Perugia, rogo Biondi: cosa c’è nel terreno?

Arpa comunica i dati sulle diossine all’Asl ma non li rende pubblici. Nell’aria non c’è più nulla, ma serve massima attenzione sui precipitati: a rischio acque, verdure, latte, uova e carni

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di P.C.

C’è stata un po’ di ritrosia a rendere pubblici i dati sulla concentrazione di sostanze tossiche e cancerogene dopo l’incendio alla Biondi Recuperi di Ponte San Giovanni, nella zona industriale di Balanzano, a Perugia, avvenuto domenica scorsa. L’ultima comunicazione Arpa è del 13 marzo, quando era stato detto che sarebbero stati resi noti i dati sulle diossine, in realtà mai divulgati pubblicamente, ma inviati solo all’Asl, che a sua volta ha diramato un comunicato per tranquillizzare sui dati dell’aria. Ma il vero problema sono i precipitati: si attendono le analisi di terra, acqua, vegetazione ed alimenti.

Il comunicato senza dati

Imbarazzo nella giornata di venerdì quando l’Usl ha diramato un comunicato in cui si parlava di «sostanziale normalizzazione dei parametri di qualità dell’aria» e fra questi parametri citava anche le diossine, i cui dati non erano ancora stati resi noti da Arpa. Né l’Usl voleva divulgarli: «Se li volete, dovete fare un accesso agli atti», rispondevano dalla direzione dell’unità sanitaria locale, pur sottolineando però che ad oggi non sussistono più le problematiche di inquinamento aereo. Ciò anche perché nei giorni immediatamente successivi al rogo c’è stato forte vento e un violento acquazzone: difficile quindi trovare inquinanti nell’aria in concentrazione allarmante. Ma nelle primissime ore c’erano ed erano altissimi. E lo dimostrano i dati che, pur non essendo stati divulgati, sono comunque consultabili (seppur a fatica).

Sostanze tossiche ‘precipitate’ a terra

Le rilevazioni Arpa dei giorni 10 e 11 marzo parlano di picchi di concentrazione di policlorobifenili e policloro-dibenzo-p-diossine elementi che, come tutte le diossine e i furani, hanno una particolarità negativa: non sono biodegradabili in tempi brevi. Questo vuol dire che restano nell’atmosfera a lungo. «Per mesi», confermano gli addetti ai lavori. Quindi se non si trovano più nell’aria (grazie a vento e piogge) non vuol dire che sono scomparsi, ma che sono finiti altrove: nel terreno, sulla vegetazione e nelle falde acquifere e da qui nel latte, nelle uova, nelle carni. Ed è su queste matrici ambientali che ora si concentreranno le analisi, i cui risultati si spera arriveranno a breve per far sì che si possano mettere in atto tutte le contromisure adeguate, che possono andare dal divieto di raccolta al divieto di coltivazione fino al divieto di consumo umano di carni per un lasso di tempo da definire. Parliamo infatti di sostanze altamente inquinanti e nocive per l’uomo. Tutto dipenderà dai campionamenti, che saranno parametrati con quelli riscontrati in altre aree, non coinvolte dal rogo. Massima attenzione anche alle acque di spegnimento, che non saranno scaricate in fognatura ma utilizzate come rifiuto speciale.

Pulire i locali, sostituire i filtri d’aria

C’è una cosa importante da sottolineare, passata però un po’ in sordina. Asl avvisa infatti che è fondamentale un intervento straordinario di manutenzione, pulizia (o addirittura sostituzione) dei sistemi di filtrazione destinati al ricambio dell’aria di ambienti di vita e di lavoro nonché ad una accurata pulizia dei relativi locali (e su questo aspetto in tanti fanno notare: chi controlla che le aziende effettueranno davvero le prescrizioni previste?) Intanto sono anche in atto indagini ambientali riguardanti l’inquinamento da prodotti di combustione all’interno del sito produttivo interessato dall’incendio e nelle aziende più prossime, per valutare ulteriori aspetti di tutela riguardanti soprattutto i lavoratori, che fra l’altro si lamentano per il fatto che, pur chiudendo le scuole, nessuno ha pensato di chiudere le aziende. Finanche alla Biondi sono andati a lavorare lunedì.

Le modalità di misurazione

Sotto la lente anche il lavoro di Arpa, che in queste ore viene scandagliato relativamente alla velocità di intervento, alla attivazione di tutte le centraline e anche alla modalità di presentazione dei dati. Stupisce ad esempio che per il biossido di azoto, ad esempio, si parli di media sulla settimana (8-14 marzo) o sui tre giorni (11-14 marzo). E, nonostante sia annacquato dalla media aritmetica, il dato è comunque superiore al consueto, per quanto inferiore al limite massimo consentito. Ma parliamo di media. Nessuno può escludere che siano schizzati alle stelle fra la serata di domenica e la giornata di lunedì.

M5S: «Arpa, troppo potere, pochi controlli»

Punta il dito contro Arpa in particolare il Movimento Cinque Stelle che parla esplicitamente di «carenze di Arpa Umbria, relative a inesistenti reperibilità sia del mezzo mobile che del laboratorio, in una cornice di estesa criticità territoriale, con le comunità locali che hanno notoriamente perso da anni strutture dipartimentali, autonomie operative e gestionali». I pentastellati ne hanno per la Regione, «per aver avallato ogni atto dell’attuale direzione» e per non aver controllato a sufficienza la gestione dei rifiuti da parte dei privati. Infine, viene citata la sospensione dei rapporti con Arpa dei vari sindacati.

Le indagini: sotto osservazione le telecamere

Proseguono intanto le indagini, condotte sulla base di una ipotesi dolosa, avanzata dal procuratore capo Luigi De Ficchy e dal sostituto Laura Reale (che coordinano le investigazioni dei carabinieri del Noe e dei colleghi del reparto operativo e della stazione di Ponte San Giovanni). Sotto osservazione le immagini delle telecamere a circuito chiuso, che sono state affidate – lo rivela Il Messaggero di sabato – ad un pool di esperti informatici.

Osservatorio Borgogiglione: «Sindaci non facciano gli struzzi»

Intanto dall’Osservatorio Borgogiglione, nel ricordare che «al Tribunale di Perugia sono iniziate le udienze del processo ‘Spazzatura d’oro’, con tra gli imputati anche Gesenu, Tsa e Gest, cioè le società che gestiscono il servizio pubblico dei rifiuti a Perugia e negli altri 23 Comuni dell’ambito territoriale», sottolineano: «L’incendio di domenica scorsa all’impianto Biondi recuperi di Ponte San Giovanni fa capire a tutti che anche il sistema perugino è sotto attacco delle ecomafie nazionali e locali, ogni incertezza nei controlli o ombra nelle procedure e nelle decisioni possono diventare un pericoloso cedimento». L’Osservatorio Borgogiglione chiede quindi assoluta trasparenza e coraggio ai sindaci.

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