora niente. 

MELASECCHE NEL 2016: «MUSEO DELLE ARMI, TEMPO SCADUTO»

L’affanno

Per l’amministrazione era presente l’assessore alla cultura Maurizio Cecconelli (erano stati invitati anche gli esponenti regionali Paola Agabiti ed Enrico Melasecche, nonché il collega al bilancio Orlando Masselli). Tutti impegnati, con l’ex assessore comunale ora a palazzo Donini arrivato in chiusura di discussione. «Per l’esecuzione dei lavori nei capannoni acquistati serve verificare con i lavori pubblici. La sostanza – le parole di Cecconelli – è il reperimento dei fondi per i beni di proprietà del Comune, tutto è avere le interlocuzioni giuste. Si cerca di trovare uno sbocco ed i contatti con soggetti privati e ministero ci sono». Manca concretezza.

La critica

Sul tema sono poi intervenuti Paolo Angeletti (Terni Immagina, chieste delucidazioni sull’importo dei fondi necessari), Musacchi (dubbiosa sul Pnrr) e Michele Rossi (Terni Civica): «Non sarà questa amministrazione – l’amarezza – ad aprirlo perché bisognava affrontare la tematica con determinazione fin dall’inizio. Sarebbe interessante sapere se per sistemare i locali di nostra proprietà sono stati mai cercati fondi con ministero o bandi europei». Sulla stessa linea Francesco Filipponi del Pd: «C’è chi ha voglia di poter accedere a quel sito meraviglioso. Ma ormai questo esecutivo è in carica da oltre tre anni, anche io credo che non saranno loro ad aprirlo. Accendo inoltre un faro sul Polo di mantenimento delle armi leggere: delle 384 unità iniziali solamente la metà sono assegnate come dipendenti tra pensionamenti e uscite». Paolo Cicchini (Lega) ha chiesto di non accantonare il progetto.

Riso: «No ad interessi di partito». Sos Pmal

Riso ha poi preso la parola per un altro intervento dopo le considerazioni dei consiglieri. Lanciando un messaggio chiaro: «Il mio vice Nicoli ha fatto due-tre riunioni con Latini, l’ex vicesindaco Giuli e Melasecche in merito ai fondi. Bisogna partire: lasciamo stare gli interessi di partito, poi proseguirà chiunque esso sia per l’apertura. Non bisogna attendere altre giunte altrimenti si perde tempo. Il Pmal? Piango per il polo, è stata la mia vita. Ci sono arrivato da giovane capitano e ne sono uscito direttore. Purtroppo per Terni ho paura che diventerà un deposito». Difficile essere ottimisti su questo fronte.

Il calendario ricorda che Terni può avere un museo internazionale

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli