Pesca in Umbria e trote: «Occorre un cambio di rotta»

Interrogazione e mozione del consigliere Carissimi (Lega): «Comparto vitale, deve essere valorizzato e sostenuto». Focus sul ripopolamento delle trote nei corpi idrici

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Interrogazione e mozione sul ripopolamento delle trote di ceppo atlantico nei corpi idrici regionali. Il doppio atto sull’argomento è del consigliere regionale – lo ha firmato anche il collega Eugenio Rondini – della Lega Daniele Carissimi: «La pesca è un comparto economico vitale per la nostra regione, che deve essere valorizzato e sostenuto e che viene sempre più limitato da misure che ad oggi ne rendono quasi impossibile la pratica. Questo deve cambiare. Adesso».

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Daniele Carissimi

Gli iscritti ed il problema

Carissimi sottolinea che «la pesca sportiva ha una tradizione radicata e forte in Umbria che negli ultimi anni è stata trascurata. I 16mila iscritti che pagano una tessera annuale hanno diritto di esercitare il loro sport e le loro istanze devono essere considerate e soddisfatte una volta per tutte. È ora di smetterla di preferire sempre di tutelare interessi contrapposti e ricordarsi invece che la pesca rappresenta una passione ed alimenta un settore economico fondamentale per la nostra regione determinando un insostituibile indotto sul turismo e sul commercio, a cui nessuno può rinunciare. L’esercizio della pesca sportiva è puntualmente regolamentato e non rappresenta, né può rappresentare, una minaccia all’equilibrio della fauna ittica e all’integrità degli ecosistemi fluviali così come ultimamente si vorrebbe far credere».

Ripopolamento e divieti

Secondo gli esponenti leghisti in Umbria «sono stati emanati provvedimenti eccessivamente limitativi che danneggiano in maniera non oltremodo sostenibile questo settore fino a rischiare di farlo scomparire. Ci riferiamo in particolare al divieto di effettuare interventi di ripopolamento ittico nei fiumi umbri con
trote diverse da quelle di specie mediterranea pura al 98%. È una misura irragionevole e sproporzionata, destinata a produrre conseguenze a danno di migliaia di cittadini umbri. Vero che spetta al Ministero per la transizione ecologica (Mite) l’autorizzazione, su istanza delle Regioni, dell’immissione in natura di specie e di popolazioni non autoctone per motivate ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, ma la Regione deve fare la sua parte per andare incontro agli appassionati che non possono essere ogni volta subordinati ad atteggiamenti ideologici protesi a perseguire utopici scenari di autoctonia secolari assunti equivocamente a paradigma di protezione dell’ecosistema. Il settore della pesca – conclude – ha bisogno di risposte, di un cambio di rotta e di soluzioni concrete».

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