di Rosaria Parrilla
In tempi di crisi economico-sociale bisogna resistere, reinventarsi, ridefinire nuovi modelli relazionali ed economici, di tipo circolare, in cui tutti gli attori del territorio sono chiamati ad interagire nella individuazione e attuazione delle risposte ai bisogni.
Sardex È il caso del modello di economia complementare di Sardex.net, circuito di credito commerciale, che conta 2.500 imprese e che ha raggiunto lo scorso anno un volume di 30 milioni di euro. A spiegare questa esperienza, a Perugia, durante un incontro promosso da Cesvol Umbria, è stato Carlo Mancosu, co-founder di Sardex.
L’idea «Il circuito – spiega Mancosu – che dà la possibilità alle aziende di finanziarsi reciprocamente, attraverso la propria capacità produttiva inespressa, è stato in grado di consolidare rapporti comunitari e rinsaldare i rapporti fiduciari tra le imprese, rimettendo in moto dei processi, che per mancanza di liquidità e della stretta creditizia, si erano bloccati. Il progetto, oltre in Sardegna, attualmente è stato ripetuto in altre sette regioni italiane e in Umbria partirà a breve Umbrex, grazie alla cooperativa Link 3c, con l’obiettivo di fare una rete di reti e creare un network di network che possano mettere a disposizione i surplus delle varie aree, valorizzarli e dare un contributo più ampio alla ripresa economica».
Il convegno Ripensare all’economia locale, interconnessa, collaborativa, sostenuta dalla forza della comunità e dalla fiducia reciproca, è possibile. E di questo si è parlato durante il convegno dal tema ‘Nuovi strumenti per una nuova economia: Circuiti di credito reciproco e Patti di collaborazione’. «Un circuito di credito reciproco è una comunità in cui le aziende si incontrano – dice Fabiola De Toffol, di Link 3c – rivedendo le modalità di scambio economico e basandolo su una compensazione di debiti e crediti. C’è bisogno di credito reciproco per riattivare la fiducia tra gli attori economici che vivono il territorio e questo può essere lo strumento di scambio sia per il mondo no profit che per le pubbliche amministrazioni».
Il coinvolgimento Dal canto suo, Andrea Bernardoni, responsabile cooperazione sociale di Arcs di Legacoop Umbria, sottolinea l’importanza dell’incontro: «È un’occasione per far ragionare insieme la cooperazione, il volontariato e gli enti locali sugli strumenti che permettono ai singoli cittadini in forma singola e associata di prendersi cura dei beni comuni, degli spazi urbani e rurali che in questo momento di crisi spesso sono abbandonati. La nostra idea è quella di valorizzare questi luoghi e le risorse residue presenti nella comunità coinvolgendo la comunità”. Coinvolgimento che può avvenire attraverso organizzazioni informali, la costituzione di associazioni tra cittadini, la realizzazione di vere e proprio imprese, di cooperative di comunità, in cui tutta la società crea una nuova economia e nuove opportunità di lavoro, ovvero un nuovo modo di fare impresa».
L’università Tra gli interventi, anche quello di Luca Fantacci, dell’università Bocconi di Milano: «I sistemi di moneta complementare – spiega – sono nati per lo più da iniziative spontanee di cittadini, imprese e soggetti privati. È chiaro però che hanno spesso una dimensione pubblica che può aver a che fare con lo sviluppo locale, la coesione territoriale e la sostenibilità ambientale, quindi, il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche diventa inevitabile e auspicabile per tutelare gli interessi collettivi coinvolti. Molti enti pubblici si stanno interrogando se e come debbano intervenire su questo fronte, ma l’aspetto più interessante è quello di regolare e monitorare queste iniziative private così da rispondere a questi interessi collettivi e utilizzarli come forma nuova di welfare per offrire servizi in questo periodo di crisi economica e di carenza di risorse. Il credito reciproco è una forma di collaborazione che deve essere incoraggiata dalla politica – ha concluso Fantacci – e risponde ad un principio di sussidiarietà di iniziative dal basso».