«Ospedale di Perugia al collasso». Nursind va all’attacco

Il sindacato delle professioni infermieristiche descrive la situazione tra reparti in over booking e code di dieci ore al pronto soccorso

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Reparti in over booking, appoggi di pazienti, letti (che mancano anche materialmente) nei corridoi dei reparti di degenza e anche in quelli ad alta intensità assistenziale. Nursind descrive dal suo punto di vista la situazione all’ospedale di Perugia, definendo «allo sbando» il più grande nosocomio dell’Umbria. Ancora: code di 10 ore e più al pronto Soccorso, pazienti Covid positivi e con pluripatologie ospitati nei tre reparti dedicati. E per quanto riguarda il personale: carente e stramato da doppi turni, riposi saltati, ferie negate, altri istituti contrattuali non rispettati e condizioni lavorative indegne.

Stato di agitazione

«Sembra di visitare un ospedale del terzo mondo – si legge nel comunicato diffuso dal sindacato delle professioni infermieristiche – con tanti pazienti appoggiati nei corridoi, anche in gravi condizioni, senza privacy e senza adeguata assistenza». NurSind ha indetto lo stato di agitazione del personale ed è stato convocato dal prefetto insieme alla direzione generale che pare aver alzato le mani di fronte a problematiche organizzative. Continuando a leggere il comunicato: «Sono causate in primis da una cattiva risposta del territorio alla domanda di salute che spesso porta i cittadini ad intasare il pronto soccorso e conseguentemente le corsie ospedaliere. La cronica carenza di personale fornisce ulteriore ingrediente per un mix letale. Il risultato? Una bassa qualità erogata dell’assistenza e delle cure, che porta i pazienti degenti, ad esempio, ad essere spesso dimessi prima del dovuto con successivi istantanei e frequenti reingressi in ospedale. La direzione aziendale spinge verso i dirigenti medici per effettuare dimissioni veloci a causa dei numerosi accessi che richiedono ricovero e quindi, per creare posti letto, i dimessi velocemente necessitano di lì a breve tempo di reingresso per complicanze rilevate a domicilio e che vanno ulteriormente ad intasare i reparti».

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